La proposta l’aveva avanzata durante la sua visita a Terni il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: lo Stato dovrebbe acquisire Ast. Ieri dal palco della Festa dell’Unità il senatore del Pd Gianluca Rossi ha definito “una sciocchezza” quella proposta. Secondo il senatore nelle affermazioni di Di Maio non c’è una visione di politiche industriali. Invece “un Governo autorevole deve mettere insieme il capitalismo ed il sistema bancario”.
Dichiarazioni che hanno acceso la polemica. Questa mattina i primi a replicare a Rossi sono il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Marco Celestino Cecconi, e il capogruppo in Comune del M5S, Thomas De Luca.
CECCONI Scrive Cecconi in un comunicato: “Sin dalla campagna elettorale del giugno scorso, le sciocchezze del senatore Rossi , hanno suonato stonatissime in tutta la loro enormità. Oltre ad attendere ancora quelle querele solo annunciate per quelle commistioni di rapporti che anche noi denunciammo, quanto meno poco chiari, con la gestione di quei 4 milioni di euro che attengono alla cultura ternana (leggasi Caos, anche oggi nell’occhio del ciclone) di parenti stretti, anzi strettissimi del senatore ternano, oggi ne registriamo un’altra e purtroppo di dimensioni ancora maggiori! Quella riferita pubblicamente alla festa dell’unità, presente per altro quel ‘Fassina chi’ di renziana recente memoria. Entrambi infatti , pur se con sfumature diverse , bollano l’intervento dello stato nella vicenda Ast, come una sciocchezza”.
Prosegue il consigliere comunale: “In particolare il Rossi ha definito demagogiche le parole di chi, si aggiunge a noi di Fratelli d’Italia e che vuole più Stato in questa vicenda. Le ha bollate come prive di una visione industriale. Ma a quale visione industriale fa riferimento il senatore? Alla sua e a quella del suo partito, che, è sotto gli occhi di tutti, hanno prodotto il regalo ai tedeschi delle acciaierie negli anni ’90 e via via sino ai giorni nostri il progressivo ridimensionamento delle produzioni passando per lo scippo del magnetico, per arrivare, oggi, con la proposta di oltre 500 licenziamenti? I fatti si commentano da soli. E non servono le parole vuote di chi, come ho già detto, porta tatuata in modo indelebile la responsabilità di quanto sta accadendo!”
Prosegue Cecconi: “Noi di Fratelli d’Italia proponiamo cose semplici, magari impegnative da realizzare ma possibili, anzi possibilissime. Anche alla luce di fatti che molti fanno finta di ignorare, quali ad esempio investimenti di Thyssenkrupp per 90 milioni di euro in stabilimenti in Germania che producono acciai speciali guarda caso della stessa entità di quanto i tedeschi vorrebbero tagliare a Terni e in Italia! E se due più due fa da sempre quattro, non ci vuole ne Rossi ne Fassina per dirci alcunché! Lo stato può, attraverso il Governo se ne fosse capace:
1) in Europa esigere il rispetto di documenti firmati dai mangia patate, al momento del riacquisto che tra l’altro impongono il mantenimento del sito di Terni cosi com’è.
2) decretare d’urgenza per imporre una sorta di ‘commissariamento’ che accompagni gli attuali proprietari alla vendita dell’intero sito
3) riconosca alla produzione dell’acciaio inox la dimensione strategica che merita per tutta la nazione e per questo applichi una disciplina legislativa tale da garantirne la salvaguardia”.
Conclude il consigliere: “Che ne pensa senatore Rossi? Corrisponde alla visone industriale del Pd e alla sua o sarebbe di troppo disturbo lavorare e impegnarsi perché l’intero Paese, mentre svende anche la Ansaldo-Breda altro gioiello di Finmeccanica azzoppata anch’essa dalle vostre politiche industriali , abbia un sussulto di dignità?!”.
DE LUCA Dura anche la replica di Thomas De Luca che in un post su Facebook scrive: “Il commento di Gianluca Rossi e Fassina, sulla proposta di Luigi Di Maio bollandola come sciocchezza, certifica definitivamente che il Partito Democratico non è più un partito di sinistra. Lo Stato non può e non deve mai intervenire, a prescindere da ogni contesto perché lo Stato non può accollarsi le aziende in crisi, peccato che Fassina ignori che l’acciaieria non è un’azienda decotta, non è un’azienda sull’orlo del fallimento. È un’azienda che deve essere salvata perché è un’azienda viva. Ciò che rende tutto più tragico è che Gianluca Rossi invece lo sà benissimo. Le sue sono posizioni dogmaticamente neoliberiste, ergo il Pd è assolutamente un partito a difesa dei lavoratori ma a difesa delle multinazionali”.
Prosegue De Luca: “La proposta del M5S è chiara come la luce del giorno. Se la Thyssenkrupp intende investire e rilanciare il sito di Terni il ruolo dello Stato deve essere quello di rimuovere gli ostacoli che impediscono la competitività del nostro territorio. Se i tedeschi intendono con una precisa volontà politica avanzare tagli strutturali che mettono a repentaglio la vita dell’Ast per poi vendere un sito ridimensionato ad officina, lo Stato italiano ha il dovere di intervenire per tutelare un sito di interesse strategico. Davvero patetico è vedere che un senatore ternano porta la voce di Marchionne piuttosto che la voce dei suoi lavoratori”.
DI MAIO Intanto l’estensore della proposta al centro del dibattito, il vicepresidente della Camera Di Maio, ha scritto una lettera a tutti i deputati e senatori in cui tra l’altro viene ribadita la possibilità di un intervento diretto dello Stato: “Se la ThyssenKrupp vuole andarsene, l’Italia deve rilevare quello stabilimento attraverso il Fondo Strategico Italiano, avviare collaborazioni con le Università umbre per sviluppare materiali di ulteriore qualità – così da sfruttare i 300 milioni di euro del progetto europeo “Horizon 2020″ – e avviare iniziative perché i prodotti in acciaio italiani si facciano con acciaio italiano”.
Nella lettera si legge anche: “Una nuova idea di Italia passa da occasioni come questa. E parlo volutamente di ‘occasione’: la questione Ast è secondo me, prima che un problema da risolvere, un’opportunità per l’Umbria e per l’Italia. Dobbiamo avere il coraggio di andare oltre i meri interessi finanziari di qualche privato o di qualche altro Stato e avere la volontà di tenerci stretto il lavoro e le attività produttive. Dobbiamo tornare a essere eccellenza produttiva mondiale puntando sulle nostre capacità e competenze, non svendendo le nostre eccellenze. E’ così che si ‘sblocca’ davvero l’Italia”.