Dopo le uova alla diossina e l’insalata al cromo, arriva anche il latte alla diossina. A rivelarlo sono i risultati di esami a campione eseguiti in diverse zone di Terni nel 2012, 2013 e 2014. Dati mai diffusi da enti pubblici e istituzioni ma di cui è entrata in possesso Italia Nostra Terni. Questa mattina l’associazione presieduta da Andrea Liberati, congiuntamente a Giuseppe Rinaldi di Wwf Umbria e Fabio Neri del Comitato No Inceneritori, parla di “scandalo nazionale”.
Difficile trovare altri termini per descrivere il modo in cui gli enti preposti alla tutela della salute dei cittadini stiano gestendo una vicenda così delicata come quella della contaminazione degli alimenti. Le associazioni parlano in effetti di “dioxinleaks” proprio per segnalare come sia necessaria una sorta di fuga di notizie – o quanto meno pressanti richieste – per riuscire ad ottenere documenti, dati e informazioni.
Tra il 2012 e il 2014 l’Ausl 2 ha fatto analizzare 22 campioni di latte ovi-caprino all’Istituto Zooprofilattico di Umbria e Marche: in 7 casi è stata riscontrata una quantità di diossina superiore alla soglia di azione (valori che fanno scattare l’obbligo di ulteriori indagini per verificare la fonte della contaminazione) mentre in altri 4 casi si sono registrati livelli molto vicini a quelli della soglia di azione.
Ora Italia Nostra, Wwf e No Inceneritori, ricordano che già lo scorso marzo avevano chiesto di rendere pubblici i dati su questi esami, anche attraverso una petizione online firmata da circa 15 mila persone. Ora le tre associazioni prendono atto che “siamo dinanzi a una straordinaria contaminazione di tutte le matrici (aria, acqua, terra) che fa di Terni un caso nazionale”.
Il comunicato di Andrea Liberati, Giuseppe Rinaldi e Fabio Neri:
“La dioxinleaks ternana prosegue senza tregua, con nuovi e sconcertanti veleni nel latte ovicaprino: Villa Valle non tradisce le attese e, dopo le uova alla diossina, è di nuovo in pole position, con la più alta concentrazione di inquinanti tra tutti i prelievi effettuati a opera di ASL, mentre Macelletto di Ferentillo arriva seconda ed è l’outsider del momento.
La telemetria dà Monte Argento terza, ma Strada Romita insegue a un’incollatura.
Terni Nord, con il blocco Santa Maria La Rocca, Borgo Rivo e Piedimonte, non sta certo a guardare, con un lusinghiero e compatto quinto, sesto e settimo posto in questa speciale quanto nauseabonda classifica.
Risultato onorevole anche per l’altro concorrente in gara da Strada Romita, piazzato ottavo, ma insidiato dagli ultimi tre, collocati peraltro nelle zone più diverse della città: rispettivamente Loc. Rancio (Marmore), Strada del Mulino e Maratta Bassa.
Quando già in marzo, con una petizione firmata da oltre 15.000 persone, chiedemmo insistentemente i dati ufficiali sul superamento del c.d. limite di azione delle diossine nel latte ovicaprino, dalla Regione Umbria fu opposto un assordante silenzio. Un muro di reticenze protratto per ben sette mesi! Anzi: un muro che dura tuttora, pur destinato a frantumarsi. Chiedemmo di chiarire i rischi per i bambini, considerando che, secondo la letteratura medica, il tenore di inquinanti ammissibile per i nostri piccoli è molto basso.
Denunciammo allora anche l’alto tasso di diossine nelle uova, salvo leggere poi, basiti, il testo predisposto da ASL proprio per gli allevatori: l’ente li ammoniva a non bruciare buste o sterpaglie accanto alle galline. Ma ora? Cosa dirà adesso ASL ai proprietari di pecore e capre il cui latte risulta contaminato? Ancora colpa di improbabili buste bruciate o forse la causa risiede più ragionevolmente altrove? E dove sono finiti Regione, Provincia e Comune di Terni, presidenti, sindaci, assessori, colpiti da un dilagante mutismo?
Siamo dinanzi a una straordinaria contaminazione di tutte le matrici –aria, acqua, terra- che fa di Terni un caso nazionale, con un allarmante passaggio degli inquinanti nella catena alimentare. Niente di sorprendente in verità, ma finalmente possediamo dati incontrovertibili in merito. Dati che ci proiettano dentro uno dei più grossi scandali della storia di Terni e dell’Umbria. Uno scandalo impregnato di omertà e di un’informazione pubblica al più intempestiva e dilettantesca. E qualcuno, in tali condizioni ambientali, vorrebbe piazzare a Terni persino un nuovo inceneritore di rifiuti?!?
Ricordiamo che la normativa europea, vigente in Italia, a seguito del superamento del limite di azione –oltrepassato su c.a il 50% dei campioni di uova e latte di Terni- impone la ricerca della causa di contaminazione ai fini del suo contenimento o eliminazione. Ecco: cos’è stato fatto finora? Quali concrete iniziative hanno assunto le autorità per la salute dei ternani?”.