Nei giorni scorsi è stato più volte contestato dai lavoratori dell’Ast, fischiato e insultato. Critiche talmente dure da averlo indotto a non salire sul palco della grande manifestazione di venerdì scorso. Oggi il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, ha deciso di rispondere a quella pioggia di critiche. In una nota spiega di capire i fischi ma ritiene di aver fatto il massimo per le acciaierie di Terni, di averci messo il cuore. Per dimostrarlo ricorda l’episodio della manganellata e la presenza a tutte le manifestazioni.
La vera notizia non riguarda però l’autodifesa ma il fatto che Di Girolamo, per la prima volta, entra nel merito della questione: parla degli strumenti da mettere in campo per affrontare la vertenza. Purtroppo liquida in modo superficiale, quasi brutale, le principali proposte sostenute da diverse associazioni, forze politiche, sindacati e lavoratori ma almeno avanza una possibile soluzione. Certo, non è un’idea originale visto che i sindacati l’avevano già invocata diverse settimane fa, ma è almeno una base di partenza per una discussione che fino ad oggi, da parte delle istituzioni locali, è clamorosamente mancata. Il sindaco propone i contratti di solidarietà.
Viene inevitabilmente da chiedersi come mai ci abbia messo dei mesi per avanzare questa proposta, visto che la Cgil l’aveva ventilata già da tempo. E viene soprattutto da chiedersi se questo strumento sia stato proposto al Governo nei numerosi incontri che il primo cittadino ha avuto con ministri e sottosegretari. Nella sua nota, riferendosi ai contratti di solidarietà, Di Girolamo scrive: “E’ quello che abbiamo provato a raggiungere in questi mesi di difficilissima trattativa. Riuscendoci solo in parte”. Difficile comprendere quale sia questa “parte”. E ancora più difficile comprendere i motivi per cui il sindaco non ne abbia mai fatto cenno prima.
Fino ad oggi l’atteggiamento del sindaco – e della presidente della Regione Umbria – ha lasciato perplessi, ha deluso, ha fatto arrabbiare. Oggi nella nota è possibile percepire un timido segnale di cambiamento. Sembra però ancora troppo poco. E’ anzi facile pronosticare che se il primo cittadino voglia davvero raggiungere quell'”unità” di cui parla nella nota, dovrà fare ben altri passi avanti, dovrà dialogare con tutti, a cominciare dai lavoratori. Dovrà accantonare gli slogan ripetuti per mesi ed entrare nel merito delle questioni. Dovrà dismettere l’arroganza nei confronti di chi ha altre proposte. Dovrà argomentare le sue posizioni, spiegare dettagliatamente per quali motivi ritiene “impraticabile” la rinazionalizzazione e “autolesionistico” il commissariamento per disastro ambientale. Dovrà spiegare perché vede nei contratti di solidarietà una valida soluzione.
LA NOTA DEL SINDACO L’intervento integrale del sindaco Leopoldo Di Girolamo:
“La manifestazione sindacale di venerdì segna un punto molto importante nella storia della nostra città e contiene messaggi che tutti dobbiamo essere in grado di cogliere.
Indipendentemente dal numero esatto dei partecipanti, 15.000 o 30.000, è stata sicuramente la più grande manifestazione che la città ricordi. Più di quella del 2004 in difesa del Magnetico, più di qualsiasi altra manifestazione politica o istituzionale. Quando la testa del corteo è entrata in una piazza della Repubblica già affollata, la coda doveva ancora partire da viale Brin. E lungo il percorso che il corteo ha attraversato c’erano centinaia, migliaia di cittadini a salutare, incoraggiare e solidarizzare con i partecipanti. C’era tutta Terni. Non sono stati solo i commercianti del centro a rimanere chiusi, ma anche quelli delle periferie: da Borgo Bovio a Borgo Rivo, da Cospea a Cesure, fino a quelli di Narni. E c’erano gli studenti, i lavoratori delle cooperative, quelli della scuola, della sanità, degli Enti Locali. Ed i lavoratori delle altre imprese, da quelle in difficoltà quali la SGL Carbon, della Merloni, a quelle che ancora riescono a tenersi sul mercato. E gli artigiani, gli ordini professionali, i titolari di piccole imprese. Ed i pensionati. Quelli che hanno speso una vita dentro la fabbrica, che è stata non solo fonte del reddito indispensabile a realizzare alcuni progetti di vita, ma luogo fondamentale di formazione, di relazione, di identità. Questo stringersi assoluto, totale, della città intorno alla sua fabbrica simbolo testimonia, se ancora ce ne bisogno, il legame profondo ed indispensabile della “Terni” con la città.
Perché la storia della “Terni” è in gran parte la storia della città, ancora oggi. Qualcuno in questi anni ha messo in discussione questo legame, ha postulato il fatto che la città potesse fare a meno della sua fabbrica, che fosse ora di superare la produzione manifatturiera pesante, a causa delle servitù sociali ed ambientali che provoca, per passare ad altre tipologie di produzione di ricchezze: piccola impresa artigiana, servizi, turismo. Quanto accaduto in questi due anni, e soprattutto quanto visto venerdì, ci conferma invece che tutte queste attività dobbiamo certamente farle crescere ma non allo scopo di sostituire la produzione di acciai speciali, ma di integrarla, fornendo ai nostri giovani alternative di lavoro. A Terni ed all’Acciaieria si è stretta tutta l’Umbria. Tutti i 93 comuni umbri hanno aderito alla manifestazione e moltissimi di loro, oltre sessanta, erano presenti con i sindaci ed i gonfaloni, così come la Regione ed i parlamentari. Perché AST non è fondamentale solo per Terni, ma per tutta la Regione, costituendone un fattore indispensabile di produttore di ricchezza, di lavoro, di tecnologie”.
“Era legittima la preoccupazione – prosegue il sindaco – che il clima di forte tensione che si respirava in città potesse portare ad episodi che mettessero a rischio l’ordinato svolgersi della manifestazione. Ed invece, diversamente da quanto accaduto a Torino, tutto è avvenuto senza alcun incidente. E’ stata un’ulteriore prova di maturità e democrazia dei lavoratori e dei cittadini ternani.
Durante il comizio gli interventi dei leader nazionali dei sindacati hanno subìto la contestazione di una parte dei partecipanti. Un fenomeno che si è verificato in forma anche più clamorosa nei giorni precedenti nei confronti degli amministratori comunali, in primo luogo il sottoscritto.
Sono contestazioni che provocano amarezza in chi, in questi due anni e mezzo, ritiene di aver fatto di tutto per cercare di dare una soluzione positiva ad una vicenda così complessa e straordinaria quale quella che sta vivendo AST. Di aver speso tutto quello che il suo ruolo gli ha consentito di fare. Al di là di quanto, con tutto il cuore, vorremmo fare.
L’ho fatto assicurando presenza e partecipazione a tutte le iniziative assunte dalle rappresentanze dei lavoratori a difesa della integrità e del futuro del sito aziendale: scioperi e manifestazioni, da quella del 4 giugno con la famosa “manganellata”, al blocco della autostrada ad Orte. Come Amministrazione Comunale lo abbiamo fatto assumendo iniziative autonome. Dai consigli comunali tematici nei quali abbiamo chiamato a riferire anche il Governo, alla trasferta a Strasburgo per incontrare il vice Presidente J. Almunia ed i gruppi parlamentari europei. Lo abbiamo fatto portando a Terni, affinché potessero rendersi conto di persona della unicità di questa azienda, importanti esponenti dello Stato e del Governo: dal Presidente del Senato Grasso al ministro dello Sviluppo Economico Zanonato. Lo abbiamo fatto esercitando una azione diplomatica nei confronti di possibili acquirenti. Lo abbiamo fatto nella continua e comune presenza attiva, giorno e notte, al tavolo della Trattativa alla Presidenza del Consiglio o al MISE, cercando di lavorare ad una intesa che salvaguardasse la fabbrica ed i lavoratori. Ma quei fischi e quelle urla ci dicono, al di là delle nostre valutazioni, che una parte di cittadini e lavoratori non ritiene sufficiente questo sforzo e questo impegno. Dobbiamo ascoltarli. Provando, tutti insieme, a fare di più. Ma senza andare verso strade impraticabili quali quella della rinazionalizzazione o autolesionistiche quali quella del commissariamento per un supposto ‘disastro ambientale’. Ma in primo luogo incalzando il Governo italiano ad assumere con più forza la difesa dell’interesse nazionale che AST rappresenta. Attraverso un impegno diretto più incisivo per quello che riguarda i costi energetici e la infrastrutturazione materiale, ma soprattutto aumentando la pressione verso la controparte per garantire un piano industriale che sia più rassicurante in merito al mantenimento pieno della capacità produttiva a caldo ed un incremento adeguato in quella a freddo, e tutelando l’occupazione attraverso l’adozione dello strumento dei contratti di solidarietà. Uno strumento che allo stesso tempo garantisce importanti risparmi sul costo del lavoro all’azienda ma salvaguarda il posto di lavoro. Ed in secondo luogo attraverso un impegno ancora più rilevante delle amministrazioni pubbliche su ricerca, formazione ed infrastrutture.
E’ quello che abbiamo provato a raggiungere in questi mesi di difficilissima trattativa. Riuscendoci solo in parte. Ora il confronto riprende e ci arriviamo forti della spinta che la grande manifestazione di venerdì ci dà. Ma consapevoli anche che possiamo raggiungere un risultato positivo solo se il nostro fronte continua a lavorare unito. Dividerci e rimpallarci responsabilità non fa altro che il gioco della controparte. Vanno recuperate pienamente quindi quelle crepe che si sono evidenziate in questi ultimi giorni. Attraverso un confronto schietto e costruttivo. Lo dobbiamo ai lavoratori dell’AST, ai lavoratori dell’indotto, ma più complessivamente alla città”.