Ha avuto origine a Terni la storica sentenza della Corte di giustizia europea che oggi ha condannato lo Stato italiano per l’abuso dei contratti a termine nel settore della scuola, e che ora rischia di creare seri problemi alle casse del ministero dell’Istruzione. Potrebbe infatti comportare la stabilizzazione di 250 mila precari e risarcimenti per due miliardi di euro, oltre al riconoscimento di scatti di anzianità maturati tra il 2002 e il 2012.
Ad avviare per primo in Italia il contenzioso con il ministero dell’Istruzione è stato il sindacato nazionale scuola Agorà con sede a Terni: sindacato che aveva chiesto il riconoscimento del diritto di ottenere l’assunzione a tempo indeterminato per i docenti e il personale Ata con oltre 36 mesi di servizio prestato con contratti a tempo determinato.
In particolare la questione trova la sua origine nelle cause presentate da un gruppo di docenti e personale Ata precario, iscritto al ad Agorà che, con il patrocinio degli Avv.ti Cristiana Zanella e Antonio De Angelis, avevano adito le vie giudiziarie sostenendo l’illegittimità dei contratti a termine stipulati in successione e quindi avevano richiesto al giudice del lavoro l’assunzione in ruolo o, in subordine, il risarcimento dei danni. La prima sentenza fu dell’anno 2007 e fu emessa dal Tribunale di Orvieto.
Oggi i giudici di Lussemburgo hannoposto fine alla lunga battaglia legale che negli anni successivi il sindacato Agorà e i legali hanno portato avanti in vari sedi di tribunale a livello nazionale, in varie Corti di appello e in sede di Cassazione, ottenendo ragione: la Corte di giustizia europea ha stabilito infine che la normativa italiana non prevede alcuna misura che possa prevenire il ricorso abusivo ad una successione di contratti di lavoro a tempo determinato. Sebbene il settore dell’insegnamento testimoni un’esigenza particolare di flessibilità, lo Stato italiano non può esimersi dall’osservanza dell’obbligo di prevedere una misura adeguata atta a sanzionare debitamente il ricorso abusivo a una successione di contratti di lavoro a tempo determinato.
Inoltre la legge italiana “non prevede criteri obiettivi e trasparenti al fine di verificare se il rinnovo risponda ad un’esigenza reale, sia idoneo a conseguire l’obiettivo perseguito e sia necessario a tal fine”, rileva la sentenza. E “non contempla neanche altre misure dirette a prevenire e a sanzionare il ricorso abusivo a tali contratti”.
Piena soddisfazione per il sindacato Agorà. E di “vittoria storica” parlano anche i legali che hanno curato tale tipo di ricorsi, gli avvocati Cristiana Zanella e Antonio De Angelis: “Sono passati oltre sette anni dalla sentenza del Tribunale di Orvieto che, prima in Italia, dava ragione ai precari della scuola. Dopo anni di contenzioso, adesso la corte di Cassazione non potrà che adeguarsi alla decisione della Corte di giustizia europea e riconoscere il diritto alla stabilizzazione e risarcimenti per circa due miliardi di euro per oltre 250 mila precari della scuola”.