Terni, M5S, No Inc e Uil contro la privatizzazione di Asm: ”Ecco perché no”

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Asm TerniInizia a montare l’opposizione alla privatizzazione di Asm Terni. A dire “no” ci sono il Movimento 5 Stelle, il Comitato No Inceneritori e il sindacato Uil Trasporti Umbria. Ciascuno avanza diverse e sostanziose motivazioni per opporsi al processo che sta avviando palazzo Spada.

M5S Il Movimento 5 Stelle di Terni contesta non solo la privatizzazione di Asm ma anche quella dell’Afm, le farmacie comunali. In una nota i pentastellati scrivono: “Con un colpo di mano nel giro di una settimana, la Giunta comunale, intende aprire una breccia verso la privatizzazione dei servizi pubblici portando in Consiglio entro lunedì il ‘Piano di razionalizzazione delle partecipate’. Solo tre giorni di discussione. Non permetteremo che le nostre aziende facciano la stessa fine di Umbria Mobilità. Asm che vanta bilanci in utile e crediti per decine di milioni di euro da una molteplicità di soggetti come Ast, Umbria Energy e lo stesso Comune di Terni. Comune che sembrerebbe trattenere ancora inspiegabilmente 12 milioni di euro di tariffa sui rifiuti che spettano ad Asm”.

Prosegue il M5S: “Le multiutility governeranno il paese per i prossimi 20 anni. Acea, Era, Iren, il disegno della riforma delle macroregioni nasce direttamente su misura di quest’ultime comportando una totale spartizione dei territori in vere e proprie signorie dei servizi pubblici ora privati. L’opera di privatizzazione di importanti assetti del nostro territorio non deve essere permessa. Svendere il nostro patrimonio per quattro cipolle o con inquietanti e spettrali contropartite, magari a carico della salute dei cittadini è quanto di più deprecabile possiamo aspettarci. In questa vicenda non è possibile non evidenziare come il quadro normativo che disegna questa razionalizzazione è precedente alle vicende di Mafia Capitale e alle azioni intraprese dalle amministrazioni al fine di dare massima trasparenza ad ogni operazione. Ecco perché il M5S si opporrà con tutte le azioni possibili a questo colpo di mano”.

NO INC Il comitato No Inceneritori Terni scrive in una nota: “Ne ha parlato il quotidiano La Repubblica il 2 febbraio scorso con queste parole: “È il 2015 l’anno della svolta per Acea. Nell’arco di pochi mesi la multiutility per l’acqua e l’elettricità controllata al 51% da Roma Capitale cambierà completamente pelle. Mutando non solo l’assetto societario — con il Campidoglio pronto a scendere al 30% del capitale e a far entrare nella compagine azionaria una manciata di comuni fra Umbria e Toscana, tra cui Firenze e Siena, (…) oltre al fatto che tutte le amministrazioni interessate sono targate centrosinistra, le quote cedute dal Campidoglio resterebbero comunque pubbliche. Verrebbero infatti rilevate dagli altri comuni, che entrerebbero così nel capitale della holding romana in cambio delle azioni nelle varie società locali. Sarebbe cioè uno scambio carta contro carta”. Fa caso come non venga di fatto nominato Caltagirone, il cui potere in Acea va ben oltre il suo 16%, come testimonia la storia recente delle nomine ai vertici dell’azienda, e che quindi avrà un ruolo centrale in questo processo”.

Prosegue No Inc: “Ovviamente tutto questo dovrebbe seguire una previa quotazione in borsa della nostra ASM. Vari decreti legge degli ultimi anni spingono verso la definitiva privatizzazione delle municipalizzate, ma questo non prevede che ai comuni sia davvero sottratta la libertà di scelta tra pubblicizzazione e privatizzazione, che nel nostro caso vedrebbe passare alla partecipazione dei privati anche l’intera rete elettrica. Una gallina dalle uova d’oro, povera ASM! La stessa smart grid, tanto pubblicizzata dal Presidente Ottone, è possibile e ha senso proprio nella misura in cui ad oggi è l’azienda pubblica a controllare e gestire la sua rete e in futuro ad efficientarla con evidenti vantaggi, e non certo per preparare e infiocchettare l’azienda per il mercato finanziario”.

Continua la nota: “Perché vendere? Non è necessario e non sono vietati gli appalti alle società in house, che anzi hanno ricevuto una serie di sentenze “di sostegno” sulle possibilità di aggiudicazione di appalti per servizi sia dalla giurisprudenza Italiana sia Comunitaria. Perché non passare a questo modello? L’opposizione alla privatizzazione di ASM è per noi motivata semplicemente dalla necessaria sottrazione dei beni e servizi comuni dal meccanismo del mercato, cioè dalla valorizzazione economica e finanziaria di beni essenziali che al contrario vanno gestiti dal pubblico e garantiti in modo accessibile a tutti i cittadini. Rifiuti compresi, si intende. Nel momento in cui i beni e servizi comuni finiscono di essere regolati dal semplice rapporto duale fornitura/bolletta, ma subentra l’elemento finanziario, che come sappiamo determina solo la possibilità di produrre denaro dal denaro stesso separando i profitti dalla produzione materiale, ecco che inevitabilmente avremmo dato la stura ad un imperdonabile errore”.

“Inoltre – aggiunge il Comitato No Inc – vale la pena quantomeno abbozzare un ragionamento che aiuta a comprendere cosa accade e in quale contesto: fondi di investimento, banche di intermediazione finanziaria e ‘pensatoi’, vedi Equita, Intermonte, fondo Equiter di Intesa SanPaolo, tutte attive nel settore finanziario, spingono proprio verso un futuro modello di governo del territorio in cui l’accorpamento delle diversi regione o di singole aree chiamato comunemente ‘macroregioni’ andrebbe secondo loro realizzato utilizzando come struttura di interconnessione proprio quella dalla presenza interregionale delle grandi multiutulity, come Acea, Hera, A2A, che negli anni hanno ricoperto territori ben oltre il loro di origine. Appunto come Acea, da Roma in tutto il Lazio fino in Toscana e Umbria (oltre alla Colombia da cui è uscita solo qualche anno fa!). Cioè, le nuove regioni e la loro integrazione non rifletterà compatibilità territoriali, affinità culturali, comuni vocazioni produttive, interconnessioni energetiche o infrastrutturali, ma semplicemente le proiezioni strategiche di grandi soggetti del settore dei servizi e beni pubblici: acqua, distribuzione elettrica e gas, rifiuti”.

UIL Uil Umbria scrive in una nota: “La partita delle ‘privatizzazioni’ dei servizi pubblici locali, quindi delle proprie aziende, tra cui Asm Terni Spa (distribuzione energia elettrica e acqua, cura illuminazione pubblica e igiene ambientale), che sta intraprendendo il Comune di Terni rischia di diventare una vera e propria giungla a vantaggio di chi cerca solo di speculare in termini economici, noncurante degli interessi dei cittadini e dei lavoratori, sui quali rischiano di ricadere aumenti di tariffe di lavoro, se non addirittura perdita di occupazione”.Il sindacato è sostiene la necessità di porre “regole di mercato certe, oggi assenti, a tutela della qualità dei servizi, del contenimento delle tariffe. Proprio per questo, affinché si verifichino determinate condizioni, il ruolo del ‘pubblico’ è fondamentale, a differenza del privato che, se pur legittimamente, pone come priorità il guadagno a tutti i costi”.

Spiega ancora Uil: “Le nostra perplessità sono fondate. Senza andare troppo lontano guardiamo alle tariffe imposte per lo smaltimento alla discarica di Le Crete a Orvieto da Acea, società proprietaria. Il privato in Asm Terni Spa comporterà, allo stesso modo, la lievitazione dei costi dei servizi a carico dei cittadini ternani. Giungere a fare certe scelte per far cassa cedendo parte di patrimonio pubblico che funziona e dà risultati, probabilmente significa che non si è in grado di governare una città. Ma soprattutto, parlando qui di servizi importanti e primari all’utenza, rende chiaro quanto è forte il disinteresse di questa Giunta verso i propri cittadini”.

Infine la richiesta di un confronto: “Serve un tavolo con urgenza con l’amministrazione comunale ternana per affrontare questo tema molto delicato. In caso di rifiuto la Uiltrasporti, le lavoratrici e i lavoratori interessati, loro malgrado, saranno costretti a far valere le proprie ragioni con tutti i mezzi legittimi a disposizione, contro qualsivoglia tentativo di abuso che potrebbe essere perpetrato al solo scopo speculativo”.

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