Terni, omicidio Livi, marito condannato a 18 anni di reclusione

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tribunale-di-TerniIl sessantasettenne Franco Sorgenti è stato condannato a 18 anni di reclusione dal gup di Terni Massimo Zanetti al termine del processo con il rito abbreviato per l’uccisione con 11 coltellate della moglie Laura Livi. Il delitto è avvenuto il 29 ottobre scorso. Il giudice ha accolto la richiesta del pm Camilla Coraggio. Ha anche deciso che sarà quantificato in sede civile il risarcimento alle due figlie piccole della coppia, al fratello e ai genitori della 36enne, stabilendo una provvisionale di 100 mila euro per le due bambine e di 30 mila per gli altri familiari. Alle due associazioni “Terni donne” e “Libera…mente donna” – che oggi erano in presidio davanti al tribunale – e al Comune di Terni, costituiti parte civile, è stato invece riconosciuto un risarcimento di cinque mila euro ciascuno. Sorgenti, detenuto, ha assistito in aula alla lettura della sentenza. Respinta dal gup a richiesta di applicazione dei domiciliari presentata dai suoi difensori, gli avvocati Enrico De Luca e Manlio Morcella.

L’avvocato Manlio Morcella, difensore di Franco Sorgenti, ha commentato: “Nella sostanza siamo moderatamente soddisfatti, ma riteniamo che nei prossimi gradi del processo la situazione migliorerà certamente. Il legale ha parlato di “spazio ampio per l’appello”. “Ci saremmo sicuramente aspettati il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e di quella della provocazione – ha continuato l’altro difensore, l’avvocato Enrico De Luca -, del resto nel corso del processo sono emersi elementi in questo senso”. Secondo i due legali, inoltre, per quanto riguarda la misura cautelare “con la nuova normativa non c’è l’attualità della pericolosità” e quindi Sorgenti “dovrebbe essere meritevole degli arresti domiciliari”, respinti invece dal giudice.

Parlano invece di sentenza “equa e soddisfacente” il legale dei familiari della vittima, Roberto Spoldi, e quelli delle due associazioni in difesa delle donne, Suzana Korriku e Raquel Grifoni. Secondo queste ultime il 67enne “non ha mostrato alcun pentimento e il suo atteggiamento è stato improntato solo al raggiungimento di vantaggi processuali”.

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