Terni, Comune verso il predissesto finanziario, Melasecche: “Di Girolamo alle corde”

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palazzo spadaProfondo rosso nei conti del Comune di Terni. Tanto da essere in procinto di dichiarare lo stato di predissesto finanziario. Secondo indiscrezioni, la decisione della Giunta potrebbe essere ufficializzata nei prossimi giorni. Si parla di un buco di 15 milioni di euro cui Palazzo Spada non può far fronte ma che, con il predissesto finanziario, potrebbe “rateizzare”.

Sull’ipotesi arriva il durissimo commento del consigliere comunale di opposizione Enrico Melasecche che ritiene si tratti soltanto di un escamotage per evitare il vero e proprio dissesto finanziario che porterebbe al commissariamento.

Il comunicato di Enrico Melasecche:

“Che l’eredità dei dieci anni di Raffaelli fosse pesantissima lo abbiamo scritto in ogni occasione. Da opposizione puntuale e rigorosa. Dalle operazioni di indebitamento con i BOC, tanto al quintale, con pacchi di nuovi mutui fatti con leggerezza, anche per finanziare la spesa corrente, alle operazioni di finanza derivata che oggi vedono la transazione con la BNL, condotta di soppiatto per evitare che i ternani capissero di cosa sono stati capaci questi campioni.

Chi non ricorda le magniloquenti dichiarazioni dell’ex sindaco sul fatto che eravamo la stazione appaltante (indebitante!) più importante dell’Umbria? Chi non ricorda le concioni di un ex presidente del consiglio comunale PRI-PD che arringava l’ignoranza economico-finanziaria di molti sollecitando l’indebitamento massimo possibile in una sorta di “manovra keynesiana de noantri”? Chi non ricorda le mie proposte inascoltate, fra cui la c.d. “soluzione Arezzo”, per bloccare il dissanguamento delle perdite sulle farmacie comunali, senza venderle, anzi riportandole alla redditività e valorizzandole patrimonialmente e finanziariamente quando oggi si va alla svendita della proprietà? Chi non ricorda la battaglia sui chilometri mai percorsi dai pulmini di una certa coop, dopo una “gara avvenuta con intenti fraudolenti” che ha causato milioni di danni al Comune?

Alla fine tutto si paga perché le regole economiche non fanno sconti. Le casse del Comune di Terni, dopo diciassette lunghissimi anni di politica degli sperperi, gli amici di questi amici non sono mai sazi, senza un apporto serio di utili dalle partecipate (anche quelli di Terni Reti sono stati falcidiati da un’altra operazione di finanza derivata) è matematicamente al dissesto. Piacenti ha inanellato ben due rinegoziazioni della quasi totalità del debito pubblico, a tassi tripli rispetto a quelli praticati dalle banche sul libero mercato, pur di avere una mancia di 700.000 euro bruciati immediatamente e rinviare a chi verrà il carico delle rate. Tanto non è stato sufficiente vista l’emersione di 55,5 milioni di disavanzo nel 2015.

Altro indice di fortissima illiquidità sono le anticipazioni di cassa, tuttora in corso per decine di milioni, operazioni che i Revisori dei Conti, scaduti da mesi, hanno fortemente sconsigliato. Ma quando sei alla canna del gas l’eleganza passa in secondo piano.

In questi sette anni Di Girolamo ci ha raccontato di tutto, bugie grosse come case su bilanci chiusi in pareggio e, udite, udite, anche in avanzo, quando non eravamo in molti a denunciare alla pubblica opinione il cancro del debito sommerso che, non affrontato con determinazione, cresceva inesorabilmente. Non sono bastati i cinque anni in cui Di Girolamo si è affidato all’uomo della All Foods, il pragmatico Libero Paci, che aveva suggerito di vendere le farmacie ben sette anni fa. Non sono bastati gli altri due in cui il commercialista di Avigliano, prestigiatore di lungo corso, ha fatto di tutto per nascondere lo spettro del dissesto nel cilindro di Di Girolamo. I ternani sono stati traditi dalla mediocrità  di una classe politica che la sta portando al predissesto, una sorta di concordato preventivo, anticamera del fallimento.

Non solo. Se la svendita delle farmacie (sbandierata come valorizzazione!) non dovesse riuscire o comunque non dovesse racimolare quanto necessario a coprire anche gli ulteriori buchi che stanno arrivando come tegole dalla liquidazione di USI, ATC Parcheggi, ATC Servizi, Consorzio Aree Industriali, ISRIM, ecc, la sorte di Di Girolamo è segnata: commissariamento e nuove elezioni, perché la dichiarazione di predissesto, è una sorta di patteggiamento in cui ammetti il delitto ma dichiari di pentirtene per cui lo Stato ti consente di rinviare gran parte degli ulteriori debiti al futuro seguendo un percorso di rieducazione. Una trovata un po’ all’italiana senza una vera sanzione per i responsabili se non il giudizio dei cittadini. Un percorso che però, come tutti i concordati, potrebbe concludersi con una dichiarazione di “bancarotta fraudolenta”.

In III Commissione, fin da domani, i due atti di indirizzo presentati dal sottoscritto, finanza derivata ed emersione del debito reale della città, saranno altrettanti appuntamenti di verità. “A li cunti facemo li pianti” titola una nota commedia in vernacolo. Mai pièce teatrale è stata così veritiera e non siamo in vena di sconti”.

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