Stavolta il clan degli “zingari” non c’entra niente. C’è la Camorra dietro il nuovo scandalo del calcioscommesse – o forse è meglio dire, un nuovo filone del vecchio – che oggi ha portato all’arresto da parte dei Carabinieri di Napoli di 10 persone (7 in carcere e 3 ai domiciliari) del gruppo di camorra “Vanella Grassi” di Secondigliano. Per tutti, custodia cautelare al termine di una inchiesta della Dda di Napoli sull’attività del clan su scommesse e partite di serie B. Durante le indagini è stata intercettata una telefonata nella quale si dice: “Dobbiamo mangiare tre polpette, abbiamo la pancia piena”. Identificati i componenti della rete di affiliati vicina al baby boss Umberto Accurso, in carcere dallo scorso maggio.
L’inchiesta riguarda alcune partite di serie B della stagione 2013-2014, il cui risultato è stato alterato dal clan. In questo filone dell’indagine sarebbero coinvolte diverse persone, una delle quali sarebbe nientemeno che Armando Izzo, oggi in serie A al Genoa ma allora all’Avellino. Ma soprattutto, nel giro azzurro: era infatti uno dei 28 giocatori preselezionati da Antonio Conte dai quali uscirà una parte della rosa per gli Europei di Giugno (non è stato poi inserito nei 30 della seconda fase). Izzo è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, ma sono coinvolti anche il centrocampista dell’Acireale, Francesco Millesi, già in forza all’Avellino e l’ex calciatore Luca Pini.
Sono due le partite per le quali la Dia di Napoli ipotizza il reato di frode sportiva: Modena-Avellino (1-0) del 17 marzo 2014 e Avellino-Reggina (3-0)del 25 maggio dello stesso anno. Secondo quanto si apprende dalle indagini, la “Vanella Grassi” si sarebbe avvicinata all’Avellino grazie al fatto che nella squadra irpina militava Izzo, che è nipote del fondatore del gruppo camorristico “Attraverso questo contatto- dicono gli inquirenti- Antonio Accurso e i suoi soldati all’epoca hanno attratto nella loro orbita criminale altri soggetti a cui hanno messo a disposizione ingenti somme (avrebbero promesso 200.000 euro e consegnato materialmente 30.000 euro a Francesco Millesi ndr) per corrompere giocatori dell’Avellino ed eventualmente altre squadre”, influenzando direttamente le gare contro Modena e Reggina. Prima di queste gare sarebbe fallito il progetto di alterare il risultato di Avellino-Trapani mentre la successiva combine di Padova-Avellino sarebbe saltata solo per l’intervento dei carabinieri, che arrestarono per altri motivi Accurso e il suo clan, mentre festeggiavano gli incassi per la gara con la Reggina.
PISACANE DISSE NO – Non solo. In un colloquio coi Carabinieri proprio l’altro Accurso, Antonio, tira in ballo altri due giocatori dell’Avellino, il portiere Andrea Seculin, oggi al Chievo e l’ex rossoverde Fabio Pisacane. Entrambi dissero no. Secondo quanto raccontato da Accurso Pisacane è il primo a entrare in contatto con il clan Vinella Grassi. A introdurlo, nel marzo-aprile 2014, è Armando Izzo. Il difensore genoano era già stato solleticato da Accurso per truccare le partite in passato, quando era alla Triestina e anche stavolta aveva fatto capire di “non avere abbastanza peso nello spogliatoio per riuscire nell’impresa”. Da qui l’idea di portare uno come Pisacane, che “ha una certa influenza”. Ma l’ex giocatore della Ternana, alla proposta di Accurso rispose “Io queste cose non le faccio”, mentre Izzo accettò.
Va ricordato che Pisacane fu premiato dall’allora presidente della Fifa Blatter proprio come “ambasciatore del calcio” per aver rifiutato 50.000 euro che gli erano stati offerti dall’allora direttore sportivo del Ravenna Calcio, Giorgio Buffone, per far vincere il Ravenna contro il Lumezzane nella stagione 2010-2011. Pisacane lo aveva denunciato insieme al collega Simone Farina. Pisacane allora militava proprio nella Ternana e fu anche premiato con il Thyrus, simbolo di lealtà sportiva. Secondo quanto scritto dal quotidiano Repubblica oggi, tuttavia, Pisacane non denunciò il tentativo di combine, negando di conoscere Accurso: “Ma invece – dicono i magistrati – ci sono molti riscontri”.