La Chevrolet Orlando è un “incrocio” tra una suv, una famigliare e una monovolume. Gioca la carta del prezzo, ma non solo: ha un abitacolo ampio e una dotazione di serie completa. Però, la qualità di alcune plastiche della plancia lascia a desiderare.
La Chevrolet Orlando ha una linea molto “americana”, con il frontale imponente, l’ampia mascherina in due parti e i parafanghi pronunciati. Gli scudi di protezione (in plastica grigia) sotto i paraurti anteriore e posteriore le danno un’aria quasi da suv, e non risultano “posticci” come quelli di alcune rivali. I retrovisori, sbrinabili e ripiegabili elettricamente, sono grandi e poco eleganti ma migliorano la visibilità. Le generose dimensioni della carrozzeria (l’auto è lunga 465 centimetri) dal vivo non si notano granché.
A bordo della Chevrolet Orlando si avverte subito una sensazione di ariosità (infatti, lo spazio non manca di certo) e dal posto guida si rimane quasi stupiti nel vedere il cofano, massiccio e poco spiovente. Anche per questa caratteristica, che aiuta a valutare gli ingombri del muso, si prende subito confidenza con la macchina, aiutati pure dai comandi ben disposti e intuitivi. La plancia ha una forma ricercata e non manca il tocco raffinato della parte centrale laccata in nero lucido. Tuttavia, è realizzata con plastiche rigide, seppure assemblate con cura: per tenere testa alla migliore concorrenza, dovrebbe avere almeno la parte alta in plastica morbida. Il cruscotto risulta piuttosto incassato, ma la completa strumentazione si legge senza fatica; piacevole l’illuminazione notturna blu.
La Chevrolet Orlando ha sette posti di serie, per tutte le versioni. Anche chi siede nella terza fila non sta scomodo, e può contare su un’accessibilità davvero agevole, grazie al divano della seconda fila che si ribalta in avanti. Poco precisa, però, la regolazione a scatti degli schienali anteriori. I sedili, confortevoli pur avendo un’imbottitura piuttosto rigida, sono rivestiti con un tessuto che dà l’impressione di buona qualità. Non male la capacità di carico (tranne quando si viaggia in sette), mentre la soglia per accedere al baule è un po’ troppo alta da terra (77 cm).
Il 2.0 turbodiesel della versione che abbiamo guidato è quello più potente (163 cavalli). Nel corso del nostro test si è dimostrato abbastanza vivace, tranne sotto i 2000 giri. La Chevrolet Orlando è insonorizzata con cura e su ci è sembrata poco assetata di gasolio (ma non quanto dichiara la casa, che parla di una percorrenza media di 16,7 chilometri con un litro di gasolio) e brillante: i 10 secondi dichiarati per passare da 0 a 100 km/h non paiono lontani dalla realtà. Mentre la velocità massima di 190 km/h (sempre secondo la Chevrolet) è un po’ più bassa rispetto alle concorrenti. Il cambio a sei marce è ben manovrabile, il pedale della frizione leggero. Efficaci, nel complesso, i freni, benché il pedale abbia scarso mordente nella prima parte della corsa. La vettura tiene bene la strada e in curva presenta un rollio poco evidente, anche quando si forza l’andatura, ma ha uno sterzo non molto preciso, comunque accettabile per il tipo di auto.
Il prezzo della Chevrolet Orlando è molto competitivo: più basso rispetto a quello delle rivali, nonostante la completa dotazione di serie. L’unico allestimento della versione 2.0 da 163 CV (LTZ) comprende addirittura il navigatore satellitare e le ruote in lega di 17 pollici. Per chi si accontenta dei 130 cavalli della turbodiesel meno potente, l’unica versione è la LT (costa 21.900 euro), che è comunque piuttosto ricca: climatizzatore, sensori di parcheggio e ruote di 16”. Per chi preferisce i motori a benzina, c’è la 1.8 da 141 CV, con entrambi gli allestimenti (19.600 e 22.100 euro).
PREGI
– Prezzo: l’equipaggiamento è ricco, eppure la Orlando costa meno delle concorrenti.
– Tenuta di strada: è una vettura per la famiglia, che però risulta piuttosto piacevole da guidare: la carrozzeria si carica poco di lato e dà sicurezza.
DIFETTI
– Materiali: non vuole essere un’auto di lusso, ma alcune plastiche rigide non sono il massimo. Meritava almeno la parte alta della plancia in plastica morbida.
– Ripresa: il motore offre una buona spinta, che diventa corposa, però, solamente a partire dai 2000 giri.
VIDEO PROVA SU STRADA:
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Fonte: al Volante