Nessuna speranza di veder prorogata la cassa integrazione straordinaria perché non ci sono i presupposti: viene confermata per il prossimo 9 aprile l’entrata in mobilità. Questo il triste destino che spetta a sessanta dipendenti di Esab, azienda metallurgica di proprietà della multinazionale anglosassone Colfax. La multinazionale ha deciso di chiudere lo stabilimento di Terni, situato a Maratta, motivando la propria scelta con la drastica riduzione delle commesse, l’aumento del costo delle materie prime e la crisi economica globale. Eppure, stando ad altre fonti, la riduzione delle commesse non sarebbe stata così drastica e comunque più contenuta di altre realtà: si parla, per il 2011, di un calo del 10% (pari a 4 milioni di euro).
La conclusione della vertenza è emersa ieri nell’incontro che si è tenuto nella sede di Confidustria, a vocabolo Fiori, dove erano presenti Pagliari, ad dell’azienda, Di Belardino di Assoindustria, i membri delle Rsu e i segretari provinciali di Fim e Uilm ma è maturata nell’arco del 2012 nel silenzio delle istituzioni locali. Una surreale assenza della politica ha accompagnato gli sviluppi di una vertenza in cui erano in gioco 60 posti di lavoro. Da quando sono emerse le intenzioni dell’azienda di chiudere i battenti (era marzo 2012) ad oggi, sulla questione il Consiglio comunale ha espresso un solo atto di indirizzo (del gruppo della Federazione della Sinistra). Non sono noti commenti da parte dei componenti della Giunta. Nessun segnale è arrivato dalla Provincia di Terni. Nemmeno nelle istituzioni della Regione si è mai parlato di Esab e della sorte di 60 dipendenti: da segnalare un solo comunicato stampa del consigliere Damiano Stufara cui non ha fatto seguito alcunché.
Dei sessanta lavoratori, la maggior parte ha un’età compresa tra i 30 e 40 anni di cui 12 avevano un contratto di apprendistato cui l’azienda, in occasione dell’inizio della cassa integrazione, aveva pensato in anticipo di trasformarli in contratti a tempo indeterminato per poter inserire anche quest’ultimi negli ammortizzatori sociali. Ora che il management dell’azienda, ieri mattina, ha confermato che dal 9 aprile scatterà la mobilità, per i lavoratori l’unica speranza è quella di trovare al più presto un altro impiego. Dei sessanta dipendenti, solo 6 sono riusciti ad agganciare la pensione con l’anno di cassa integrazione.
Per quanto riguarda l’area dello stabilimento si terrà prossimamente un altro summit per deciderne le sorti.