Germi, funghi e batteri: l’igiene nelle palestre e nelle piscine

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Tra i frequentatori di palestre, quanti sono consapevoli delle insidie nascoste in luoghi tanto affollati? Un anno fa l’NBA (National Basketball Association) ha dovuto affrontare un’emergenza insolita: nell’arco di un paio di mesi, con un picco nelle prime due settimane di dicembre 2010, 27 giocatori e 3 membri dello staff di 13 squadre sono stati colpiti da un virus gastrointestinale particolarmente aggressivo e resistente ai più comuni disinfettanti. Uno studio sull’episodio, pubblicato di recente su Clinical Infectious Diseases, ha puntato il dito sullo stile di vita degli atleti, che condividono gran parte del loro tempo negli spazi ristretti di spogliatoi e palestre, ambienti in cui l’igiene lascia troppo spesso a desiderare.

Il problema

Piscina pubblica

Palestre e piscine sono luoghi ad alta concentrazione di germi, soprattutto a causa della presenza di acqua, ambiente privilegiato per la crescita e la propagazione dei microrganismi. Nelle piscine il batterio più diffuso è il Cryptosporidium, protozoo che provoca diarrea ed è resistente al cloro, mentre le vasche di acqua riscaldata utilizzate per gli idromassaggi sovente ospitano lo Pseudomonas Aeruginosa, batterio responsabile di follicoliti anche serie. Secondo una ricerca condotta dal Dipartimento di Microbiologia dell’Università A&M del Texas, l’acqua delle vasche da bagno abilitate alla funzione d’idromassaggio può diventare, in realtà, terreno di coltura per dozzine di tipi di batteri ed essere, quindi, all’origine di molte malattie infettive: il 95% dei campioni esaminati presentava, infatti, batteri fecali, l’81% funghi e il 34% stafilococco, il più pericoloso. E il dato ancor più sorprendente era costituito dalla concentrazione di germi, con valori superiori ai due milioni di unità.
Funghi, virus, batteri fecali e stafilococchi si possono, poi, trovare nelle micro-raccolte di acqua presenti negli spogliatoi o nelle docce, che espongono al rischio di infezioni cutanee o gastrointestinali.

I rimedi

Piedi scalzi

Se è vero che il principale rimedio per limitare l’annidamento dei germi nelle palestre e nelle piscine è che il personale addetto alle pulizie si faccia carico di una disinfezione scrupolosa degli ambienti con prodotti idonei, è vero anche che per scongiurare il rischio di infezioni molto possono fare gli utenti dei centri sportivi. Verruche e altre “malattie da sport” si contrastano, infatti, seguendo scrupolosamente alcune regole di buon senso: oltre a non camminare mai a piedi scalzi, è bene coprire con un cerotto piccole ferite, graffi o screpolature che potrebbero infettarsi venendo a contatto con i germi che si trovano su attrezzi, tappetini o nell’acqua della piscina. In palestra, poi, per evitare il contatto diretto con oggetti d’uso comune e, quindi, potenzialmente “infetti”, occorre dotarsi di un asciugamano personale da stendere sul tappetino per gli esercizi o sui macchinari utilizzati per l’allenamento. Durante l’attività fisica è raccomandato l’uso di indumenti comodi, realizzati in tessuti naturali che non impediscano la traspirazione né blocchino la termoregolazione. Dopo la doccia, infine, è indispensabile asciugarsi con cura: quando la pelle rimane umida, diviene terreno fertile per la proliferazione batterica e le irritazioni. Si tratta di precauzioni facili da adottare e che mettono al riparo la cute da patologie tra cui intertrigine (rossore ed erosione dell’epidermide negli spazi interditali dei piedi, dovuta prevalentemente a umidità), Pityriasis Versicolor (infezione fungina simile alle verruche) e piede d’atleta (micosi di cui il 75% degli sportivi soffre almeno una volta nella vita, caratterizzata da arrossamento con conseguente desquamazione della pelle sotto la pianta del piede e degli spazi tra le dita del piede).
Se, poi, non si è in perfetta salute, è buona norma rinunciare ad andare in palestra per evitare il rischio di alimentare il contagio. Sarebbe opportuno, per questo stesso motivo, che gli sportivi si sottoponessero alla vaccinazione antinfluenzale, considerato che il virus dell’influenza si propaga con estrema facilità negli ambienti chiusi.

La scelta del luogo

Anche la scelta del luogo in cui allenarsi è fondamentale per limitare la probabilità di ammalarsi, dal momento che non tutte le palestre e non tutte le piscine offrono ambienti ugualmente salubri.
Il primo elemento da considerare è l’affollamento: se i locali sono saturi di persone, il rischio-contagio cresce esponenzialmente. È il motivo per cui sono essenziali la qualità degli impianti di condizionamento con relativa pulizia dei filtri e il ricambio dell’aria, in modo da evitare il ristagno di umidità e disperdere il calore. Arieggiare gli ambienti, inoltre, serve a ridurre la concentrazione di batteri, virus e funghi, possibili fonti di infezioni trasmissibili per via aerea, ma anche di pollini o altro materiali potenzialmente allergizzanti.
I pavimenti, poi, dovrebbero essere realizzati in materiali facilmente lavabili ed essere privi di intercapedini nelle quali si possa raccogliere sporcizia. L’ideale sarebbe una palestra “senza spigoli”, proprio come accade negli ospedali, dove il punto di contatto fra pareti e pavimenti è smussato, proprio per essere igienizzato al meglio.
Infine sarebbe opportuno accertarsi che gli spogliatoi siano lavati e disinfettati più volte al giorno e che attrezzi e tappetini siano puliti almeno una volta, al termine della giornata.

 

Fonte: benessere.com

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