Insinna alla BCT di Terni “Neanche con un morso all’orecchio”

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Chi scrive l’articolo è un ragazzo che non conosce affatto Flavio Insinna. Io non guardo mai la televisione. Credo sia un dispositivo da gettare oppure da utilizzare come Celentano nel famosissimo “Il Bisbetico Domato” come supporto per sedersi. Quindi mi trovo a dover parlare artisticamente di una persona non conoscendola, ed essendo sguarnito di punti di riferimento. Le uniche folgorazioni formato immagine che mi vengono in mente pensando ad Insinna sono le copertine di TV Sorrisi e Canzoni quando lo premiano per un Telegatto oppure quando gli pubblicizzano una sua fiction.

Posso descrivere Insinna come un comune mortale che arde per le sue passioni. Le sue passioni sono la recitazione, e l’amore smodato per la sua famiglia. Del resto lui alla veneranda età di quarantesei anni è ancora sotto il tetto dei suoi. Un uomo che ipotizzo abbia un conto in banca con molte cifre come dimostrano i vari programmi televisivi che ha condotto con successo, (non appartenendo alla categoria dei precari i tizi del piccolo schermo) quindi ritengo che se si trova ancora all’interno del suo nucleo familiare è da imputare all’empatia e all’amore instaurato con la sua famiglia. (anche perché se volesse una governante filippina e un appartamento a Trastevere sono sicuro che non avrebbe bisogno di rivolgersi ad una finanziaria). Ho dato luogo a queste presunzioni di conoscenza per presentare non il vip ma l’uomo in sé. Perché il caro Insinna è si un attore, un presentatore ma prima di tutto è un uomo. Cosa succede quando uno dei nostri cari ci viene a mancare? Il buon Flavio descrive nel suo libro edito da Mondadori (2012) “Neanche con un morso all’orecchio” l’odissea di sentimenti ed emozioni che agitano un figlio per la scomparsa del padre. Bellissima infatti la citazione in inizio del suo libro “… seduto al buio sul marciapiede comincio a tremare pensando all’istante in cui non potrò svegliarti più, neanche con un morso all’orecchio”. Lui è una persona old-style che ha poco feeling con la tecnologia. In un’intervista ha dichiarato infatti che il libro che ha scritto è stato composto da tutti i fogli svolazzanti che ha scritto in determinati momenti e ha lasciato la redazione su computer a qualche “anima pia”.

Il 17 marzo alle 18.00 presso la Biblioteca Centrale di Terni, Tommy Moroni ha organizzato la presentazione del suo  libro. Tutto come preventivato, niente di imprevisto. L’ insinniana  simpatia e il suo prendersi poco sul serio hanno divertito le centinaia di persone occorse. Tra gli ospiti anche Manuela Aureli nelle prime file.

Devo dire che il suo libro è scritto molto bene. Una scrittura semplice, oserei dire addirittura popolare, che avvicina il lettore alla grande al dramma della perdita del padre. Non si perde in metafore o voli pindarici, il libro è un grandissimo e inarrestabile flusso di coscienza. Parte dal momento in cui scopre il padre in agonia, la disperazione della madre, della sorella tutto con una retorica che rapisce, interessa e soprattutto fa riflettere. Fa riflettere sulla condizione di un “ragazzone” che di punto in bianco deve comportarsi come unico uomo di casa. Commoventi alcuni passi del suo libro che ho letto di fretta ma che mi sono rimasti conficcati in testa indelebilmente, segno che il suo scrivere semplice attecchisce e molto bene pure. Come nel capitolo “Comunismo di famiglia” in cui il papà imprime nella mente del Flavio bambino il valore assoluto di amore e fratellanza per la sorellina. Oppure il capitolo “Odore di morte” che Flavio ricollega a quel cocktail  di disinfettanti ospedalieri misto a medicinali. Bellissima anche la parabola “I voti di latino e greco” in cui il papà nonostante i voti sopra la sufficienza del Flavio adolescente voleva spronarlo a non crogiolarsi sugli allori e a pretendere di più da se stesso. Romantico l’episodio “Arti marziali e battipanni” quando descriveva le botte che prendeva quando faceva qualche “marachella”. Le mani di papà, dice, erano chirurgiche e lungi dal male, umiliavano. Sembra quasi volerle reinvocare quelle botte, in modo e in maniera che il suo papà sia ancora vivo per potergliele dare.

Un libro romantico e poetico, un Insinna improvvisato scrittore che colpisce con i suoi fendenti che partono dal cuore e vanno a segno nella mente di chi ha la sensibilità per decifrare quanto gli manca e gli mancherà la figura paterna nella sua vita.

Un discorso a parte vorrei spendere per l’organizzatore della presentazione del libro mister Tommy Moroni. Un semplicissimo ragazzo che in una congiuntura economica negativa come quella odierna, propone e pubblicizza eventi artistici vari ed allettanti per la nostra città. Partendo dalla musica, spazia alla letteratura, divenendo un punto di riferimento per la città dal punto di vista culturale. Un moderno mecenate in una città industriale, che compie anche beneficienza. I ternani pretendono la sua clonazione.

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