Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale Archeologica di Roma ha dato l’ok e nei prossimi mesi riprenderanno ufficialmente gli scavi a Lugnano in Teverina nella ex villa di Poggio Gramignano, nella cui ala adibita a necropoli 26 anni fa furono ritrovati resti di 47 bambini deceduti a causa di una epidemia di malaria nel IV secolo dC. A certificare la causa del decesso furono l’esame osteologico e i successivi esami genetici effettuati dal gruppo di studiosi che condusse gli scavi, ovvero il professor David Tucson dell’Università dell’Arizona, il professor Mario Coluzzi dell’Università La Sapienza di Roma e il professor Robert Sellares, dell’Università di Manchester.
L’eco della scoperta fu così grande che qualche anno fa se ne occupò persino BBC History, il canale storico della tv di stato britannica. Da quei reperti infatti, venne formulata l’ipotesi che anche la malaria possa essere stata fra le cause del crollo dell’impero romano, in quegli anni particolarmente vulnerabile agli attacchi stranieri. Ora da quella scoperta potrebbero nascere studi che vanno al di là dell’archeologia e coinvolgere anche altre discipline.
Il professor David Soren dell’Università di Tucson e il suo staff torneranno dunque nel Comune dell’amerino. L’ateneo dell’Arizona ha infatti intrapreso una nuova collaborazione con la Yale University Archeology Laboratory Malaria Project per portare avanti un progetto multidisciplinare di indagine sulle origini della malaria e i suoi effetti sulla dinamica delle popolazioni antiche.
Poggio Gramignano potrebbe dunque diventare un sito pilota per la sperimentazione e il consolidamento di nuove tecniche per lo studio dell’infezione del parassita della malaria negli individui antichi. Il piano completo, che nei mesi scorsi era stato approvato dal Consiglio Comunale, prevede un progetto triennale di scavi che andrebbero ad indagare una parte della necropoli parzialmente scavata. Il tutto per oltre 88 mila euro finanziati in gran parte dalla University of Arizona e da quella di Yale, con un contributo (forse di un terzo) dal Comune di Lugnano in Teverina.
Il sindaco Gianluca Filiberti ha spiegato che i reperti eventualmente ritrovati andranno ad arricchire il museo civico che già accoglie, insieme altri oggetti principalmente della Grande Guerra, anche i primi ritrovamenti risalenti al 1989.
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