Thyssenkrupp ha riacquistato da Outokumpu le acciaierie di Terni ma la vicenda sembra tutt’altro che chiusa. La multinazionale tedesca stava infatti uscendo dal mercato dell’inox e si è ripresa gli stabilimenti di viale Brin soltanto per evitare perdite maggiori derivanti da un eventuale collasso di Outokumpu. Sono in molti a ritenere che Tk, alla prima occasione, cederà nuovamente Ast, magari ad un gruppo siderurgico cinese o ad un fondo d’investimento privato (scenario peggiore).
Nel frattempo Rifondazione Comunista Terni chiede che le acciaierie tornino di proprietà pubblica attraverso un intervento diretto dello Stato mentre Ugl Terni chiede al Governo di istituire subito un tavolo ma cerca anche di vedere i lati positivi del ritorno di Tk.
Rifondazione Comunista. In un comunicato Rifondazione Comunista Terni scrive: “Dopo due anni di incertezze, trascorsi nell’assenza di qualsiasi ipotesi di piano industriale, dopo le rassicurazioni del Governo e del management aziendale, dopo l’aggressione subita dalla pacifica manifestazione del giugno scorso, le multinazionali dell’acciaio continuano a decidere del nostro futuro sopra le teste di ognuno di noi. Basta aspettare!
Quanto accaduto dimostra che, in assenza di un intervento diretto del Governo nel settore, sarà la sola multinazionale tedesca a decidere se tenersi l’AST, chiuderla o venderla nuovamente, dando il via all’ennesimo giro di valzer. È ora di aprire una nuova fase nelle relazioni industriali nel nostro territorio, che veda finalmente il Governo investire direttamente nel settore che ha dato vita all’industrializzazione della conca ternana e da cui dipende ancora oggi il reddito di migliaia di famiglie.
Lo Stato italiano ha tutti gli strumenti per intervenire, ad esempio con il Fondo Strategico Italiano (FSI), la holding di partecipazioni statali il cui azionista strategico è la Cassa Depositi e Prestiti e che opera acquisendo quote di imprese di “rilevante interesse nazionale”. Il Fondo Strategico Italiano ha 4 miliardi di euro di fondi immediatamente disponibili; la Cassa Depositi e Prestiti un patrimonio pari a 318 miliardi di euro e partecipazioni per oltre 33 miliardi di euro. Soldi di tutti noi, che possono e devono essere utilizzati per garantire diritti e lavoro. Ribaltiamo il tavolo, riprendiamoci ciò che è nostro”.
Ugl Terni. Il segretario generale di Ugl Terni, Daniele Francescangeli, scrive in un comunicato: “Dopo il fulmine a ciel sereno di questo fine novembre, con l’inaspettato riacquisto dell’acciaieria ternana da parte della multinazionale tedesca Thyssenkrupp AG, la Ugl evidenzia luci e ombre della questione, ma tiene anche a sottolineare le sfumature positive. Infatti, anche se ancora bisogna analizzare tutti i dettagli del piano industriale tedesco, possiamo considerare terminata la logorante ed estenuante trattativa che perdurava da quasi 2 anni (tra APERAM E OUTOKUMPU), la quale stava indirizzando i lavoratori ternani e lo stesso sito industriale verso un percorso buio fatto esclusivamente di dubbi e incertezze (integrità di sito in primis).
Oggi, seppur sono necessari i dovuti approfondimenti sia sulle motivazioni che hanno spinto la multinazionale tedesca a ritornare sui suoi passi che sulle paventate operazioni finanziarie che si potrebbero celare nelle acerrime e spietate leggi di mercato delle multinazionali, è evidente il fatto che la Thyssenkrupp soddisfa tutti i requisiti richiesti dal mondo politico, industriale e sindacale in merito alle caratteristiche del nuovo acquirente. Non solo ma rafforza la posizione di strategicità e competitività di Terni dal momento che è stata garantita l’integrità di tutto il sito industriale e l’ampliamento dei centri di servizio sparsi nel mondo.
La Ugl condivide quanto affermato dal ministro dello Sviluppo economico Zanonato che ritiene urgente capire le vere intenzioni dei tedeschi perché, qualora Thyssen Krupp AG decidesse realmente di investire in questo stabilimento con una serie di operazioni, che sono anche quelle richieste dai sindacati e dalla direzione di questa azienda, allora questa ritorno di fiamma può essere anche considerato una nuova opportunità per il territorio ternano.
La Ugl ritiene altresì urgente, come già dichiarato al ministro, investire il governo nazionale con la riapertura del tavolo presso la presidenza del Consiglio, indispensabile per un confronto diretto con Thyssen Krupp. Solo in quella sede potremo capire le vere intenzioni industriali tedesche che oggi più di ieri potrebbero mettere in condizioni favorevoli Terni nel posizionamento geopolitico nell’ambito degli equilibri della multinazionale dopo lo sfoltimento reale di aziende del gruppo che oggi non fanno più parte del core business di TK a differenza di VDM e AST con le controllate.
Non meno importante è osservare le dinamiche in ambito europeo con le nuove politiche che sono in rampa di lancio come l’Action Plan dell’Acciaio e il Piano strategico per la siderurgia che porteranno nuova linfa in questo settore e quindi nuove opportunità che chiaramente potrebbero rimettere in gioco la multinazionale tedesca in questa partita. La UGL contribuirà con il massimo impegno a seguire questo aspetto ma è doveroso che le istituzioni italiane siano protagoniste attive di queste iniziative. Concludendo la UGL ritiene necessario sottolineare che TK AG, come nel 2011 comunicò l’uscita dal segmento degli acciai, oggi ci deve dimostrare con le carte e con i fatti di aver cambiato rotta e vocazione, altrimenti la UGL, qualora l’intera operazione risultasse solo una speculazione finanziaria, si mobiliterà con tutte le forze in tutte le sedi nazionali ed internazionali per difendere la storica acciaieria e per denunciare eventuali comportamenti lesivi ai danni dei lavoratori e cittadini del territorio ternano”.