C’è tutto lo stato maggiore della Mini a Oxford, lo stabilimento a un’ora da Londra in servizio da un secolo, e nel quale dal 1959 si costruisce la Mini. E c’è anche il ministro dei Trasporti inglese, Patrick McLaughling. Perché l’evento (spettatori, giornalisti venuti da tutto il mondo) ha un sapore di storia: ecco la nuova generazione dell’auto disegnata da sir Alec Issigonis nato questo stesso giorno del 1906. Nuova per davvero, questa Mini. Costruita su una piattaforma inedita, con un passo più lungo. L’auto è stata allungata di 10 centimetri, ma anche leggermente allargata e abbassata. Mantenendo tuttavia le dimensioni compatte e, soprattutto, le proporzioni che la caratterizzano dalla nascita. I dettagli modificati sono 3.500, dicono.
NON C’E’ PIU’ LA CHIAVE – Pescando a caso: il frontale più esteso e incisivo, con la calandra più in evidenza; i fari e i fanali più grandi; le maniglie più simili a quelle della Bmw. Modifiche ben più radicali all’interno: via il contachilometri dal centro della plancia, adesso si trova sul piantone dello sterzo; via la chiave di accensione, start e stop si danno ora con un tasto rosso sulla consolle centrale; la “padella” contiene il grande display del navigatore; il divano ha lo schienale meno in piedi, più inclinato (a una prima prova, più comodo). Il cambio di piattaforma ha reso più spazioso e confortevole l’abitacolo. La nuova Mini verrà messa in vendita dal 15 marzo 2014. Il listino parte dai 20.700 euro della Cooper.
“ORGOGLIO BRITANNICO” – Ve lo immaginate un ministro che partecipa, microfono in mano, alla presentazione di un’auto? Succede a Oxford, stabilimento del gruppo Bmw, nel quale dal 1959 viene costruita la Mini. Anche il conservatore Patrick McLoughlin, classe 1957, segretario di stato ai trasporti del Regno Unito, come lo stato maggiore del costruttore che l’ha preceduto sul palco, si dice “orgoglioso” di essere qui a salutare la nuova Mini. “È un’icona della cultura e dell’industria britannica – spiega il politico –che oggi si rinnova”. Ed è anche un fenomeno economico/sociale di prima grandezza. Basti pensare –snocciola le cifre – ai quattromila dipendenti di questo stabilimento, che lavorano sei giorni su sette, su tre turni, con una breve pausa ogni due e mezzo, costruendo 4.500 Mini a settimana. Dall’impianto (“Uno dei più importanti e moderni di tutto il nostro gruppo”, tiene a dire Peter Schwarzenbauer, membro del board di Bmw) sono uscite nel 2012 oltre 200 mila Mini, ma c’è margine di crescita: la capacità produttiva è di 280 mila veicolo l’anno.
INVESTIMENTI PER DUE MILIARDI – Della gamma Mini, soltanto la Countryman e la Paceman non sono “inglesi”: escono dalla fabbrica di Graz, in Austria. Da Oxford escono Mini per tutto il mondo, e benessere per migliaia di famiglie inglesi. Il ministro dà atto al costruttore dei colossali investimenti fatti e in programma: circa 900 milioni di euro spalmati tra il 2011 e il 2015 sulla realtà manifatturiera del Regno (qui la Bmw ha anche le fabbriche di Swindon e di Hams Hall), due terzi dei quali concentrati su Oxford. Dove il lavoro è abbondantemente automatizzato (mille nuovi robot stanno per entrare in servizio) e le maestranze vengono scolarizzate, “perché giustamente si pensa anche alla crescita delle persone”: fa notare il ministro. Sempre a proposito di investimenti: dal 2000 a oggi, quelli che i tedeschi hanno indirizzato al loro “triangolo produttivo” britannico ammontano a oltre due miliardi di euro. Nel mondo, le Mini di tutti i modelli vendute dal 2001 sono 2.716.025. In Italia 233.133.
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Fonte: Corriere della Sera