Sangemini in crisi: la società avvia il concordato preventivo in bianco. Sindacati: ”Atto gravissimo”

La situazione è grave, lavoratori e sindacalisti sono in stato di agitazione. Il gruppo Sangemini ha avviato la procedura del concordato in bianco, prevista dal recente decreto sviluppo approvato dal Governo Monti. Una procedura in cui l’azienda, entro i prossimi 6 mesi, deve presentare un nuovo piano industriale di rilancio. Data la richiesta del concordato in bianco, di conseguenza, non potranno essere presentati decreti ingiuntivi da parte dei creditori. Una procedura che lascia aperti scenari poco rassicuranti.

La stessa azienda spiega che la decisione è stata presa “per poter affrontare serenamente le strategie dei prossimi mesi”, in vista della presentazione del nuovo piano. “Quello precedente – spiega ancora il gruppo nella nota ufficiale – non è stato sufficientemente e tempestivamente sostenuto dagli altri soggetti coinvolti per cui in vista dell’imminente avvio della stagione estiva che prevede picchi produttivi, Sangemini, in maniera responsabile, ha deciso di avviare la procedura ex art. 161 L. fall. comma 6”. La Sangemini auspica, infine, che il piano venga “responsabilmente sostenuto e condiviso nell’interesse di tutti”.

LA NOTA DEI SINDACATI – “Un atto gravissimo, che smentisce clamorosamente quanto più volte dichiarato dagli interlocutori aziendali ai tavoli istituzionali e a mezzo stampa relativamente al reale stato di salute della Sangemini Spa”: così Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil giudicano la decisione dell’azienda di attivare la procedura di concordato in bianco. E’ stato quindi dichiarato lo stato di agitazione e richiesto da subito l’interessamento del prefetto. Le organizzazioni sindacali, secondo le quali la decisione è stata presa “senza alcun segnale o preavviso”, chiedono inoltre che tutti i soggetti istituzionali si attivino con urgenza “poiché non è più possibile perdere tempo. I lavoratori – conclude la nota congiunta – chiedono azioni immediate e concrete a tutela del sito produttivo poiché non ritengono più affidabile l’attuale proprietà”.

IL PIANO INDUSTRIALE – Esattamente un mese fa (qui l’articolo), in un incontro istituzionale presso il palazzo regionale, alla presenza dell’assessore allo Sviluppo Economico, Vincenzo Riommi, e i sindacati di categoria, Stefano Gualdi, direttore commerciale e delle risorse umane della Sangemini, aveva presentato un piano industriale di rilancio dell’azienda. Nei mesi a seguire, ci sarebbero stati aumenti di produzione delle varie acque minerali facente parte del gruppo e lo sviluppo dell’acqua Fabia nei mercati del nord Italia, il tutto mantenendo i vari siti produttivi nel territorio regionale e salvaguardando, in primis, i livelli occupazionali degli stabilimenti.

Una notizia che aveva, in parte, tranquillizzato sindacati ed operai, soprattutto dopo le numerose voci che si sono succedute nei mesi prima circa il trasferimento dell’imbottigliamento dell’acqua Fabia in stabilimenti del nord Italia, con una probabile conseguenza di perdite di posti di lavoro nei siti umbri. Ora tutto rischia di precipitare con la richiesta di concordato preventivo in bianco.

I POSSIBILI RISCHI – La Sangemini, ora, avrà sei mesi di tempo per redigere un piano di risanamento aziendale che in primis deve essere fattibile poiché la proposta che verrà fatta ai creditori dovrà essere convincente. Il rischio maggiore è quello del rifiuto da parte dei creditori che potrebbero anche chiedere la dichiarazione di fallimento dell’azienda.

La richiesta di concordato preventivo in bianco lascia comunque presagire pessimi scenari compresa una perdita dei livelli occupazionali nei vari siti umbri. Qualora il piano sia fattibile e la proposta rivolta ai creditori venisse accettata, potrebbe infatti significare che il piano prevede un abbattimento del debito grazie ad un abbattimento dei costi, tra cui quelli per il personale. Proprio per questo motivo, a seguito dell’annuncio della Sangemini di aver avviato la procedura per il concordato preventivo in bianco, arriva la ferma condanna da parte dei sindacati aggettivando l’azione effettuata dalla società come gravissima.

IL CONCORDATO PREVENTIVO IN BIANCO è un nuovo strumento, inserito nel recente decreto sviluppo, a sostegno della società nell’eventualità che la stessa tenti un risanamento aziendale. Rispetto al concordato preventivo, la società che fa richiesta di quello in bianco non è tenuta a fornire, temporaneamente, alcuna indicazione circa:

L’azienda ha la possibilità di depositare, insieme al ricorso di ammissione al concordato preventivo, unicamente i bilanci degli ultimi tre esercizi e riservandosi di presentare successivamente:

In breve, il nuovo concordato consente un’immediata protezione del patrimonio per il periodo necessario all’elaborazione del piano, allo svolgimento delle trattative con i creditori e alla predisposizione della relazione sulla veridicità dei dati aziendali e sulla fattibilità del piano da parte del professionista attentatore. Si potrà evitare, quindi, il rischio che il tentativo di risanamento sia pregiudicato da iniziative aggressive da parte di quei creditori che tentino di avvantaggiarsi rispetto agli altri con singole azioni esecutive o cautelari.

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