Terni è ancora in piena crisi economica. E’ questo ciò che emerge dai dati dell’Osservatorio congiunturale dei settori industria e commercio realizzato dalla Camera di Commercio di Terni in collaborazione con il Centro studi di Unioncamere su un campione di 240 imprese con dipendenti (160 per l’industria, 80 per il commercio).
Nei settori presi in esame dallo studio – industria e commercio – nel terzo trimestre del 2015 è diminuita la produzione, le vendite e il fatturato mentre è aumentata la disoccupazione. Un quadro fosco che però offre qualche segnale incoraggiante se lo si guarda su base annuale: rispetto allo stesso periodo del 2014, alcuni numeri sono migliori. Nel declino generale, è da evidenziare il crollo nel settore dell’abbigliamento: in un anno è sparito un terzo dei posti di lavoro.
INDUSTRIA Per quanto riguarda il “trimestre estivo”, su base congiunturale la produzione scende dell’8%. Tra i settori più colpiti le industrie meccaniche che perdono il 18% e quelle elettriche ed elettroniche con -14,8%. La performance migliore è per le industrie dei metalli che crescono del +3,1%. Migliora tuttavia il quadro se si inserisce in ambito tendenziale (rispetto all’anno passato) perché i valori della produzione sono in crescita del 3,8%. Da segnalare che la ripresa, secondo gli imprenditori intervistati, non riguarda l’impresa artigiana la cui produzione segna ancora -1,7%.
Balzo in avanti invece per le industrie meccaniche e dei trasporti che registrano un’impennata della produzione del 20,4%, seguono le industrie dei metalli con +8,8%. Crescita che si riflette anche nel fatturato che per l’industria complessivamente rispetto ad un anno fa registra +3,6%. Ma è ancora l’impresa artigiana che sembra non agganciare la ripresa con una perdita di fatturato che in media raggiunge il 4,5%.
Bene l’export con +13,48% di fatturato rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. Sul breve periodo tuttavia la congiuntura segna ancora meno perché rispetto al secondo trimestre dell’anno il fatturato dell’industria perde l’1,2%, anche in questo caso la perdita più marcata è per il settore artigiano che segna -4,7%.
Segno meno sul piano occupazionale. Sia su base congiunturale che tendenziale la variazione occupazionale per la provincia di Terni è negativa (-2,75%). La perdita più pesante per le industrie alimentari che perdono il 12,7% rispetto al secondo trimestre dell’anno. Su base annuale invece è il settore del tessile e abbigliamento ad aver perso più posti di lavoro, una vera emorragia che nei 12 mesi precedenti ha segnato -32,97%. Praticamente in questo settore in un anno ha perso il posto un lavoratore su 3.
COMMERCIO Calano le vendite sia a livello congiunturale (-6%) che tendenziale (-1,4%). Per le imprese commerciali si registra un’inversione di tendenza rispetto alle performance positive che si erano registrate nel trimestre precedente. La diminuzione delle vendite ha coinvolto principalmente le classi dimensionali delle micro e delle piccole imprese del commercio che continuano a subire più delle altre la debolezza dei consumi. Vendite con valori positivi si registrano solo nelle imprese grandi con più di 50 dipendenti (+2,2%). Segnale negativo anche per gli occupati del settore, indicatore che scende del 1,56% rispetto al secondo trimestre dell’anno.
Le previsioni del fatturato per l’ultimo trimestre dell’anno segnano un valore positivo del 15% per il totale delle imprese commerciali, aspettativa che tiene conto dello shopping natalizio. Saranno infatti quasi principalmente le imprese del commercio al dettaglio di prodotti non alimentari che prevedono di aumentare il proprio fatturato (+13%).
FLAMINI Il presidente della Camera di Commercio di Terni, Giuseppe Flamini, commenta: “Stando ai dati che arrivano dai nostri uffici, l’anno che stiamo per lasciarci alle spalle ha nel complesso registrato il persistere di uno scenario di difficoltà, ma non sono mancati timidi segnali di ripresa. Penso all’export che traina i valori positivi della ripresa sia a livello provinciale che regionale a conferma di questo sono migliori le performance delle imprese più grandi e strutturate che sono in grado di internazionalizzarsi soffre ancora la piccola impresa artigiana. Non siamo ancora fuori dalla crisi è vero, ma l’aumento della produzione negli ultimi nove mesi ci dice che si è aperta la strada verso la ripresa”.