Regione Umbria, Comune e Provincia di Terni stanno per chiudere il centro di ricerca Isrim (qui l’articolo). Non c’è stato alcun dibattito nei consigli regionali, provinciali e comunali (ora sono in ferie), nessun comunicato ufficiale, nessuna vera vertenza: si chiude e basta consegnando 35 ricercatori alla disoccupazione, mandando in fumo importanti investimenti e sperperando anni di ricerca. Una decisione non solo tacita ma anche assurda, grottesca, se si pensa che le tre istituzioni si ergono da sempre a difesa del lavoro e dell’innovazione. Ad alzare la voce, questa mattina, ci provano il consigliere comunale Udc, Enrico Melasecche e la neonata associazione TernIdeale.
Melasecche. Il consigliere in una nota reputa “gravissima” la liquidazione e scrive: “Purtroppo di errori in questi anni ne sono stati fatti molti e le scelte politiche di Regione e Comune di Terni, che lo partecipa al 24%, non sono spesso andate nel senso della managerialità vera. Hanno avuto incarichi retribuiti dirigenti e pseudo dirigenti politicizzati i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Un anno fa sollecitammo il sindaco a rispondere in un consiglio comunale straordinario e ricevemmo garanzie che l’Isrim sarebbe stato rilanciato e valorizzato. Oggi le notizie sono di tutt’altro tono”.
“Terni – prosegue Melasecche – non può accettare che l’intera politica regionale degli ultimi trent’anni di promozione della ricerca, della formazione tecnica, della creazione di imprese finisca nel peggiore dei fallimenti, con i licenziamenti dei lavoratori e la promozione dei politici che svicolano dalle proprie responsabilità”.
Il consigliere comunale ricorda che “Umbria Innovazione, BIC, Consorzio Aree Industriali tutte iniziative insediate a Terni hanno avuto negli ultimi tempi l’accelerazione di una fine ingloriosa, ma il personale, salvo qualche eccezione frutto di epurazione politica, è stato assorbito da Sviluppumbria”.
La richiesta al sindaco e all’assessore allo Sviluppo economico è di “fare il proprio dovere: meno parole al vento, meno promesse di posti di lavoro aumentando all’infinito la grande distribuzione, già in grande difficoltà, ma salvaguardando le professionalità già esistenti di un Istituto, al 68% pubblico, il cui rilancio deve avvenire con criteri di serietà e competenza”.
Infine Melasecche annuncia: “Presentiamo una interrogazione perché la politica seria non va in vacanza e la scelta proprio dei giorni di ferragosto per sferrare questo attacco subdolo all’Isrim non può passare. Si riconvochi il Consiglio per discutere con assoluta urgenza questo argomento come quello dei lavoratori del 187 della Telecom su cui vorremmo conoscere quali iniziative ha preso il Comune e quali risultati sono stai prodotti”.
TernIdeale. In una nota l’associazione TernIdeale scrive: “Indiscrezioni che ci auguriamo essere infondate o che possano comunque essere smentite dai fatti, danno per imminente la messa in liquidazione dell’Isrim, l’unico istituto di ricerca a maggioranza prevalentemente pubblica con sede a Terni. La notizia, se confermata, è quanto meno spiazzante, oltre che preoccupante. Perché manifesta la mancanza di una visione futura della città che, anche alla luce della situazione Ast, ha in tutta evidenza la stringente necessità di riorganizzare il suo modello industriale. E come potrà, Terni, “inventarsi” nuovi modelli di sviluppo se l’unico centro di ricerca in campo ambientale, energetico e tecnologico a capitale prevalentemente pubblico chiuderà i battenti?”.
“Mettere in liquidazione l’Istituto che vanta 3 brevetti internazionali e partnership importanti con altri centri di ricerca europei ed extra-europei – accusa ancora l’associazione – è come mettere in liquidazione il futuro della città, che per cause diverse vede stroncata ogni nuova possibilità di crescita: industriale (vertenze Ast, Basell, Meraklon), culturale (Università, teatro Verdi, studios Papigno e sistema museale), innovazione tecnologica (Università e Isrim)”.
Per TernIdeale “disorienta poi il fatto che a decretare la chiusura del centro di ricerca ternano siano quelle stesse istituzioni locali oggi fortemente impegnate nella vertenza Ast. A Strasburgo si battono i pugni per il rispetto di patti e condizioni in una complicata questione internazionale tra privati, e a Terni si liquida un consorzio pubblico le cui ricerche possono essere alla base di nuove spinte industriali”.
Infine l’augurio: “Speriamo di non trovare, domani, la scritta “chiuso” sotto le insegne stradali che indicano l’inizio del centro abitato della nostra città. Per evitarlo iniziamo a tenerci ciò che di nostro può effettivamente rappresentare una risorsa. Magari riorganizzandolo e razionalizzandolo, ma non certo chiudendolo”.
Aggiornamento ore 14,30: Nei prossimi giorni la Regione si occuperà della situazione dell’Isrim. Lo rende noto in una nota il capogruppo Pdl a Palazzo Cesaroni, Raffaele Nevi: “La Regione Umbria, attraverso la Giunta e Sviluppumbria, deve interessarsi concretamente della questione dell’Istituto superiore di ricerca e formazione sui materiali speciale per tecnologie avanzate (Isrim) di Terni che, come hanno segnalato i ricercatori che ci lavorano, è precipitata e sta andando verso la procedura di liquidazione. Questo anche a causa di errori fatti nel passato, che hanno messo molti lavoratori nella condizione di non avere prospettive per il futuro”.
“Oggi – aggiunge Nevi – ho proposto alla Seconda commissione di farsi carico di seguire la vicenda e sono particolarmente soddisfatto che i commissari e il presidente Chiacchieroni abbiano aderito alla mia richiesta, prevedendo la convocazione nella prima seduta utile dei vertici di Sviluppumbria e dell’assessore Riommi, per informare la Commissione su quanto sta accadendo e discutere di come trovare una soluzione per salvaguardare le professionalità esistenti all’interno dell’Isrim, come già avvenuto in altri casi come da ultimo quello del Bic”.