Terni, Isrim chiude nel silenzio: convocata assemblea straordinaria per liquidazione. Addio ricerca e 35 posti di lavoro

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Isrim ricercatoreUna vicenda surreale che probabilmente, con queste modalità, poteva avere luogo soltanto a Terni. Isrim, un centro di ricerca d’eccellenza di proprietà pubblica per il 68%, sta chiudendo nel quasi totale silenzio delle istituzioni e nell’apparente disinteresse della maggior parte dei cittadini. Trentacinque posti di lavoro qualificati in fumo, oltre alle decine di miliardi di lire investite 24 anni fa ed al patrimonio di professionalità cumulato negli anni. Nonostante le timide rassicurazioni espresse ieri dalla presidente dell’Umbria Catiuscia Marini, i dipendenti fanno sapere che per il prossimo 8 agosto è stata convocata un’assemblea straordinaria: all’ordine del giorno c’è la liquidazione dell’Isrim. Ora hanno scritto una nuova lettera a Marini. (qui articolo prima lettera a Marini, qui risposta di Marini)

Alberto Annunziata, Rsu Cgil, è pessimista e afferma: “Ci sentiamo abbandonati, avevamo fatto presente le nostre sofferenze molto tempo fa ma non siamo stati ascoltati. Ora viene pregiudicata ogni possibilità di salvataggio poiché non ci sono piani di rilancio: stanno chiudendo e basta”. Una delusione ancora maggiore in considerazione dell’impegno dei dipendenti per tenere accesa la speranza: “Abbiamo continuato a lavorare, ci siamo ridotti gli stipendi, perché il rilancio era possibile e c’erano buone prospettive. Per questo c’è tristezza e rabbia”.

Afferma Annunziata che “si può uscire dalla stagnazione solo investendo in innovazione, ricerca e servizi di qualità. Tutti ne parlano e sono d’accordo con questo principio. E infatti quando su questo fronte c’è da criticare il Governo nazionale o le multinazionali sono tutti presenti; quando poi si ha il timone in mano ci si comporta allo stesso modo”. Dalla serie: predicare bene e razzolare male.

La proprietà di Isrim oggi è così divisa: 68% di enti pubblici (oltre il 35% di Sviluppumbria azienda regionale, oltre il 20% del Comune di Terni ed il resto della Provincia di Terni) e il 32% di privati. Il socio di maggioranza relativa è quindi la Regione che ieri, in una nota della presidente, giudicava economicamente insostenibile l’ente di ricerca e ventilava implicitamente un percorso che conducesse alla completa privatizzazione. Una strada che era stata intrapresa già diversi anni fa: le quote di Sviluppumbria sarebbero dovute essere rilevate da Tecnofin (Tecnocentro), sembrava ufficiale. Le cose erano invece andate storte tanto che l’acquisto non si era mai realmente concretizzato. Questa volta però, mentre Marini parla della necessità di “individuare un percorso per non disperdere il patrimonio”, contemporaneamente viene convocata l’assemblea per deliberare la liquidazione dell’Istituto.

La lettera del personale Isrim indirizzata alla Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini:

Pregiatissima Presidente, a nome di tutti i Ricercatori ISRIM, teniamo a renderLe noto, in riferimento alla Sua risposta del 30/07/2013 in merito alle sorti dell’Istituto, che, le Sue volontà sono state completamente disattese.

In tempo reale La informiamo che è partita la convocazione per l’assemblea straordinaria, in data 8 agosto, per approvare lo scioglimento anticipato e la messa in liquidazione della società, senza alcuna informativa e seppur minima fase concertativa con sindacati e dipendenti.

Ci teniamo ad informarLa, visto che all’epoca non era presente, che ISRIM come noto fu fortemente voluto dalla Regione per offrire al territorio una possibilità di crescita in settori poco esplorati fino ad allora.

Dopo un ingente stanziamento iniziale, ISRIM non ha più ricevuto denaro dal Pubblico se non tramite partecipazione a bandi di gara alla stregua di ogni altra impresa e lavorando, d’altra parte attivamente, sul mercato dei servizi avanzati. Quindi ISRIM nel corso di oltre 20 anni si è autonomamente finanziato vantando addirittura crediti verso la Pubblica Amministrazione.

Ha invece subito le scelte del Pubblico quando fu privatizzato, ad un prezzo irrisorio, in favore di un socio senza alcuna eco nel territorio o in ambito nazionale. Era l’inizio del secondo millennio ed ancora la crisi non aveva lasciato il segno, quando si scelse di affidare il destino di 30 ricercatori formati in prestigiose Università italiane ed estere e 32 miliardi di vecchie lire (a tanto ammontava lo stanziamento iniziale per le apparecchiature e la ristrutturazione dei Laboratori) ad un imprenditore locale con una marginale affinità nei settori di competenza di ISRIM .

Poi tutto tacque per anni, il prezzo, irrisorio, non fu neanche pagato per intero e la Regione in prossimità del fallimento dell’imprenditore ed al baratro in cui si trova attualmente ISRIM, come un boomerang, si è vista ritornare la maggioranza della compagine societaria.

Un Amministratore Unico di espressione pubblica per due anni ha pilotato a vista la struttura, la Cassa integrazione è diventata contratto di solidarietà, ora siamo all’atto finale – La messa in liquidazione -.

Basta giocare con il futuro e la professionalità delle persone non possiamo pagare noi il prezzo di scelte scellerate compiute negli anni, non si possono buttare via milioni di soldi pubblici…qualcuno ne dovrà pure rispondere?

Confidiamo che, la volontà, come da Lei espressa, di non disperdere le professionalità di ISRIM e di poterle ricollocare a servizio del territorio, si traduca finalmente in atti concreti e tempestivi.

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