Il Movimento 5 Stelle di Terni chiede chiarezza e trasparenza sul Caos e sulla gestione della rete museale cittadina. In un comunicato i pentastellati chiedono che siano pubblicati tutti i dati e che siano resi pubblici anche i bilanci di Act, l’associazione temporanea di imprese che ha gestito i servizi museali per 5 anni. Viene inoltre chiesto conto del passaggio del Caos da “polo museale” a “centro di arti”, avvenuto, secondo M5S, senza che ne siano stati spiegati i motivi.
Il comunicato del Movimento 5 Stelle di Terni:
“Annunciando, l’11 aprile, la proroga di 6 mesi del bando di gestione della rete museale cittadina, l’assessore comunale alla cultura Simone Guerra ha dichiarato che le strutture comprese nel bando (Caos, anfiteatro, Carsulae) hanno ospitato ‘almeno duecentomila persone’.
Di questo dato non possiamo avere purtroppo alcun riscontro: non sono infatti stati pubblicati i ricavi della rete museale né è possibile accedervi neppure attraverso formale richiesta. Perché Guerra non pubblica i numeri di modo che tutti i cittadini possano verificare quelle che altrimenti rimangono solo dichiarazioni non corroborate, ad oggi, da documenti accessibili da tutti? Perché sul sito del Comune non vengono pubblicati tutti i dati che i gestori sono obbligati dal bando a fornire ogni sei mesi? La nostra opinione è che le statistiche dichiarate dal’assessore alla cultura risultino poco credibili poiché nelle cifre dichiarate da Guerra non è chiaro se possano essere compresi anche coloro che frequentano continuativamente i laboratori per bambini e adulti e altri soggetti, elemento questo che farebbe lievitare i dati. Ci sarebbero inoltre da considerare gli eventi organizzati da associazioni, i convegni e gli incontri per cui si richiede l’uso della Sala dell’Orologio (per svolgere i quali i gestori richiedono un pagamento). Non sempre si tratta di manifestazioni di carattere culturale: vengono infatti ospitati – e dunque conteggiati nelle statistiche dell’affluenza? – i partecipanti a congressi medici, a progetti sociali, a incontri di yoga e di comunità religiose. Per quanto riguarda i dati del Secci è difficile stabilire quanti ingressi siano dovuti all’intraprendenza dei gestori oppure alla determinazione di piccole associazioni che si organizzano e autopromuovono: e qui potremmo ipotizzare altri 450 ingressi in meno al mese quando il teatro è soltanto dato in affitto. E ancora, le residenze artistiche: se per due settimane al mese il Caos ospita tutti i giorni una dozzina di performer, o danzatori, o vidoartisti, si dovrebbe di nuovo puntualizzare dunque che non si tratta di 180 ingressi, per esempio, bensì di 12 che si ripetono immutati per 15 giorni consecutivi.
C’è poi da considerare l’affluenza delle scolaresche: periodicamente ci sono classi di alunni che vengono condotti nei musei per partecipare a laboratori promossi, gestiti e attuati dalla Direzione Sistema Museale.
Dai nostri ipotetici calcoli – ipotetici quanto lo sono quelli di Guerra almeno finché non si presenti al pubblico un documento dei ricavi nel quale sia possibile distinguere le varie voci e tipologie di visitatori della rete museale – l’affluenza “tra i 3000 e i 5000 visitatori” al mese (quindi in media 4000) dichiarata si sgonfierebbe a 57 visitatori al giorno.
C’è poi da sottolineare un aspetto: noi non valutiamo come negativo il coinvolgimento di tutte le categorie che i gestori tentano di far passare come visitatori del polo museale, tutt’altro; valutiamo queste presenze come positive. Ciò che riteniamo offensivo nei confronti dei cittadini è che il Comune strumentalizzi, sotto campagna elettorale, quella che dovrebbe essere una presenza scontata, il ‘minimo sindacale’, come un successo legato alla qualità delle mostre e degli allestimenti proposti e alla ottima gestione fatta dai concessionari della struttura.
D’altra parte, va sottolineato anche che molte delle questioni previste dal finanziamento europeo per il recupero dell’ex Siri in questi anni non sono state fatte o sono state snaturate nella loro essenza. Va ricordato, infatti, che i finanziamenti europei prevedevano sin dall’inizio un polo museale e non un centro di arti. Il Museo Paleontologico avrebbe dovuto trovare posto nella tettoia oggi chiamata ‘Aula lab’; ad oggi è invece ancora ospitato nell’ex chiesa di San Tommaso. Inoltre l’edificio G è chiaramente destinato – secondo il progetto originario – a ‘Museo sezione moderna e attrezzature connesse’ mentre viene oggi utilizzato come centro di produzione di arte contemporanea.
Ci chiediamo perché, dunque, il progetto finanziato dall’Unione Europea sia stato stravolto senza che nessuno verificasse come siano stati effettivamente spesi i fondi pubblici e come mai l’opera di Beverly Pepper, nonostante figuri come voce di spesa nel progetto non sia mai stata installata. Perché – soprattutto – si è improvvisamente convertito un progetto pluriennale da ‘Polo museale’ a ‘Centro arti’ senza darne conto alla cittadinanza?”.