Nel bilancio di previsione 2015 del Comune di Terni ci sarebbe un buco da 16 milioni di euro. Lo riportano alcuni articoli di stampa sostenendo che l’amministrazione comunale starebbe pensando alla vendita dell’ex foresteria di Corso Tacito e ad un maxi aumento delle tasse, oltre a chiedere aiuto finanziario alla Regione Umbria. Tutte ipotesi ufficiose, basate su numeri non ancora definitivi, ma che già incontrano forti critiche da parte delle forze politiche di opposizione.
Il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Thomas De Luca, accusa il Partito Democratico di sprechi passati e chiede le dimissioni del sindaco. Il consigliere comunale di I love Terni, Enrico Melasecche, attacca sulla ventilata vendita dell’ex foresteria. Il capogruppo del M5S al Consiglio regionale, Andrea Liberati, chiede che la Regione non assegni risorse prima di aver approfonditamente verificato lo stato finanziario del Comune di Terni.
DE LUCA La nota di De Luca: “Nel giro di una settimana con la ricontrattazione dei mutui e il piano per il recupero del disavanzo è stato ipotecato il futuro di intere generazioni al fine di mantenere intatto l’attuale status quo del sistema politico. Ora si profila un bilancio 2015 lacrime e sangue con cui si intende scaricare sulla città le responsabilità degli anni passati con aumento della pressione fiscale, tagli ai servizi essenziali e scriteriate privatizzazioni. Queste scelte signor Sindaco vanno ben oltre i limiti del suo mandato politico. Ecco perchè la invitiamo a seguire l’esempio della Grecia: riponga il suo mandato nelle mani dei cittadini e faccia decidere ai ternani se intendano pagare con la propria pelle.
Dopo anni di sprechi, opulenze e propaganda utile a determinare il consenso nelle nicchie di potere di riferimento, senza più consultazioni in vista per i prossimi tre anni, voi, Partito Democratico, presentate il conto a famiglie e imprese. Gli unici a non essere sacrificati o “rimodulati” (come va di moda dire oggi) sono i clientelismi, i privilegi e gli sprechi plateali di risorse pubbliche che rappresentano il collante di un partito dilaniato dalle lotte intestine e dell’intero sistema politico della conca. A ristabilire quindi gli equilibri interni al vostro partito dovrebbe essere il sacrificio della città.
I soldi dei ternani, al contrario della sua percezione, non sono solo pezzi di carta, sono lacrime e sangue delle famiglie. Sono notti insonni e vuoto infinito per chi non riesce ad immaginare il proprio futuro se non come la ripetizione eterna del quotidiano tirare a campare.
Nel ribadire che lei è stato eletto da non più del 20% dei ternani, essendo quindi di fatto in uno stato di carenza di potere per decidere sulla vita e la morte della città, le suggeriamo noi un quesito da proporre ai cittadini: Volete voi accettare di farvi carico della fossa scavata dalla gestione pro-partito del nostro municipio con tagli ai servizi essenziali, aumento della pressione fiscale e svendita dei vostri beni oppure volete che a pagare sia chi fino ad ora non ha mai pagato?
Si faccia questa domanda e si dia una risposta, signor Sindaco”.
MELASECCHE La nota di Melasecche: “Tutti a Terni conoscono la storia di quella palazzina, luogo del potere della vecchia “Terni” che per oltre un secolo ha rappresentato per questo territorio il centro focale di gran parte degli interessi che si muovevano in città. Ma era per la nostra comunità qualcosa di più. Il luogo recondito, chiuso agli sguardi di tutti, dell’alta dirigenza che spesso veniva da lontano e con la città, con il popolo è con la democrazia del territorio non intendeva confondersi.
Costituiva uno dei simboli quindi di cui la città si era appropriata ai tempi della Giunta Ciaurro che l’acquist non come orpello architettonico, non solo come elegante polmone di verde incastonato fra Corso Tacito e Via I Maggio ma come luogo del rilancio di quella Terni Città Universitaria in cui abbiamo creduto ed in cui abbiamo investito molto. Uno degli snodi imprescindibili di un futuro che faceva parte di quel grande ed ambizioso progetto che stava trasformando e modernizzando Terni in termini di attrattività, di stimolo agli investimenti, di centro culturale significativo, di voglia di scommettere su un ritrovato orgoglio cittadino.
Dopo qualche lustro, chiusi ormai corsi di laurea importanti come quello di lingue, di scienze politiche, di scienze per fa formazione cinematografica e televisiva, persa ormai ogni speranza che Terni si potesse consolidare come “Città Universitaria”, questa amministrazione decide di osare persino l’inosabile, vendere cioè uno dei gioielli su cui la giunta di cui rivendico l’appartenenza aveva investito.
Nonostante le nostre ripetute sollecitazioni mai vi è stata trasferita una sede del Polo Universitario, mai, nè la Giunta Raffaelli nè quella Di Girolamo hanno ascoltato i nostri consigli, di dare alla presenza universitaria una organizzazione ed una visibilità di cui il centro storico aveva ed ha un bisogno primario. Nulla di tutto questo.
Cosa aggiungere? Quando la pochezza delle idee, quando le pezze al sedere che ormai contraddistinguono questa fase storica tristissima di recessione nella recessione sono ormai la regola anche la vendita di quella sede storica e prestigiosa diventa un fatto di ordinaria, banale amministrazione.
Dopo anni di sprechi, di assalto alla diligenza fatto di troppi appalti senza gara, di appalti con gare discutibilissime che profumano molto di “mafia capitale”, di inutili spese, creando sedi faraoniche di centri sociali il cui costo è di gran lunga superiore all’incasso che la vendita della palazzina produrrà, ecco l’esito finale è quasi scontato.
Il sindaco Di Girolamo passerà alla storia prima per avervi insediato, in vece del cuore pulsante dell’Università, il centro sociale del compagno Mario Andrea Bartolini, cui segue, a pochi mesi di distanza, la vendita ad una Fondazione sempre più considerata quale proprio bancomat, a copertura di errori, di spese assurde, come quella ripetuta sulla Fontana di Piazza Tacito, trattata per oltre un decennio come una pattumiera.
Sorge spontanea la domanda: fino a quando la società civile ternana continuerà a tollerare questo volo radente, questa modestia di iniziative e di valori, questa incapacità di far sognare una comunità che in altri momenti ha espresso ben altri progetti ed una classe dirigente tutt’altro che remissiva? Quando si portano al banco dei pegni anche i gioielli di famiglia la strada del fallimento è segnata, ISRIM docet”.
LIBERATI La nota di Liberati: “Notizie di stampa descrivono la pretesa da parte del Comune di Terni per un sostegno finanziario della Regione dinanzi al clamoroso ‘buco’ che starebbe emergendo nelle casse dell’Ente locale: la Regione si astenga però dall’assegnare risorse ‘su richiesta’, ma verifichi approfonditamente lo stato finanziario del Comune di Terni prima dell’ennesimo gioco di prestigio del sindaco Di Girolamo, gioco che stavolta andrebbe a carico delle tasche di tutti i cittadini umbri. Eventuali illegalità finanziario-amministrative da parte di Palazzo Donini saranno segnalate nelle più opportune sedi.
Resta totalmente immorale che la giunta comunale della Città dell’Acciaio, dopo aver messo in campo negli anni passati misure creative e spericolate che già prefiguravano una situazione disastrosa delle casse di Palazzo Spada, oggi reclami altri soldi da tutti gli umbri, senza aver mai aggredito gli sprechi, anzi dopo dubbie assegnazioni di gare milionarie costruite su misura e costose prorogatio di bandi da tempo scaduti, manovre portate avanti spesso in plateale conflitto di interessi, in un contesto di preoccupanti amicalità, e senza mai andare a reperire risorse laddove ve ne sono in abbondanza, a partire da quelle multinazionali dell’idroelettrico cui regaliamo 100.000 euro al giorno grazie al compiacente mancato adeguamento dei canoni concessori.
I nodi di una pessima gestione –peraltro non nuova in Umbria, dopo i casi di Spoleto, Perugia, ecc.- ora vengono al pettine anche nella Conca. A pagarne lo scotto finora erano solo famiglie e imprese ternane, ma adesso si vorrebbe che le marchette di qualche ras di provincia fossero saldate da tutti: la Regione verifichi seriamente la solvibilità dell’ente attraverso le alte competenze di un istituto specializzato, estraneo a interessi politici e partitici.
Era già emerso un mese e mezzo fa un buco ‘tecnico’ di 53 milioni di euro a fronte di crediti tutti da accertare. La Regione acquisisca i dati e decida senza indugiare sulla comune appartenza al PD, guardando alla sola realtà dei fatti: è già in sé allarmante che, dopo infiniti sperperi, al Municipio di Terni non basti vendere i gioielli di famiglia, e nemmeno alzare ulteriormente le tariffe, ricalibrando all’insu tutto il resto. Una vergogna.
Al Comune dichiaratamente già mancherebbero almeno 16 milioni. L’impressione è però che si tengano perfino bassi: sia allora fatta piena luce, individuando i responsabili e accertando le relative colpe anche a opera della Procura della Corte dei Conti e delle altre autorità che noi stessi attiveremo nelle prossime ore”.
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