Ufficializzata la joint venture tra Tata e Thyssenkrup, AST rimene fuori dall’accordo. Rossi (PD): “il governo intervenga”

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L’obbiettivo è di quelli importanti, creare il secondo polo produttore d’acciaio d’Europa, e farlo puntando su qualità e tecnologia. Ma da quel che sembra Terni non sarà inclusa nel progetto.

È questo che si evince del memorandum siglato oggi tra Thyssenkrupp e Tata Steel per fondere le proprie attività europee nel settore dell’acciaio, e come si legge in una nota ufficiale, “le attività di material services, tra cui Acciai Speciali Terni, non sono interessate alla joint venture.”

“Per quanto riguarda thyssenkrupp – continua la nota ufficiale della società tedesca –  l’accordo coinvolge la business area Steel Europe e prevede una joint venture paritetica (al 50%) che sarà finalizzata nel 2018 e sinergie annuali tra i 400 e i 600 milioni di euro. La nuova società, con sede in Olanda, avrebbe vendite pro-forma di circa 15 miliardi di euro,
circa 21 milioni di tonnellate di spedizioni in acciaio ogni anno e circa 48.000 dipendenti in 34 siti.”

“Attraverso questa joint venture – ha commentato l’amministratore delegato di thyssenkruup AG Heinrich Hiesinger –  vogliamo offrire alle attività europee nel settore dell’acciaio di thyssenkrupp e Tata un futuro duraturo. Abbiamo deciso di affrontare le sfide strutturali dell’industria siderurgica europea, attraverso la creazione di un player forte” sottolinea Hiesinger.

“Negli ultimi anni l’industria siderurgica ha affrontato enormi sfide in Europa, stretta tra problematiche economiche e politiche che riguardano in particolare i difficili rapporti commerciali con la Cina: vi è una sovraccapacità strutturale nell’offerta e una pressione d’importazione costante che grava su tutti i produttori europei.

“In Tata – ha aggiunto Hiesinger – abbiamo trovato un ottimo partner sia a livello strategico che culturale. Condividiamo un chiaro orientamento alle prestazioni e la stessa comprensione della responsabilità imprenditoriale verso la forza lavoro e la società”.

“Entrambi i partner aspirano alla leadership di qualità e tecnologia nell’ industria siderurgica europea e sviluppano continuamente prodotti e soluzioni innovative per i clienti. Thyssenkrupp e Tata hanno un DNA culturale ugualmente caratterizzato dalla volontà di abbracciare i cambiamenti al fine di garantire il loro futuro.”

Sull’accordo aveva già espresso le sue preoccupazione il senatore democratico Gianluca Rossi, e continua ad esprimerle anche dopo l’ufficialità dell’accordo:

“Terni, in particolare, ha già pagato il conto di accordi non industriali ed ha subìto tagli e ripercussioni sociali, per cui si chiariscano senza ‘pacche sulle spalle’ le ragioni per cui non saremo coinvolti dall’accordo. ”

“Si manifestino chiaramente – continua Rossi – i piani di ThyssenKrupp, senza lasciarci nuovamente in balia di fumosità. Le domande sono sempre le stesse: poiché in TK rimarrà solo Terni come produzione inox, si dica con quali prospettive e con quale proprietà.

“Inoltre – prosegue il senatore – è da chiarire se gli annunciati tagli di personale (2000 per TK) riguarderanno solo i siti tedeschi o se a Terni verremo nuovamente coinvolti, cosa che, dopo la vicenda del 2014, sarebbe inaccettabile oltre che improponibile, pena un ridimensionamento strategico del sito ternano.”

“Per tali ragioni – conclude Rossi – sono auspicabili chiarimenti e interventi del Governo tesi a chiarire quanto ora messo nero su bianco.”

 

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