Che fine ha fatto la banca del cordone ombelicale di Terni? L’ambizioso progetto per la conservazione delle cellule staminali, stando alle parole della presidente dell’Umbria, Marini, sarebbe dovuto essere attivo già da due anni, a partire dai primi mesi del 2011; con esso sarebbe dovuto sorgere anche un centro per lo studio dell’applicazione terapeutica delle cellule staminali. Ad oggi è invece ancora tutto fermo, dimenticato, con investimenti già effettuati che rischiano di diventare risorse sprecate.
A partecipare all’avvio del progetto per la banca fu il compianto primario di ematologia dell’ospedale di Terni, Giampaolo Palazzesi, scomparso il 10 settembre scorso (qui l’articolo). In concomitanza con la conservazione delle cellule sarebbe poi dovuta sorgere una struttura edilizia da dedicare alla ricerca sulle cellule staminali: struttura che sarebbe dovuta essere diretta dal dottor Angelo Vescovi.
Nel 2009, in un comunicato rilanciato dal Comune di Terni veniva spiegato che “il cordone ombelicale, attraverso il quale la mamma nutre il proprio bambino, viene usualmente gettato dopo il parto. Il sangue del cordone ombelicale e della placenta è, però, ricco di cellule staminali del tutto simili a quelle del midollo osseo, che hanno un ruolo fondamentale nella cura di gravi malattie del sangue. Queste cellule sono utilizzate, in particolare, nel trapianto per leucemie e linfomi, malattie congenite e metaboliche. Ad oggi possono essere curate con il trapianto di cellule staminali del cordone ombelicale più di 70 malattie e, in futuro, questo numero è destinato a crescere”.
A dicembre 2009 si parlava di “ritmo spedito” anche per la realizzazione del Centro di ricerche sulle cellule staminali. Si parlava di 10 milioni di euro reperiti “grazie all’intervento dell’ex vescovo di Terni, Vincenzo Paglia”, risorse necessarie a far partire l’attività di ricerca e sperimentazione del Centro. “La sede è quasi pronta – affermava Domenico Rosati, presidente dell’Ater, istituto che aveva investito 8 milioni di euro per la ristrutturazione della palazzina – stiamo verificando l’agibilità e siamo in attesa di alcune certificazioni, ma riteniamo che all’inizio del 2010 tutto l’iter sarà completato”.
Il 25 giugno 2012 all’ospedale di Terni, per la prima volta al mondo, erano state trapiantate cellule staminali cerebrali nel midollo di un giovane affetto da Sla, un intervento coordinato da Vescovi ed eseguito dall’equipe diretta dal neurochirurgo Sandro Carletti dell’ospedale ternano (qui l’articolo). Un intervento definito storico, che sta andando avanti per la propria strada ma che non ha fatto riaccendere la luce sul progetto delle staminali. Luce che anzi sembra essersi spenta definitivamente con la morte di Palazzesi.
Ora in un’interrogazione urgente, il consigliere comunale Udc Enrico Melasecche, ripercorre alcune tappe della vicenda e chiede notizie al sindaco di Terni. Questa l’interrogazione:
“Oggetto: “Cellule staminali”, ragioni del forte ritardo nell’utilizzo del nuovo edificio dedicato alla ricerca ed alla produzione; sorti della “banca del cordone ombelicale”
PREMESSO
– che vari anni fa fu, con approfondimenti ampi e ripetuti, progettata, finanziata e poi realizzata la struttura edilizia da dedicare specificatamente alla ricerca sulle cellule staminali del dottor Vescovi che doveva in breve diventare uno dei centri mondiali dedicati a combattere le malattie neurovegetative mediante appunto l’uso di quel tipo di cellula;
– che fu a tal fine ristrutturata la vecchia palazzina c.d. “delle Milizie” collocata a poche decine di metri dall’Ospedale S.Maria, di proprietà dell’ATER, che intervenne con una pesante quanto costosa ristrutturazione in vista proprio di tale importante utilizzo;
– che l’accordo stipulato all’epoca fu chiuso con l’Azienda Ospedaliera, che si sarebbe fatta carico del canone di locazione e non si sa bene di quali altre spese, in ragione del progetto che doveva non solo affrontare in modo serio ed organico tale fronte di ricerca ma anche, così fu pubblicamente assicurato, assumere circa duecento giovani ricercatori, si disse, “in gran parte ternani, in alternativa alle acciaierie che erano in calo di occupati”;
TENUTO CONTO
– che, dopo anni di forte promozione di tale progetto, non ci risulta ad oggi che tale struttura sia mai stata attivata nè che sia stata mai accreditata formalmente per poter svolgere tale attività, anzi, sembra calato misteriosamente il silenzio della politica mentre il Dott. Vescovi ha nel frattempo assunto importanti funzioni presso l’Ospedale di S. Giovanni Rotondo;
– che non vorremmo che le somme fin qui investite corrano il rischio di essere state spese invano, diventando quella palazzina l’ennesima cattedrale nel deserto, come accaduto per Papigno e per il Centro Multimediale, esempi di pessima amministrazione e di dissipazione di risorse europee ma anche di debiti regionali e comunali che la città, per la sua parte, è oggi costretta ad onorare;
– che la Banca regionale del cordone ombelicale, collocata all’interno dell’Ospedale, doveva lavorare in sinergia o addirittura forse insediarsi anch’essa nella struttura dedicata alle cellule staminali;
– che anche questa seconda realtà, promossa e diretta dal compianto dottor Palazzesi, primario in quiescenza del dipartimento ospedaliero di ematologia, prevedeva investimenti di una certa rilevanza, illustrati proprio a Palazzo Spada qualche anno fa dallo stesso dirigente;
– che si apprende proprio questi giorni dalla stampa che la stessa sarebbe inspiegabilmente in fase di abbandono;
SI CHIEDE AL SINDACO DI CONOSCERE
– in considerazione:
– dei compiti fondamentali di promozione e coordinamento del primo cittadino di tutte le iniziative pubbliche sul territorio e del fatto che siamo quasi al termine di questo mandato quinquennale;
– della fortissima attesa da parte della città, sia in ordine alla possibilità di assunzione di ricercatori, tecnici e personale vario sia dei molti pazienti e delle loro famiglie nei confronti dei quali si è ingenerata una forte speranza di guarigione o comunque di miglioramento delle proprie condizioni grazie a quella inizitiva:
1)- data di inizio e conclusione prevista dei lavori della struttura edilizia per la ricerca sulle cellule staminali;
2)- costi di progettazione e realizzazione fin qui sopportati ed a carico di quale Ente;
3)- quali dotazioni tecnologiche mancano, quanto costano, quando verranno fornite e a carico di chi per poter finalmente vedere operante tale centro di ricerca di avanguardia mondiale;
4)- quali sono le ragioni per cui la nuova fiammante struttura non è ad oggi utilizzata;
5)- a quanto ammontano i canoni di locazione che andranno a remunerare l’investimento dell’ATER e quale importo è già stato pagato, a meno che ad oggi non si sia fatta carico di questi la stessa ATER;
6)- se sono almeno state iniziate le pratiche di accreditamento previste dalla legge con il Ministero della Sanità per potervi trasferire il centro di ricerca attualmente insediato al terzo piano del Santa Maria;
7)- in quale data si prevede l’inizio della operatività scientifica e produttiva a pieno regime in tale edificio;
8)- se sia possibile una visita alla stessa da parte dei consiglieri comunali per verificare di persona lo stato dell’arte e, possibilmente, una audizione dello stesso Dott. Vescovi per apprendere dalla sua viva voce il reale stato delle cose;
9)- quanti dipendenti ha attualmente il centro di ricerca insediato in ospedale e quando si prevede siano assunti gli altri ricercatori e dipendenti;
10)- con quali risorse verrà finanziato tale centro: se nazionali, regionali, universitarie, ospedaliere o private, se derivanti queste dall’utilizzo dei brevetti e della produzione delle staminali stesse;
11)- quali è quanti trapianti di cellule staminali siano stati in questi anni attivati con risultati si spera confortanti su cui non si conoscono ad oggi se non notizie generiche date dalla stampa e che viceversa andrebbero divulgati per doverosa informazione scientifica e per dare merito di una inizaitiva di tale livello;
12)- come si colloca nell’ambito della riforma sanitaria regionale quel centro e quella struttura”.