Lunedì mattina, per la prima volta al mondo, sono state trapiantate cellule staminali cerebrali nel midollo di un giovane affetto da Sla. L’intervento è stato coordinato da Angelo Vescovi, direttore dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Pio, a San Giovanni Rotondo (Foggia) ed eseguito dall’equipe diretta dal neurochirurgo Sandro Carletti dell’ospedale Santa Maria di Terni. La speranza di sconfiggere la sclerosi laterale amiotrofica parte da qui.
Le cellule staminali sono state prelevate da un feto abortito spontaneamente, coltivate e poi impiantate nel paziente, un 31enne di Novara. Il giovane “sta bene. E’ di ottimo umore, mangia, bene e respira bene”, ha detto Vescovi. E’ stato colpito dalla malattia tre anni fa, ha problemi a braccia e gambe e ad articolare le parole, ma è autonomo nella respirazione. Resterà in ospedale ancora per alcuni giorni. Il 31enne è il primo di un gruppo di 18 pazienti arruolati nella stessa sperimentazione. Lo studio è alla fase 1, ossia teso a verificare la sicurezza della tecnica.
Le cellule staminali prelevate dal cervello del feto sono state trasferite nel paziente per mezzo di tre iniezioni nel lato sinistro del midollo spinale lombare, ciascuna da 15 millesimi di millilitro e con circa due milioni e mezzo di cellule staminali cerebrali. Le cellule sono state iniettate vicino alle cellule nervose che controllano il movimento (motoneuroni), che nella Sla muoiono gradualmente, paralizzando progressivamente i muscoli fino a causare la morte del paziente.
A fine luglio sarà la volta dell’intervento sul secondo paziente e poi di tutti gli altri, mediamente a cadenza mensile. Questa prima fase della sperimentazione potrebbe quindi essere conclusa entro due anni. Dal suo esito dipenderà il seguito della ricerca, con una fase 2 che dia le prime risposte sull’efficacia. “Non e’ escluso – ha detto Vescovi – che, una volta noti i risultati di questa prima fase della sperimentazione, quindi fra almeno due anni, non si possano trattare i primi pazienti con la sclerosi multipla”.
Le cellule sono state prodotte nella Banca delle Staminali Cerebrali di Terni e poterne ottenere una quantità tanto grande a partire da un piccolo frammento di tessuto è stato possibile grazie alla tecnica messa a punto alla fine degli anni ’90 dallo stesso Vescovi, che allora lavorava nell’università di Milano Bicocca. Un ambiente chimico ricreato artificialmente ha dimostrato di essere in grado di stimolare la moltiplicazione delle cellule staminali al punto che da un frammento di tessuto minuscolo come una punta di spillo se ne possono ottenere circa 50.000. La quantità di cellule ottenuta dallo stesso feto, ha detto Vescovi, sarà sufficiente per l’intera sperimentazione. “Anche da un singolo donatore – ha detto Vescovi – è possibile generare cellule sane senza problemi. Con una piccola quantità di tessuto potremmo teoricamente trattare almeno cento pazienti”.
La sperimentazione avviata lunedì potrebbe diventare una dimostrazione di principio capace di aprire la strada anche a sperimentazioni su altre malattie degenerative. La sperimentazione in corso è, di fatto, una sorta di banco di prova della tecnica di coltivazione e moltiplicazione delle cellule staminali nervose fetali elaborata da Vescovi. “Se si dimostrasse sicura – ha detto – sarebbe già una cosa stupenda”. In questo caso si tratta di verificare che cellule “addestrate” a moltiplicarsi indefinitamente non possano provocare tumori.
Se la tecnica fosse sicura, spiega ancora Vescovi, “aprirebbe la strada a sperimentazioni su tante altre malattie: oltre alla Sla e alla sclerosi multipla potrebbe essere testata sull’Alzheimer e il parkinson, su alcune malattie metaboliche come la leucodistrofia metacromatica e la malattia di Sandhoff, o ancora l’ischemia cerebrale”.
Il commento del professor Sandro Carletti: https://ternioggi.it/sla-trapianto-staminali-professor-carletti-da-oggi-si-apre-nuova-frontiera
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