Il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, già ad ottobre 2013 era a conoscenza dei dati sugli alimenti contaminati da diossina, li aveva ricevuto dall’Ausl2, ma li ha taciuti. Quando, diversi mesi dopo, sono stati reperiti e diffusi da Italia Nostra, il Comune ha negato di averne mai preso visione. E’ la ricostruzione del Movimento 5 Stelle, dopo le dichiarazioni che il direttore generale dell’Ausl2, Sandro Fratini, ha rilasciato giovedì scorso alla seconda commissione consiliare.
In commissione Fratini è stato incalzato dalle domande del consigliere pentastellato Thomas De Luca: “La Ausl ha comunicato i dati al Comune di Terni? Dal 2011 al 2014 il sindaco era al corrente delle informazioni?”. “Io – ha risposto a fatica Fratini – posso riferire per ottobre 2013. Nel 2013 i dati erano sicuramente a conoscenza di tutti”. Una dichiarazione che smentisce clamorosamente quanto sostenuto dal Comune. Lo scorso 6 settembre infatti, l’assessore all’Ambiente, Emilio Giacchetti, in merito alla diossina riscontrata in alcuni campioni di uova, dichiarava: “Occorre doverosamente sottolineare che i risultati ufficiali, e soprattutto le specifiche relative ai criteri di campionamento non sono ancora stati trasmessi alle istituzioni locali e che in tal senso formuleremo una richiesta urgente alla direzione della Ausl2”.
Oggi il vice presidente di Italia Nostra Umbria, Andrea Liberati, rende noto di aver scritto all’ordine dei medici chiedendo una sanzione nei confronti di Di Girolamo (che è medico di base). Scrive tra l’altro nella lettera (che è riportata integralmente più in basso in questo articolo): “Secondo dichiarazioni rilasciate giovedì in Commissione consiliare comunale da parte del medico, dr. Sandro Fratini, direttore sanitario ASL 2 Umbria, il medico-sindaco di Terni, dr. Leopoldo Di Girolamo, sarebbe a conoscenza da circa un anno della contaminazione di diossine e PCB formalmente attestata negli alimenti (50% c.a dei prelievi di latte ovicaprino e uova su Terni oltre il livello di azione per diossine/PCB): è necessario procedere a immediati riscontri, perché, se così fosse, il dr. Di Girolamo non si sarebbe tempestivamente adoperato per una ‘pertinente comunicazione sull’esposizione e sulla vulnerabilità a fattori di rischio ambientale (…)’ (art. 5, CDM), salvo altro”.
ALIMENTI CONTAMINATI, UN RIEPILOGO La vicenda di diossina, Pcb e metalli pesanti negli alimenti si arricchisce quindi di un nuovo, opaco, capitolo. Una vicenda del tutto sconosciuta fino al 4 marzo 2014, quando Italia Nostra Terni e WWF Umbria avevano parlato di “dati segreti da tre anni”. Il giorno seguente Fratini aveva risposto sostenendo l’assenza di rischi per la salute e le due associazioni avevano replicato chiedendo, anche con una petizione online, la pubblicazione di tutti i documenti. I primi dati erano saltati fuori soltanto ad agosto: quelli riferiti ad alcuni campioni di uova. Il 6 settembre c’era stato il primo intervento di Giacchetti ricordato poco sopra; lo stesso assessore il 9 settembre aveva scritto all’Ausl chiedendo approfondimenti. L’11 settembre, in merito alle uova contaminate, Fratini aveva dichiarato: “Poi dovremo capire da che cosa è stata causata la diossina. Di questi composti, infatti, ne esistono di vari tipi anche perché la diossina può sprigionarsi pure dalle semplice bruciatura di una busta di plastica o dei sacchi di mangimi. Cose che avvengono in campagna”. Il 24 settembre Italia Nostra, WWF e Comitato No Inceneritori, avevano diffuso ulteriori dati sulla contaminazione delle uova. Il 7 ottobre le stesse associazioni avevano diffusi altri dati svelando la contaminazione di latte ovi-caprino (due giorni prima Italia Nostra aveva parlato anche di “insalata al cromo”). Il 27 ottobre un’inchiesta del Gr di Radio Rai Uno aveva portato a galla la contaminazione delle olive prelevate nei pressi della discarica Ast. Il 30 ottobre Di Girolamo e Fratini, in una conferenza stampa congiunta, avevano sostenuto che, in merito ai dati sulle olive, non ci fosse alcun elemento preoccupante.
LETTERA A ORDINE DEI MEDICI La lettera che Andrea Liberati (vice presidente di Italia Nostra Umbria e presidente di Italia Nostra Terni) ha inviato all’ordine dei medici di Terni:
“Gentili signori,
il Codice di Deontologia Medica (CDM) all’art. 1 regola i comportamenti assunti anche “al di fuori dell’esercizio professionale quando ritenuti rilevanti e incidenti sul decoro della professione”.
All’art. 5 è ricordato come “Il medico, nel considerare l’ambiente di vita e di lavoro e i livelli di istruzione e di equità sociale quali determinanti fondamentali della salute individuale e collettiva, collabora all’attuazione di idonee politiche educative, di prevenzione e di contrasto alle disuguaglianze alla salute e promuove l’adozione di stili di vita salubri, informando sui principali fattori di rischio. Il medico, sulla base delle conoscenze disponibili, si adopera per una pertinente comunicazione sull’esposizione e sulla vulnerabilità a fattori di rischio ambientale e favorisce un utilizzo appropriato delle risorse naturali, per un ecosistema equilibrato e vivibile anche dalle future generazioni”.
L’art. 2 del medesimo CDM avverte che “L’inosservanza o la violazione del Codice, anche se derivante da ignoranza, costituisce illecito disciplinare, valutato secondo le procedure e nei termini previsti dall’ordinamento professionale”.
Inoltre, ogni medico, all’atto del giuramento, richiamando il rispetto delle regole deontologiche, promette “di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione”.
Tali premesse sono utili alla luce delle notizie rese note in queste ore.
Secondo dichiarazioni rilasciate giovedì u.s. in Commissione consiliare comunale da parte del medico, dr. Sandro Fratini, direttore sanitario ASL 2 Umbria, il medico-sindaco di Terni, dr. Leopoldo Di Girolamo, sarebbe a conoscenza da circa un anno della contaminazione di diossine e PCB formalmente attestata negli alimenti (50% c.a dei prelievi di latte ovicaprino e uova su Terni oltre il livello di azione per diossine/PCB): è necessario procedere a immediati riscontri, perché, se così fosse, il dr. Di Girolamo non si sarebbe tempestivamente adoperato per una “pertinente comunicazione sull’esposizione e sulla vulnerabilità a fattori di rischio ambientale (…)” (art. 5, CDM), salvo altro.
Si consideri che, nel corso dei mesi seguenti e fino all’esplosione pubblica della vicenda nel settembre 2014, il medico-primo cittadino ha viceversa sempre rassicurato sulla qualità ambientale della città di Terni, come da semplice ricognizione della rassegna stampa al riguardo.
Tutto ciò premesso la sottoscritta associazione chiede alla S.V. di avviare gli accertamenti del caso, verificando le circostanze e assumendo le relative informazioni per poi valutare le condotte intraprese esclusivamente al di fuori dell’esercizio professionale (art. 1, CDM cit.) nella qualità di pubblico ufficiale-sindaco, considerandone tuttavia i comportamenti anche alla luce dell’elevata contaminazione da metalli pesanti nell’aria, nei suoli, nelle acque di falda della discarica Thyssen e in alcuni alimenti tal quali, come attestato da ARPA e ASL Umbria, e denunciato a più riprese da associazioni ambientaliste e dalla stampa nazionale e locale.
Su un piano meramente amministrativo “Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, provvedimenti contingibili e urgenti al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana. I provvedimenti di cui al presente comma sono tempestivamente comunicati al prefetto anche ai fini della predisposizione degli strumenti ritenuti necessari alla loro attuazione”, art. 54 TUEL.
Inoltre, ai sensi dell’art. 50 TUEL, “In caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunità locale”. Il medico-sindaco non ha ritenuto di adottare alcuna misura al riguardo, pur essendo stato asseritamente edotto da tempo di una contaminazione invero diffusa, secondo quanto riportato dal dr. Fratini e attestato nei relativi campioni di prova.
In ipotesi, per le SS.UU. della Corte di Cassazione (sent. 8239/93), quando un comportamento lesivo dei doveri del dipendente pubblico (cui è assimilabile lo status dell’amministratore locale, al di là della posizione di medico condotto dell’interessato) costituisca contemporaneamente un contegno lesivo delle norme etico-sociali, l’Ordine ha il potere di intervenire disciplinarmente e non vi sarà una sovrapposizione di competenza quando il fatto concretizza anche un illecito deontologico inerente i doveri d’Iscritto all’Albo, seppure avvenuto in attività svolta in adempimento degli obblighi connessi al rapporto di impiego con la pubblica amministrazione.
Ancora, la Corte di Cassazione civile, sezione III, (sent. 6469/2000), ha stabilito che “…va riconosciuta la competenza dell’Ordine professionale ad irrogare sanzioni disciplinari per comportamenti contrari alla deontologia professionale ai soggetti che, iscritti all’Albo, siano contemporaneamente dipendenti di una Pubblica Amministrazione. Il professionista, finché conserva l’iscrizione all’albo, è infatti tenuto all’osservanza di obblighi non soltanto nei confronti dell’Amministrazione dalla quale dipende, ma anche nei confronti dell’Ordine al quale appartiene in relazione a quel complesso di norme etico sociali che costituiscono la deontologia professionale, atteso che si tratta di obblighi di comportamento che ineriscono allo stesso soggetto, anche se si pongono su piani diversi (…) (sent. 6018/79; 12165/93)”.
Per tutti questi motivi la sottoscritta associazione, stabilita l’ufficialità delle dichiarazioni del dr. Sandro Fratini e alla luce dello stato ambientale più latamente inteso e summenzionato, richiede i necessari approfondimenti da parte di codesto Ordine, con espressa domanda di sanzione sotto forma di censura o, in subordine, di avvertimento, conformemente al D.P.R. 221/50, art. 40, qualora le violazioni al citato CDM fossero riconosciute fondate.
La scrivente associazione ritiene altresì di essere in possesso di prove documentali utili alla definizione del caso, ponendole a disposizione su richiesta dell’organismo in epigrafe”.
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