Ast, Bentivogli: ”Fare di tutto per accordo”, Landini: ”Referendum”, Delrio: ”Accordo a un passo”

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Bentivogli fim-cislAlla vigilia dell’incontro al Mise in cui potrebbe arrivare l’accordo per il piano industriale dell’Ast, sindacati e Governo mostrano grande agitazione. Già ieri era andato in scena uno scontro a distanza tra il leader della Fiom, Maurizio Landini, e il sottosegretario alla presidenza, Graziano Delrio. Oggi i toni sembrano più pacati ma le posizioni restano distanti: il Governo spinge per un accordo a tutti i costi, la Fiom è invece disposta a firmare solo se avrà tutte le garanzie richieste, gli altri sindacati mostrano una grande volontà a raggiungere l’accordo.

Questa mattina il segretario nazionale Fim-Cisl, Marco Bentivogli è stato a Terni ed a margine di una riunione degli iscritti, ha detto: “E’ ovvio che non c’è un accordo a tutti i costi, ma la nostra determinazione è fare di tutto perché si arrivi a fare un accordo, dopo 35 giorni di lotta ad oltranza è importante iniziare a vedere i primi risultati”. Tornando sulle dichiarazioni di ieri di Landini (aveva affermato: “Non si può fare un accordo a tutti i costi”), Bentivogli ha detto: “E’ chiaro che l’accordo deve essere sostenibile e su questo, sulle posizioni della mediazione, c’è unità totale di tutti, di tutto il movimento sindacale”. Sulla rimodulazione dello sciopero programmata dalle rsu, Bentivogli ha sostenuto che si tratta di una “decisione unitaria, non un atto di debolezza ma un atto di forza: bisogna sempre fare le lotte più efficaci che costino meno dal punto di vista salariale ai lavoratori”.

LE RICHIESTE DEL SINDACATO Secondo il leader Fim, “sul piano industriale per Ast ci sono stati notevoli passi in avanti, mentre restano aperte questioni relative alla distanza sul salario, sull’integrativo da riconoscere dopo la disdetta di tutti i contratti aziendali. Per noi è molto importante che si elimini l’automatismo sui licenziamenti, la famosa clausola finale che prevede che per i futuri 24 mesi, qualora non ci siano quelli che aderiscono volontariamente all’uscita, siano automaticamente licenziati”. L’altro aspetto fondamentale per i sindacati “riguarda una clausola sociale di salvaguardia per tutte le ditte in appalto”.

LANDINI: REFERENDUM Poco dopo Landini, a Cagliari per la manifestazione dei metalmeccanici, ha ribadito la posizione della Fiom: “La richiesta dell’azienda è quella di farci firmare i licenziamenti. Noi non abbiamo nessuna intenzione di firmare. Nemmeno un dimezzamento del salario. Domani lavoreremo ancora su questo fronte. Qualsiasi decisione andrà presa con il consenso di lavoratrici e lavoratori. Qualsiasi decisione sarà presa con un referendum”.

DELRIO Sono poi arrivate le dichiarazioni di Delrio: “Credo che nessuno più possa permettersi di non valutare nel merito le proposte”. Perché “nel merito l’accordo è a un passo”. Un appello a Landini? “No è un appello a tutti, a azienda e sindacati a chiudere la trattativa. L’azienda ha bisogno di ricominciare a produrre quattro settimane di sciopero metterebbero a rischio il sito. E’ un appello alla ragionevolezza, a mettersi a sedere e continuare a discutere. Si può discutere continuando a far lavorare la fabbrica”.

Ha detto ancora Delrio: “La trattativa di Terni è una trattativa che credo debba trovare una svolta. Posso dire con assoluta certezza di dati che l’attuale piano industriale aiuta a mantenere occupazione, sito produttivo, tutte e due le linee, c’è il trasferimento di Torino, c’è l’assenza dei 530 licenziamenti con una mobilità volontaria, e quindi credo che su queste basi l’accordo sia possibile e a portata di mano. Spero che tutti abbiano a cuore prima di tutto il bene delle famiglie di Terni e quello del sito industriale e del territorio ternano perché altre valutazioni di tipo più generale, che non riguardino esattamente la trattativa in corso, andrebbero a portare esiti difficili”.

Aggiornamento ore 13,40: VINTI L’assessore regionale umbro Stefano Vinti, Prc, condivide la posizione espressa dal segretario della Fiom, Maurizio Landini, in merito alla vicenda dell’Ast di Terni, quando afferma che “non si può fare un accordo a tutti i costi”. “La vertenza – sostiene Vinti – assume i connotati di una lotta che non riguarda solamente i lavoratori e il territorio del ternano. Vengono al redde rationem tutte le contraddizioni degli ultimi anni: da un lato la rinuncia del nostro Paese ad avere una propria politica industriale a vantaggio di multinazionali che hanno fatto il bello e il cattivo tempo; dall’altra la continua aggressione ai diritti e alle tutele dei lavoratori a cominciare dall’indebolimento della contrattazione nazionale per arrivare alla manomissione dell’art. 18. Per questo le dichiarazioni di Landini sono condivisibili soprattutto per quanto riguarda la firma di un accordo che deve prevedere la continuazione della produzione dell’acciaio a Terni, la rinuncia da parte dell’azienda ai licenziamenti e il rafforzamento delle tutele che riguardano le condizioni di lavoro degli operai delle acciaierie e dell’indotto. Il non accettare qualsiasi tipo di accordo, – ha concluso Vinti – va di pari passo con la consapevolezza che il buon esito della vertenza Ast-TK rappresenterebbe un traguardo importante per tutti i lavoratori italiani che, in questa fase, stanno pagando i costi più alti della crisi economica”.

Aggiornamento ore 18: Sulla vertenza Ast “vogliamo arrivare ad un accordo condiviso da tutti, obiettivo in cui crediamo”: così il segretario nazionale della Uilm, Mario Ghini, parlando a Terni a margine della riunione degli iscritti. “La trattativa è difficile – ha detto ancora Ghini – abbiamo fatto tanti passi in avanti, manca ancora un passettino, ma come al solito spesso è quello più difficile. Sta alla capacità di tutti noi trovare le soluzioni migliori”.

Secondo Ghini dovrà essere affrontata ulteriormente la “questione salariale, perché non è ancora sufficiente quello che è sul tavolo”, anche se “ditte terze e clausola di salvaguardia dell’azienda rispetto alle 290 eccedenze sono i due punti più delicati della partita”. Il nodo degli esuberi, in particolare, “è uno scoglio che in termini economici non ha ritorni, però è diventato ormai un simbolo da una parte e dall’altra, quindi rischiamo di buttare all’aria una trattativa per una questione di principio”.

Aggiornamento ore 19,35: In serata Delrio ha rilasciato un’altra dichiarazione sull’Ast. A margine a margine della riunione dei ministri Ue dello sport, ha sostenuto che sull’Ast “dall’Europa non ci aspettiamo altro rispetto a quello che ha già garantito e cioè che garantisca l’impegno assunto a suo tempo di valorizzare il sito produttivo”.

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