L’ultimo atto di Marco Pucci prima di costituirsi ed andare in carcere dopo la conferma della condanna per il rogo Thyssen Krupp del 2007, è stata una lettera al sito “Fino a prova contraria”, “un movimento di persone – professionisti di diversi settori, dall’impresa alla comunicazione, nonché esperti di diritto – che intendono promuovere una vera e propria riforma del sistema giudiziario italiano. Siamo cittadini liberi che vogliono vivere in un Paese libero. Crediamo nello stato di diritto, nella democrazia e nel valore insopprimibile della funzione giudiziaria. Vogliamo una giustizia che rispetti la vita delle persone. Una giustizia che non ci tratti da presunti colpevoli, che non leda la libertà personale e i diritti di proprietà senza un giustificato motivo”. Una lettera con cui Pucci dice la sua, spiegando perchè a suo dire non è colpevole.
Di seguito, la lettera di Pucci.
“Non ho ucciso nessuno: perché ero componente del CdA della Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni con deleghe esclusivamente al “commerciale ed al marketing”. Non ho ucciso nessuno perché le deleghe e responsabilità in materia di produzione e sicurezza sul lavoro erano attribuite all’Amministratore Delegato della società Harald Espenhahn (che le aveva sempre concretamente esercitate e non aveva mai avuto evidenza del tanto successivamente “strillato” degrado dello stabilimento di Torino: finanche i testimoni dell’accusa hanno riconosciuto che Espenhahn era una persona molto attenta e severa e che, in occasione delle sue visite in loco, gli veniva fatto trovare uno “stabilimento tirato a lucido”, a questo si aggiunga che l’ASL, in occasione di ispezione tra l’agosto/settembre 2007, quindi non più di 3 mesi prima dell’incidente, aveva contestato un numero minimo – forse 3 – di violazioni minori di natura contravvenzionale).
Non ho ucciso nessuno perché, nelle riunioni periodiche, che si tenevano tra i consiglieri delegati e l’amministratore delegato, non si era (come documentalmente comprovato) mai parlato della chiusura dello stabilimento di Torino e mai si era parlato di problemi e/o carenze in tema di sicurezza sul lavoro (né relativamente allo stabilimento di Terni né relativamente a quello di Torino).
Non ho ucciso nessuno perché l’Amministratore Delegato aveva, a sua volta, rilasciato, nel tempo ed a seconda dell’organizzazione societaria, deleghe “in tema di sicurezza ed ambiente” ai responsabili dello stabilimento di Torino e queste deleghe erano sempre state ritenute “valide ed efficaci”, dalla stessa procura di Torino e dai giudici di torino, anche in occasione di altre indagini o procedimenti che avevano riguardato lo stabilimento torinese. Addirittura la stessa cassazione, in occasione di un altro e precedente processo per un precedente incendio avvenuto nel 2002, non aveva messo in discussione le deleghe esistenti! Ma c’e’ di piu’, non ho ucciso nessuno, perche’ in occasione di detto precedente processo per l’incendio del 2002, il pool del dr. guariniello, non aveva impugnato l’assoluzione del mio predecessore ing. Mauro Borghesi, che – al tempo – aveva le deleghe al commerciale ed al marketing, successivamente a me attribuite.
Non ho ucciso nessuno perché gli stessi parenti delle povere sette vittime, del tragico incendio della notte del 6 dicembre 2007, quando mi recai da loro per portabre il mio cordoglio e quello dell’intera Thyssenkrupp, mi dissero: ingegnere lei non c’entra niente”.