Rogo Thyssen, confermate condanne: già in carcere Pucci, Moroni e altri 2. Mandato di cattura per i tedeschi

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Marco PucciMarco Pucci e Daniele Moroni si costituiscono e sono già reclusi nel carcere di Vocabolo Sabbione. I due ex dirigenti della Ast ThyssenKrupp hanno preso questa decisione dopo la conferma delle condanne (la loro è a 6 anni e tre mesi il primo e a sette anni e 6 mesi il secondo) da parte della Cassazione a tutti gli imputati per il rogo nello stabilimento di Torino del 2007, nel quale persero la vita sette persone.

Con una camera di consiglio abbastanza veloce, i giudici della Cassazione avevano ieri sera respinto i ricorsi dei sei imputati del processo Thyssen tra i quali l’ex amministratore delegato – ed anche la richiesta della Procura della Suprema Corte di riaprire un appello ‘ter’ per un eventuale ricalcolo delle pene. Confermate dunque le conclusioni sanzionatorie stabilite dalla Corte d’Appello di Torino il 29 maggio 2015 al termine dell’appello bis che aveva un po’ limato le condanne su indicazione della Cassazione. Nel 2013, infatti, le Sezioni unite avevano escluso il reato della mancata installazione dell’impianto di autospegnimento in caso di incendio dal momento che, a loro avviso, non avrebbe potuto impedire il tragico incendio.

Oltre a quelle del ternano Pucci (che si è sempre professato innocente ed estraneo alla tragica vicenda) e di Moroni, diventano quindi definitive quelle per Harald Espenhahn a 9 anni e 8 mesi, per Gerald Priegnitz, a 6 anni e 3 mesi; per Cosimo Cafueri  a 6 anni e 8 mesi; e per per Raffaele Salerno a 7 anni e 2 mesi. Anche Salerno si è presentato spontaneamente alla Questura di Rivoli, Cosimo Cafueri, invece lo ha fatto  ai carabinieri della stazione di Castiglione Torinese ed ora sono reclusi entrambi nel carcere delle Vallette a Torino.

Situazione più complicata per i due tedeschi, che si trovano attualmente in Germania e per i quali pertanto servirà l’emissione di un mandato di cattura internazionale. Ma non è escluso che in proprio lì si apra la strada per un rilevante ridimensionamento delle loro condanne. “In Germania il tetto edittale massimo per l’omicidio colposo plurimo è di cinque anni”, ha spiegato l’avvocato Ezio Audisio, difensore di Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz. Per effetto di una convenzione tra Italia e Germania, che attua una direttiva quadro comunitaria, è possibile che i tedeschi scontino la pena nel loro paese in base alle loro norme, dopo un procedimento davanti alla Corte federale”

Thyssen TorinoLA SODDISFAZIONE DEI FAMILIARI DELLE VITTIME – “E’ una vittoria per tutti i morti sul lavoro, non solo per i nostri figli”: così le mamme, le sorelle e le mogli dei sette operai morti a causa del rogo dello stabilimento Thyssen di Torino hanno accolto il verdetto della Cassazione, abbracciandosi, piangendo, telefonando anche ai familiari delle vittime dell’Eternit. , a 7 anni e 2 mesi per Raffaele Salerno, a 6 anni e 8 mesi per Cosimo Cafueri. “Questa mattina abbiamo pianto di rabbia, adesso versiamo lacrime di gioia perché finalmente possiamo andare al cimitero a dire ai nostri ragazzi che giustizia è fatta, anche se il nostro dolore sarà per sempre, ha detto ieri Grazia Rodinò, la mamma di Rosario Rodinò, una delle vittime. Con lui, dopo atroce agonia, morirono i suoi compagni di lavoro, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rocco Marzo, Bruno Santino e Antonio Schiavone.

C’E’ CHI DIFENDE PUCCI – C’è poi chi sta dalla parte dei manager condannati, come Tommaso Giovannini, un ternano, che prende le difese di Marco Pucci esprimendo la propria rabbia con un messaggio sulla pagina Facebook di Antonio Boccuzzi, parlamentare del Pd ed ex operaio Thyssen sopravvissuto al rogo: “Sono state rovinate le vite di 7 persone innocenti e famiglie, e da ieri avete rovinato la vita di un’altra persona innocente e della sua famiglia. Non vi rendete conto dei danni che potete provocare, e per un caso puramente mediatico ci avete giocato. Si vergogni”.

“Hai giocato con la vita delle persone – è scritto ancora nel messaggio del ternano – e hai malfamato una persona che è partita da zero e si è creata la sua carriera. Ora hai contribuito a rovinare la sua vita e quelle dei suoi familiari e figli. Avete creato un caso mediatico e per questo ci ha rimesso una persona che non aveva nessuna responsabilità e colpa. Per la vostra visibilità ci rimettono le persone innocenti. Vergogna”.

In particolare il messaggio è a commento di un post che Boccuzzi aveva pubblicato lo scorso 19 gennaio per criticare la nomina di Marco Pucci a direttore generale dell’Ilva di Taranto.

Boccuzzi ha così commentato alla stampa: “A parte i toni utilizzati, mi sembrano considerazioni fuori luogo. Non si vede perché a vergognarmi dovrei essere io. L’autore non ricorda che i sette lavoratori non sono morti per una fatalità o per uno scherzo del destino, ma per delle responsabilità precise. Che ormai sono state accertate in via definitiva non da me, ma dai processi. Su questa vicenda sono intervenuto tante volte e non ho mai fatto alcun accenno alla vita privata o alla personalità degli imputati”.

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