Centrale a biomasse di Arrone, chi c’è dietro la società anonima lussemburghese? Scatole cinesi

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No centrale a biomasse ArroneIl 40% della centrale a biomasse in costruzione ad Arrone appartiene ad una società anonima lussemburghese. Il presidente di Italia Nostra Terni, Andrea Liberati, deciso a far luce su chi ci sia dietro e scoprire l’identità dei proprietari, ha avviato le ricerche, facendo emergere alcune prime informazioni. Informazioni che Terni Oggi ha approfondito scoprendo che dietro la società lussemburghese c’è n’è un’altra con sede legale nelle Isole Vergini, paradiso fiscale che garantisce l’anonimato. Sembra insomma che dietro quel 40%, pari a quote azionarie per 240 mila euro, ci sia un sistema di scatole cinesi che rende praticamente impossibile scrutare chi siano i veri proprietari. Tra l’altro la società caraibica è la stessa che compare in una torbida storia finita al centro di indagini della magistratura italiana.

Italia Nostra. Partiamo da quanto rivelato da Italia Nostra Terni. Liberati scrive: “Appare davvero singolare che, nell’intera Umbria, non un solo amministratore abbia formalmente preteso di sapere chi vi sia dietro la società anonima lussemburghese OPM Holding SA, titolare del 40% pacchetto azionario della Espandy S.p.A., impresa nota soprattutto per la volontà di insediare nella verde Valnerina una centrale elettrica che brucerebbe olio vegetale (colza, palma, etc.) contro il volere dei residenti e contro il buonsenso”. Un’operazione che, com’è noto, ha scatenato il malcontento e la rabbia dei cittadini (qui l’articolo), ora organizzati in un comitato dall’eloquente nome: Salviamo la Valnerina.

“Eppure – prosegue Liberati – dovrebbe suscitare ben più di un interrogativo il fatto che un soggetto di diritto lussemburghese decida di individuare proprio un nostro territorio pregiatissimo per un’operazione speculativa di tal genere, senza che tuttavia se ne conoscano i misteriosi protagonisti, anzi preferendo uno schermo di tipo non dissimile da quelli offerti off-shore, pur in una cornice di formale legalità. Perché si accetta una prassi così opaca? Chi si nasconde dietro la SA del Granducato? Chi ha concretamente messo € 240.000 (la loro quota azionaria) per questo progetto? Forse al riguardo potrebbero aiutarci gli altri azionisti della Espandy, titolari del 60% del pacchetto e nominativamente noti attraverso una semplice visura camerale”.

Nel frattempo Liberati ha cominciato le ricerche rintracciando l’indirizzo della sede legale della OPM, il numero di deposito presso la Camera di commercio e presso il registro delle imprese spiegando quindi che “Italia Nostra, unitamente ad alcuni residenti, farà pressioni sulle Autorità nazionali e internazionali per ottenere tutte le informazioni possibili su questa holding e sui suoi record commerciali pregressi, ammesso che poi esistano. Per parte sua, OPM sembra giovanissima. Nacque tra le Ardenne un bel giorno d’estate di neppure tre anni fa, ma subito scelse l’Italia, segnatamente la nostra Valnerina, quale luogo eletto del proprio improbabile business”. Quindi Liberati conclude: “Una volta individuati i nomi della SA del Granducato, siamo disposti a pagare loro un bel biglietto di sola andata, Roma Fiumicino-Lussemburgo Findel. A non rivederci”.

Scatole cinesi. Il presidente di Italia Nostra Terni, con ogni probabilità, dovrà rinunciare al proposito di offrire un volo aereo ai proprietari della società lussemburghese. Partendo dai dati rintracciati proprio da Liberati, Terni Oggi ha infatti allargato le ricerche scoprendo che l’identità dei veri possessori del 40% sono protette da un sistema di scatole cinesi: lo stesso meccanismo recentemente salito agli onori delle cronache nazionali per essere stato utilizzato (per portare avanti affari illeciti o imbarazzanti) da importanti politici italiani oltre che dalla criminalità organizzata.

Tanto per cominciare, allo stesso indirizzo indicato come sede legale della OPM, risultano avere la propria sede decine e decine di altre società che operano in diversi Paesi. La ragione di questo concentramento di sedi nello stesso luogo è presto svelata: a quell’indirizzo è presente una fiduciaria cioè una società che opera per conto di altre persone o società tramite dei mandati (contratto di mandato fiduciario). In sostanza la società fiduciaria ci mette il proprio nome (e l’indirizzo), mentre l’effettiva titolarità della società rimane all’affidante.

Quindi, ora, la domanda è: chi si è rivolto alla società fiduciaria lussemburghese per dar vita alla OPM che è poi sbarcata in Valnerina? Spulciando l’atto costitutivo si capisce che la domanda è destinata a rimanere senza risposta: OPM nasce il 31 maggio 2010 per volontà della Cardale Overseas Inc., una società delle Isole Vergini (che risulta essere finita in un’importante inchiesta della magistratura italiana). Chi era la persona che ha rappresentato la Cardale Overseas al momento della stipula dell’atto costitutivo della OPM? Una signora che risulta essere anche dipendente della stessa società fiduciaria lussemburghese e che ha ricevuto una delega da un notaio lussemburghese che risulta aver già effettuato altre operazioni simili con la stessa Cardale Overseas. Il cerchio si chiude e la vera identità di coloro che stanno investendo 240 mila euro nella centrale a biomasse ad Arrone è destinato a rimanere celato.

Tra tante opacità e molti segreti, un fatto emerge con grande evidenza: i veri proprietari della OPM volevano essere certi di mantenere l’anonimato e per questo hanno adottato un metodo ben collaudato e praticamente infallibile. Si tratta di un elemento che dovrebbe quantomeno essere preso in considerazione dagli enti locali che hanno rilasciato le autorizzazioni per la centrale a biomasse di Arrone.  Magari, come avviene nella Regione Veneto, sarebbe appropriato vietare la partecipazione ad appalti pubblici (ed stendere tale divieto anche al rilascio di autorizzazioni particolarmente delicate) a società che operano nell’anonimato attraverso fiduciarie impedendo così di appurare l’assenza di potenziali conflitti di interesse e di infiltrazioni criminali.

OPM. Leggendo l’atto costitutivo della OPM (redatto in francese, una delle lingue ufficiali del Lussemburgo), ci si trova davanti ad un oggetto sociale generico, privo di riferimenti specifici ad attività simili alla realizzazione e gestione di centrali a biomasse. Si legge infatti che “l’azienda ha per oggetto l’acquisizione di partecipazioni, sotto qualsiasi forma, in società lussemburghesi e straniere, acquisto, sottoscrizione, vendita, scambio di azioni, obbligazioni, brevetti, marchi, licenze e altri valori di qualsiasi tipo” ecc. “La società può partecipare alla creazione e allo sviluppo di ogni finanziaria, industriale o commerciale e fornire loro tutta l’assistenza, attraverso prestiti, garanzie o altro”. Il capitale sociale della OPM ammonta a 50 mila euro, interamente versato.

La società ha tre amministratori: neanche a dirlo si tratta di tre lussemburghesi che hanno il proprio domicilio professionale presso la sede della fiduciaria.

Cardale Overseas Inc. La società che figura dietro la OPM è la Cardale Overseas Inc. che ha sede a Road Town, la capitale dell’isola Tortola che fa parte dell’arcipelago delle Isole Vergini Britanniche. E’ una società nota in Italia per essere finita al centro di un’inchiesta della magistratura italiana circa un appalto sulla centrale termoelettrica di Salerno. Cardale Overseas è attiva da molti anni e spesso, negli atti ufficiali, compare unitamente alla Taswell Investments Ltd (entrambe le società hanno lo stesso indirizzo).

Come la OPM, sono molte le società lussemburghesi originate da Cardale Overseas. Sembra un meccanismo praticamente infallibile per chi vuole gestire una società garantendosi l’anonimato. Con una manciata di migliaia di euro ci si affida ad una società fiduciaria estera: questa si occupa di dar vita, a proprio nome, ad una holding. La holding, già di per se anonima e costituita in qualche paradiso fiscale che tutela la privacy con i denti, da poi vita ad altre società: l’anonimato è garantito.

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  • marcello

    e allora? Devono rispettare le regole! Cacciatori di streghe. Anche l’Ast è di proprietà di finlandesi e mica conosciamo nei dettagli i soci! A proposito dei finlandesi: loro vogliono i nostri rifiuti, come i norvegesi e svedesi, per incenerirli. Sarà perchè sono più cretini? O perchè quella è la strada senza isterismi?

    • E allora cosa? Ma sai di cosa si sta parlando o parli per dare fiato alla bocca?

    • patrizia

      Al di là del fatto che mescoli mille temi in modo discutibile, ma ti risulta che in Italia esistano le regole?
      E chi rispetta le ‘regole’?
      Sicuramente il popolino.
      Altri? Non sarei così sicuro, la cronaca quotidiana e la storia di questo strambo Paese parlano molto chiaro

    • ma vai a cagare!

  • che caso strano anche Mediaset è detenuta in gran parte da soc. lussemburghesi!!!!

  • Raffaele

    Pare che se non vedete na ciminiera non riuscite a campà! Frega un cazzo dell’ast, se i ternani so contenti de respirà merda, fatti loro. La Valnerina è un paradiso per di più parco. Se ve piace fatela a Terni.

    • marcello

      intanto un pò di educazione che non farebbe mai male a nessuno. E che bisogno c’è di male parole. Sembra che qualcuno abbia la coscienza sporca. E poi, a proposito di ciminiere, mi piacerebbe sapere che lavoro fanno Porchetti e gli altri, loro ed i loro famigliari. Non vorrei che si scoprisse che dalle ciminiere fosse venuto il loro reddito famigliare. Ma si può avere altre opinioni oppure…