Disputa sul progetto comunale per ristrutturare il teatro Verdi: due opzioni in campo

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Mentre il teatro Verdi è chiuso, per consentire la sua messa in sicurezza, la città è animata da due correnti di pensiero per il rifacimento interno della platea e della galleria, che sembrano non trovare un punto di incontro.

Vi è la Fondazione Carit coadiuvata dall’ordine degli ingegneri che spingono per il rifacimento del teatro prima dei bombardamenti come lo aveva costruito Poletti. Un teatro barocco, fatto di decorazioni dorate, palchetti e con una capienza di spettatori che va tra i 900 e i 1000 spettatori. Un progetto questo che costerà sui 20-25 milioni di euro.

L’assessore ai lavori pubblici e alla cooperazione internazionale Silvano Ricci, ha proposto invece una ristrutturazione del teatro come prima della chiusura per la messa in sicurezza (modello era Lucioli), ovvero consolidamento della struttura, nuovi camerini, nuove poltrone e platea da 650 posti. Un lavoro da 8 milioni di euro.

Gli interventi per il teatro saranno cofinanziati da 1,4 milioni di euro (PUC) e da 1,5 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione. Ne mancherebbero 5. L’assessore si è cosi presentato dalla fondazione per richiedere un sostanzioso contributo. Ma si è visto porre in essere un cortese rifiuto proprio perché la fondazione Carit vorrebbe un teatro rifatto alla Poletti in maniera da rispecchiare la tradizione e l’ambizione culturale di una città come Terni.

L’assessore ribadisce che scegliere il rifacimento Polettiano del Teatro significa non fare il Teatro visto che il comune deve iniziare i lavori entro ottobre altrimenti perderà i contributi della Regione, tuttavia si rende  partecipe di una campagna di reperimento fondi per la ristrutturazione del teatro, e disponibilissimo al vaglio del concorso di idee per la ristrutturazione degli interni.

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