Prostitute dominicane nel mirino delle forze dell’ordine. Venerdì pomeriggio era stata sequestrata una casa di appuntamenti nel pieno centro di Terni (qui l’articolo). Ora la polizia rende noto che sabato sono finite in manette altre tre persone che avevano organizzato un giro di prostituzione tra Ravenna e Terni con tanto di appartamenti parzialmente allestiti in stile bordello anni ’30.
Quando gli agenti della polizia, fingendosi clienti, sabato scorso si sono presentati al suo appartamento di Ravenna, sull’ingresso hanno trovato ad accogliergli, oltre a una giovane domenicana in biancheria intima e tacco 12, anche un cartello di quelli che venivano affissi nei bordelli prima della legge Merlin. C’era scritto: “Avviso della casa di tolleranza: è vietato molestare le signorine prima di avere pagato la marchetta”. Si è chiusa così un’indagine su un giro di prostituzione tra la città romagnola e quella di Terni.
Tre le persone fermate su mandato del Pm Monica Gargiulo. Oltre all’uomo che risiedeva nell’appartamento ravennate – A. N. 38 anni, originario di Catania – ci sono anche madre (42enne) e figlia (24enne detta Lilli) domenicane, la prima bloccata nel suo appartamento a Terni e l’altra a Ravenna. Devono rispondere di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Sono in corso anche verifiche su circa 38 grammi di marijuana trovati nell’appartamento di A. N. Gli inquirenti sospettano si potesse trattare di un servizio in più offerto ai clienti.
L’indagine era partita circa tre mesi dalla dettagliata denuncia di una prostituta e di un trans al Commissariato di Faenza. I due avevano riferito che per prostituirsi nella casa di A. N. avevano dovuto pagare cifre tra i 70 euro al giorno e i 500 euro alla settimana. Le verifiche della polizia erano partite dai clienti, spesso agganciati tramite annunci espliciti pubblicati su internet o su riveste di incontri.
Oltre alle tre domenicane identificate nell’appartamento ravennate, secondo gli inquirenti il giro aveva tirato dentro anche prostitute e trans brasiliani per un totale di una decina di persone. La loro collocazione variava a seconda del periodo: in estate veniva privilegiato l’appartamento romagnolo, in inverno quello ternano. Per Lilli e A. N. – la prima nel carcere di Forlì, l’altro in quello di Ravenna – in tarda mattinata c’è stata l’udienza di convalida: si sono entrambi avvalsi della facoltà di non rispondere. Per la madre, detenuta a Terni, l’udienza è stata fissata per domani mattina.
Su A. N., che si trovava con obbligo di dimora, pende una condanna confermata in appello a sette anni e quattro mesi di carcere per una violenta rapina commessa in un appartamento di Lido di Savio, sul litorale ravennate, assieme a due complici la notte del 16 aprile 2010 ai danni di due prostitute brasiliane e del loro cliente ravennate. Giusto il giorno prima del fermo il suo legale aveva presentato ricorso in Cassazione.