Mettere in contatto i giovani artisti italiani ed umbri con i curatori della BJCEM dando vita ad un circuito virtuoso di scambio di esperienze e professionalità. Questo è l’obiettivo del progetto speciale intrapreso da Indisciplinarte in collaborazione con il Comune di Terni e la Regione Umbria che vedrà coinvolti sei vincitori del bando Mediterranea 16.
Gli artisti (due libanesi, un turco, una montenegrina, un italiano e un egiziano), ospitati in residenza presso il CAOS (Centro Arti opificio Siri) dal 10 al 23 giugno, avranno modo di interagire con la comunità e con la città, scoprendone i luoghi, le caratteristiche e le peculiarità; l’esito di questo processo di residenza e di ricerca verrà presentato al pubblico ternano il 21 e 22 giugno in occasione della Festa della musica. Nata nel 1985, la Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo, evento internazionale multidisciplinare che si svolge ogni due anni in una città diversa del Mediterraneo, quest’anno avrà luogo ad Ancona dal 6 giugno al 7 luglio con il titolo ERRORS ALLOWED che pone l’accento sui regimi di conoscenza e sulle strategie autonome di educazione nel mondo dell’arte e sul contributo di queste in una riflessione sulla società in generale.
I vincitori del bando Mediterranea 16 che, dal 10 al 23 giugno, saranno in residenza al CAOS sono:
Charbel Samuel Aoun
Presenterà Voice of the Invisibles, un’installazione in sito composta da una serie di telefoni appesi lungo un muro. All’altro capo del filo la voce di un uomo o di una donna di diversa nazionalità racconta e condivide esperienze ed emozioni con il passante, che rispondendo alla chiamata, diventa “attore” dell’opera. L’intento è quello di dare ascolto a chi, altrimenti, è costretto a rimanere nel silenzio, restando invisibile. Charbel Samuel Aoun, artista multidisciplinare libanese, ha un master in architettura. Dedito alla scultura e pittura, paragona le sue opere a una sinfonia di emozioni e gesti, trasformandole in uno spazio di vita.
Marie Thérese Saliba
Il progetto Mirror mirror, già presentato alla Zicco House di Beirut (2011), consiste in un libro che reca 60 foto, modificate opportunamente per far risaltare gli specchietti dove è in parte riflesso lo sguardo dei taxi drivers. Su ogni specchio sono appesi gli oggetti personali dell’autista, espressione inconfondibile della sua individualità. L’artista, che ha trascorso parecchie ore al giorno nei taxi, è rimasta affascinata da come i drivers mescolano monili, foto e colori per creare una decorazione per il loro spazio di lavoro. Un arredamento che può apparire di cattivo gusto, ma che si può descrivere come espressione di sé. Marie Thérese Saliba, artista visiva, libanese, è professoressa alla Usek (Université Saint-Esprit de Kaslik).
Seckin Aydin
Il progetto Aram’s dream è un’installazione sonora ispirata alla citazione del grande musicista Aram Tigran: “Se mai dovessi tornare al mondo, fonderei tutti i carri armati e pistole del mondo e li renderei strumenti musicali”. Il processo di costruzione degli strumenti è stato immortalato dalla macchina fotografica e, in occasione dell’apertura della Biennale, si è tenuto un concerto mentre la citazione di Aram è stata trasformata in una sfavillante scritta al neon. Seckin Aydin è un artista multidisciplinare turco. Argomento della tesi di dottorato fu l’effetto della globalizzazione sull’arte e l’identità culturale. Oggi, continua a studiare il rapporto tra la cultura di massa e le tradizioni culturali locali, focalizzandosi sulla propria terra d’origine.
Teodora Nikcevic
Side-lines è un’installazione sonora che consiste in una melodia “fischiata” ottenuta grazie ad altoparlanti sepolti nella sabbia. “Il fischio è simbolo di qualcosa di accattivante, come un giovane spirito – sostiene l’artista – incurante, spensierato e border line, o come un atto di ribellione e protesta”. La sabbia indica la meditazione e la riflessione, gli altoparlanti invece rappresentano una forma di comunicazione, un modo per ascoltare ed essere ascoltati. Teodora Nikcevic è un’artista visiva montenegrina. Nei suoi lavori è presente una fusione di elementi autobiografici e di finzione; utilizza esperienze intense e private ricostruendole in situazioni irrazionali e assurde.
Marco Monterzino
DIY Political Engagement: the Ark of Many Voices è un progetto di design critico, già esibito al Guardian News Media Gallery (Londra, aprile 2012) e pubblicato su Eye e Blueprint Magazine. Oltre ad essere un’installazione è anche un corto, dove il lavoro è illustrato come un viaggio attraverso i sistemi egemonici e le situazioni politiche dell’UK e dell’Italia. Il design viene utilizzato al pari di un linguaggio per comunicare nello spazio urbano attraverso manufatti e interventi come “the Walk of Ark”. Marco Monterzino è un designer industriale di Torino. Il suo lavoro mostra sempre qualità etnografiche e narrative tali da attirare l’interesse di diverse istituzioni culturali. La sua ricerca si concentra sulle nozioni di diversità, di spazio pubblico e sulle narrazioni della protesta.
Ahmed El Gendy
Il progetto One è una performance che mette in discussione la possibilità e la volontà di comunicare e l’interazione fra gli esseri umani sulla base di concetti quali le barriere personali e sociali e la sicurezza emotiva. L’esibizione ruota intorno ad un personaggio che si trova in un luogo confortevole e sicuro (il cubo trasparente). Un altro “attore”, però, lo spinge ad abbandonare il cubo per esplorare nuove possibilità. Ahmed El Gendy, artista visivo e performer egiziano, utilizza la danza, il corpo e la performance come mezzi espressivi, rivolgendo la sua ricerca soprattutto verso l’universo dei segni e della comunicazione.