Inquinamento e tumori, Briziarelli: ”Dati mal interpretati, tendenza stazionaria”. Replica di Terni Oggi

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Sentieri, la ricerca dell’Istituto Superiore della Sanità, non fa uso di tutti i dati. La stampa che si occupa di inquinamento e patologie interpreta male i risultati. I politici che hanno chiesto approfondimenti dello studio Sentieri e maggiore attenzione al legame tra inquinamento e tumori, operano strumentalizzazioni. E’ quanto emerge da una lunga lettera aperta del professor Lamberto Briziarelli che, in sostanza, sembra candidarsi a Terni come unico soggetto cui spetti di parlare del problema dell’inquinamento e delle patologie ad esso collegate.

Da un profondo critico delle argomentazioni di altri soggetti ci si aspetterebbe allora interventi precisi e puntuali. Nella lettera, Briziarelli, che è consulente scientifico dell’Osservatorio provinciale sull’ambiente e la salute e membro del Direttivo di Legambiente Umbria, riporta però alcune imprecisioni. Alcune delle imprecisioni contenute nella missiva erano già state sostenute in interventi su Corriere dell’Umbria e Messaggero (senza che, ahi noi, gli intervistatori obiettassero alcun che): si tratta quindi di imprecisioni che il professore, non ritenendole tali, continua a ribadire. Prima di analizzarle, vorremmo puntualizzare l’aspetto che ci riguarda direttamente: le critiche rivolte alla stampa da parte del professor Briziarelli sono indirettamente rivolte unicamente a Terni Oggi visto che il resto dei giornali locali nell’ultimo anno ha trattato la questione del rapporto Sentieri, dell’inquinamento e delle patologie ad esso correlate, solo ed esclusivamente per riportare le parole di Briziarelli stesso, mentre il nostro giornale ha prodotto un’inchiesta sull’argomento (qui l’articolo) approfondendo il rapporto Sentieri e facendo uso di pubblicazioni e dati di Arpa e Registro tumori umbro. Briziarelli scrive: “La situazione è assai diversa da quella presentata dalla stampa” ma poi snocciola alcuni degli stessi dati del Registro tumori umbro che Terni Oggi ha riportato dettagliatamente nell’articolo. La differenza che invece si registra è che, mentre nel nostro articolo, incrementi pari al 4% di mortalità per tumori sono giudicati dati drammatici, per Briziarelli, che esprime un parere tecnico, indicano invece una tendenza “sostanzialmente stazionaria”. Evitiamo di spingerci in facili e demagogiche argomentazioni lasciando ai lettori il giudizio sulle due diverse letture.

Nella lettera il professor Briziarelli scrive testualmente che lo studio Sentieri “si basa su un osservazione puntiforme, relativa solo al quinquennio 1989-2002 (non si capisce perché non abbiano utilizzato tutti i dati esistenti nella nostra regione) ed afferma chiaramente che non è possibile stabilire nessuna correlazione con eventuali fattori causali”. Tralasciando la data “1989” che è certamente un refuso, Briziarelli dopo averlo fatto su Corriere dell’Umbria e Messaggero, torna a ribadire per la terza volta che lo studio Sentieri riguarda “un quinquennio”. Lo studio è invece relativo ad un periodo di 7 anni: dal 1995 al 2002. Non si tratta di un aspetto irrilevante visto che l’analisi del professore prosegue poi valutando altri quinquenni: un’analisi che nasce quindi da un equivoco. Soprattutto stupisce che un epidemiologo non mostri di conoscere in modo impeccabile la ricerca Sentieri. Inoltre risulta priva di riscontri anche la seconda parte della frase in cui viene affermato che per Sentieri non sarebbe possibile stabilire correlazioni con fattori causali. Infatti nel rapporto Sentieri è riportato: “Tra le cause di morte per le quali vi è a priori un’evidenza Sufficiente o Limitata di associazione con le fonti di esposizioni ambientali presenti in questo SIN non si evidenziano eccessi di mortalità per le cause di morte” ma il SIN in questione è l’ex discarica di Papigno, non l’inquinamento complessivo nella Conca. In sostanza Sentieri afferma che a Terni c’è un eccesso di mortalità per tumori ma questo eccesso non trova sufficiente correlazione con l’ex discarica di Papigno. Sentieri però non afferma affatto che “non è possibile stabilire nessuna correlazione con eventuali fattori causali” come sostiene il professor Briziarelli. Anzi, lo studio Sentieri, non trovando sufficienti correlazioni tra discarica di Papigno ed eccessi di tumori, suggerisce “la conduzione di uno studio di coorte per descrivere il profilo di mortalità degli addetti all’impianto siderurgico” indirizzando quindi qualche sospetto verso una determinata fonte di emissione. Fonte di emissione che evidentemente per Sentieri potrebbe contribuire all’inquinamento dell’aria: è proprio da qui che ha preso le mosse l’inchiesta di Terni Oggi, che giornalisticamente ha accostato ricerche autorevoli a dati ufficiali evidenziando eventuali coincidenze o fenomeni concomitanti.

Altra singolare caratteristica di alcuni passaggi della missiva del professore è la mancata distinzione tra incidenza di tumori (numero di diagnosi di patologie tumorali) e mortalità per tumori (numero di persone decedute a causa di tumori). In questa frase c’è un equivoco: “Venendo al comune di Terni la situazione è assai diversa da quella presentata dalla stampa e dai quei politici che male interpretano i dati riportati nella ricerca Sentieri e precisamente: (come è detto chiaramente nel rapporto dell’Osservatorio presentato nel 2009) in alcuni comuni della provincia, Terni in particolare, ci preoccupa l’aumento di alcuni tumori come quelli del polmone, della vescica, del colon retto, i linfomi sia nei maschi che nelle donne; per queste ultime l’aumento dei tumori della mammella è senza dubbio da attribuire all’introduzione sistematica della diagnosi precoce”. Accusare qualcuno di interpretare male i dati di mortalità per tumore (quelli di Sentieri) presentando a supporto o in contrapposizione quelli di incidenza (a questi si riferisce Briziarelli quando parla di diagnosi di tumore alla mammella), non ha ovviamente utilità: mortalità e incidenza sono entità diverse e l’una non può essere contrapposta all’altra per smentirla o correggerla.

Per quanto riguarda gli inceneritori, tra le altre cose Briziarelli scrive: “Da stime della Provincia di Terni, convalidate da Arpa, su circa 800 chili di polveri prodotte giornalmente a Terni i tre ‘inceneritori’ di Maratta, quando ancora erano tutti e tre in piena funzione, producevano poco più del cinque percento. E che dalle indagini numerose di ARPA la diossina, nell’aria e nel suolo di quell’area era pressoché assente, inferiore ad altre aree del territorio. Come pure bassi, sempre in quell’area, erano i livelli di COV e di IPA. L’influenza del così detto polo di incenerimento contribuiva in maniera percentualmente non rilevante all’inquinamento complessivo. Questo però non mi ha impedito né tanto meno ha impedito a Legambiente di dire, anche su mio consiglio, un chiaro e forte NO agli inceneritori perché inutili, costosi e anche dannosi per la salute”.

Insomma, il professore è fortemente contrario all’incenerimento ma per lui l’apporto inquinante degli impianti termici era basso anche quando a Maratta erano accesi contemporaneamente tre inceneritori (“poco più del 5%” del totale delle polveri fini). Un rapporto Arpa del 2009 (quando era già stato spento l’inceneritore Asm e le emissioni degli impianti di Maratta erano state drasticamente ridotte rimanendo in funzione solo l’impianto Terni-Ena) mostra però che a Terni l’apporto dell’incenerimento di polveri fini era proprio al 5% (ribadiamo: nel 2009 un solo impianto in funzione apportava il 5% del totale delle polveri fini). Tra l’altro il 5% non riguarda il Pm10 ma il più pericoloso Pm2,5 (polveri più fini rispetto al Pm10 e quindi dalla capacità più invasiva e nociva nell’organismo umano). Questo il grafico estrapolato dal rapporto Arpa “Caratteristiche morfologiche e chimiche delle polveri fini in Umbria”:

Lo stesso rapporto specifica anche: “Il fattore 5 (incenerimento/biomasse) incide solo sulla frazione fine (come detto quella più pericolosa ndr). L’incidenza di questo fattore nel periodo invernale è sicuramente molto più alta della media annua (5%) stimata dalla presente analisi, come si può intuire dall’andamento stagionale delle concentrazioni di potassio”. Insomma l’apporto inquinante dell’inceneritore nel periodo invernale è probabilmente molto elevato.

Ad ogni modo, appare piuttosto curioso che l’apporto inquinante dell’incenerimento a Terni, a prescindere dal numero di impianti termici attivi, sia sempre fermo al 5%. Con tre inceneritori accesi: 5%; con un inceneritore acceso: 5%.

Infine è invece difficile dar torto a Briziarelli quando, riferendosi agli interventi chiesti dal consigliere regionale di Rifondazione Comunista Damiano Stufara, scrive: “Se non vado errato, il partito cui afferisce il consigliere in questione, del quale è anche capogruppo, è partecipe da anni della Giunta regionale ed avrebbe quindi molto più spazio per operare gli interventi che vengono proposti nel consesso assessorile; ancora, come mai in tutti questi anni in cui il PRC ha fatto parte dell’esecutiva regionale non è stato fatto? L’interrogazione dunque è rivolta al suo stesso partito?”. Insomma, la politica, specialmente le forze politiche di maggioranza, non dovrebbe limitarsi alla denuncia e alla richiesta di informazioni, ma adottare provvedimenti.

 

Questa la lettera integrale del professore Lamberto Briziarelli, consulente scientifico dell’Osservatorio provinciale sull’ambiente e la salute e membro del Direttivo di Legambiente Umbria:

“E’ certamente meritoria l’attenzione che un consigliere regionale pone sulla salute dei cittadini, peccato che sia stato preceduto dal movimento Cinque stelle che è arrivato primo e che le indagini dell’Istituto nazionale fossero già note sin dall’autunno del 2010, data della prima pubblicazione sulla rivista Epidemiologia e prevenzione.

Peccato anche che le battaglie sull’ambiente, in particolare quello di lavoro, cui giustamente il Consigliere Stufara dedica principalmente la sua attenzione, siano state per molti anni abbandonate dalla maggior parte delle forze politiche della regione, lasciandole in mano a gruppi minoritari o a volontari ambientalisti.

Ricordo soltanto come gli infortuni sul lavoro e le numerose morti ad essi correlate, che fanno della nostra regione una delle prime in Italia, abbiano registrato spesso un silenzio assordante, rotto solo ogni tanto dalle associazioni degli invalidi sul lavoro.

Tuttavia alcune delle richieste che il Consigliere Stufara avanza all’Amministrazione regionale sono assolutamente da condividere, come quella di indagare opportunamente sulla triste sorte dei lavoratori impiegati nelle industrie ad alto rischio e sui cittadini che vivono all’intorno delle suddette, essendo esposti – sia pure in misura minore – alle emissioni in atmosfera.

Se non vado errato, il partito cui afferisce il consigliere in questione, del quale è anche capogruppo, è partecipe da anni della Giunta regionale ed avrebbe quindi molto più spazio per operare gli interventi che vengono proposti nel consesso assessorile; ancora, come mai in tutti questi anni in cui il PRC ha fatto parte dell’esecutiva regionale non è stato fatto? L’interrogazione dunque è rivolta al suo stesso partito?

Ora si potrebbe smettere qui ma non è possibile perché il consigliere si lancia in alcune spericolate osservazioni, oltreché non vere, che lui stesso avrebbe potuto verificare alzando semplicemente il telefono e rivolgendosi a qualcuno che lavora per l’Osservatorio.

Prima, l’Osservatorio non ha emesso alcuna nota in proposito, e tanto meno il sottoscritto, in quanto i comunicati ufficiali dello stesso avvengono ad opera della Provincia di Terni.

Briziarelli e gli altri ricercatori della Cattedra di Igiene in Terni operano come strumenti tecnici e non hanno alcun titolo a rappresentarlo e se parlano lo fanno a titolo personale, come sempre è avvenuto.

Rispetto a quanto l’Osservatorio ha scritto nelle pubblicazioni ufficiali, occorre ricordare al “distratto” consigliere regionale, che sulla situazione ternana, già prima della creazione dell’Osservatorio, erano stati presentati due rapporti frutto di ricerche dell’Università di Perugia sulla conca-ternana (sempre con il contributo dell’Amministrazione provinciale) relative agli anni 1981-84, 1991-94, ai quali sono seguiti il rapporto PACT 2, relativo al periodo 2001-2004 e quindi il primo rapporto dell’Osservatorio 2004-2008.

In questi scritti è riportata la riflessione derivante dalla storia trentennale prima della sola Conca e poi dell’intera provincia, da un osservazione scientifica attenta e scrupolosa.

Avendo preso visione prima della presa di posizione di Cinque stelle, quindi delle quasi simultanee interrogazioni del Consigliere Nannini in Comune e del capogruppo Stufara in Regione, mi pare necessario intervenire riportando i dati e le parole presenti nei suddetti rapporti.

A titolo del tutto personale, anche a nome dei ricercatori ternani; la Provincia, se lo riterrà opportuno, parlerà ufficialmente a nome dell’Osservatorio.

La situazione risultante dopo questo lungo periodo di osservazione può essere sintetizzata brevemente in quanto detto nell’ultimo rapporto (2009) che viene confermata sostanzialmente da quello che sarà presentato appena l’Amministrazione provinciale riterrà di farlo: la mortalità per tumori cala in tutta la provincia, nelle sei aree geografiche in cui la provincia è stata suddivisa, nell’ASL 4 e nei tre distretti sanitari in cui essa è suddivisa: l’incidenza dei tumori, ovvero i nuovi casi nei viventi, nell’ultimo quindicennio nel complesso mostra una tendenza stazionaria e, nei tre distretti, in calo a partire dal “94-98.

Venendo al comune di Terni la situazione è assai diversa da quella presentata dalla stampa e dai quei politici che male interpretano i dati riportati nella ricerca Sentieri e precisamente: (come è detto chiaramente nel rapporto dell’Osservatorio presentato nel 2009) in alcuni comuni della provincia, Terni in particolare, ci preoccupa l’aumento di alcuni tumori come quelli del polmone, della vescica, del colon retto, i linfomi sia nei maschi che nelle donne; per queste ultime l’aumento dei tumori della mammella è senza dubbio da attribuire all’introduzione sistematica della diagnosi precoce.

Gettiamo tuttavia uno sguardo dentro ai dati pubblicato dal nostro Registro regionale dei tumori, sempre rispetto a Terni, relativamente ai due quinquenni 1998/2003, 2004/2008.

Nel primo caso l’insieme dei tumori osservati è inferiore a quelli attesi, sia nei maschi che nelle femmine, mentre nel secondo abbiamo un aumento di 3 % di tumori nei maschi e di 4 nelle donne.

Ciò dimostra che siamo in una fase sostanzialmente stazionaria,nell’arco del decennio; purtroppo – questo è il dato da rilevare, il dato non deriva da una fase di stanca di tutte le neoplasie ma dal fatto che molti tumori, la maggior parte calano, mentre altri che abbiamo però già individuato continuano a crescere, sia pure non di molto.

Vediamo nel dettaglio. Il colon retto che aveva nel primo quinquennio un incremento di tumori del 3 /4 % nei maschi e nelle femmine, nel 2004-2008 cresce ancora un po’ nei maschi in età inferiore ai 64 anni mentre è in calo nelle femmine; i tumori del polmone e dei bronchi sono in calo negli uomini, pur rimanendo sempre al di sopra dell’atteso, mentre aumentano considerevolmente nelle donne; i linfomi non Hodgkin aumentano nei maschi mentre nelle femmine scendono al disotto dei casi attesi; i tumori della tiroide aumentano negli uomini e nelle donne oltre i 65 anni; aumentano i tumori della vescica in entrambi i sessi, in modo significativo solo nei maschi ultra 65enni: Sono da considerare preoccupanti, anche se per numeri assai piccoli, i mesoteliomi che aumentano particolarmente nei maschi al disotto dei 64 anni e nelle femmine oltre i 65, nonché i tumori della pelle che, pur calando nel secondo quinquennio rispetto al primo, sono ancora abbastanza alti rispetto all’atteso.

Come si vede, in conclusione, senza entrare in ulteriori spiegazioni rispetto all’interpretazione da dare ai dati, tenendo conto che un tumore dal suo inizio alla sua diagnosi da parte di un medico passano di norma oltre dieci anni, a volte anche di più, la situazione è esattamente quella che avevamo decritto nel 2009 e si ripresenta con le stesse caratteristiche nel rapporto odierno.

Nessuna minimizzazione o sottovalutazione del rischio! Rimangono nell‘area ternana fattori di rischio cancerogeno, identificabili nelle emissioni industriali, nell’inquinamento da traffico autoveicolare e in inverno dal riscaldamento, nel fumo di sigaretta, nell’alimentazione: idrocarburi cancerogeni. ozono, composti organici volatili, polveri,residui di pesticidi ed altri prodotti usati in agricoltura, fibre vetrose, ecc. Altri ancora non evidenziati.

A questo punto però mi chiedo che cosa è stato fatto in tutto questo tempo da coloro che, ove avessero letto i risultati delle nostre indagini, come reggitori ed amministratori della cosa pubblica, responsabili del funzionamento dei pubblici servizi?

Come dice un anchorman televisivo, “tutto era stato detto, molto era stato svelato”. E allora? Sempre meglio tardi che mai non c’è dubbio ma quanto dovremo aspettare ancora?

Credo che il Consigliere Stufara, il Movimento 5 Stelle, e gli altri che gridano al pericolo abbiano fatto una lettura distratta del rapporto di Sentieri, due ragioni fondamentali: esso si basa su un osservazione puntiforme, relativa solo al quinquennio 1989-2002 – non si capisce perché non abbiano utilizzato tutti i dati esistenti nella nostra regione – ed afferma chiaramente che non è possibile stabilire nessuna correlazione con eventuali fattori causali.

Senza fare polemiche con altri ricercatori, non possiamo tuttavia tacere dei moltissimi dati esistenti nella nostra regione sulla situazione dell’inquinamento dell’aria, delle acque, dei suoli. E’ tutto sul sito della provincia di Terni e dell’ARPA.

Come anche nelle pubblicazioni dell’Osservatorio e della Cattedra di Igiene a Terni, di altri Istituti dell’Università di Perugia. Ma soprattutto del Registro tumori, finanziato – giustamente ed opportunamente- dall’Amministrazione regionale.

Comprendiamo bene che, rispetto alla sua funzione, il Consigliere e Capogruppo Stufara, nonché Vice Presidente del Consiglio Regionale, non abbia abbastanza tempo di leggere tutta questa roba.

Non posso tacere tuttavia che prima di avviarsi su un terreno così poco solido bene avrebbe fatto a documentarsi meglio. Infatti, ultima notazione di tipo tecnico, nulla sappiamo su chi siano questi malati di tumore, oltre al sesso. Dove abitano, che lavoro facciano, quali abitudini abbiano, quanto e se fumano, quanto e se bevono, cosa mangiano, ecc.

Se il consigliere Stufara vorrà dedicare un po’ più di tempo a leggere le pubblicazioni sopra citate o a visitare i siti sempre di cui sopra, potrà vedere quanto siano diverse le nostre popolazioni, nelle sei zone in cui abbiamo diviso la provincia, come sia diversa la composizione dell’aria della stessa città di Terni.

E che la rappresentazione e l’interpretazione della salute, delle malattie, della condizione delle famiglie sono assai più complicate delle semplificazioni superficiali della stampa e della visione, frettolosa e superficiale dei politici, che pure si definiscono osservatori attenti della società.

Ben vengano dunque le indagini e le ricerche proposte, purché siano effettivamente messe in atto e i n tempo utile.

Ma dove il capogruppo del PRC dice una cosa non solo non vera ma pure grave è a proposito dei tumori intestinali, quando improvvisamente smette la sua veste di politico e si pericola a discettare sui tumori del colon retto, mettendo in forse ciò che si dice l’Osservatorio avrebbe affermato a proposito della causa degli stessi, affermando che essa non sarebbe di origine e alimentare, poiché il consumo della carne è diminuito mentre i tumori crescono.

Lasci ad altri di fare il loro mestiere e si informi meglio sui fattori di rischio per i tumori intestinali e sappia che affinché uno di tali tumori insorga e si presenti all’osservazione dei medici occorrono diversi anni, dieci e forse più. Se avesse letto i rapporti dell’Osservatorio avrebbe visto cosa si dice esattamente in proposito. O si affidi a consiglieri più attenti e più preparati in materia.

Vorrei infine ricordare al consigliere Stufara che da anni ripetiamo che un grosso buco esiste nelle attività di prevenzione intraprese dai servizi della regione, sanitari e non: l’ignoranza quasi totale di ciò che c’è in quello che mangiamo. Lo ringrazieremo molto se, accanto alle proposte suddette, vorrà aggiungere anche questa, impegnandosi poi a farla concretamente realizzare.

Una parola infine sui così detti inceneritori, e la loro ricaduta sulla delle persone e dell’ambiente che hanno riaperto a Terni, non senza ragioni, una nuova ondata di proteste. Non ho molto altro da aggiungere a quanto dichiarato e scritto da Legambiente e da me sottoscritto e anzi consigliato come membro del Direttivo regionale della stessa associazione.

Ricorderò solo che, da stime della Provincia di Terni, convalidate da Arpa, su circa 800 chili di polveri prodotte giornalmente a Terni i tre “inceneritori” di Maratta, quando ancora erano tutti e tre in piena funzione, producevano poco più del cinque percento. E che dalle indagini numerose di ARPA la diossina, nell’aria e nel suolo di quell’area era pressoché assente, inferiore ad altre aree del territorio. Come pure bassi, sempre in quell’area, erano i livelli di COV e di IPA. Se fossero state lette le pubblicazioni di Arpa o quelle del CNR di Perugia, o solo i dati sul sito di Arpa, si sarebbe potuto vedere lo stato dell’aria, nelle varie zone di Terni e farsi un’idea più precisa della situazione.

Ciò stava a dimostrare, per dirla in maniera semplice, che a Terni, città con più di cento camini industriali, con un traffico oltre la media nazionale, con poche abitazioni costruite o ristrutturate per rispettare parametri di efficienza energetica, l’influenza del così detto polo di incenerimento contribuiva in maniera percentualmente non rilevante all’inquinamento complessivo. Questo però non mi ha impedito né tanto meno ha impedito a Legambiente di dire, anche su mio consiglio, un chiaro e forte NO agli inceneritori perché inutili, costosi e anche dannosi per la salute.

Ma qualcuno il Piano Regionale Gestione Rifiuti, approvato nel 2009, che prevede inceneritori a Perugia e a Terni deve averlo pur votato e certamente quel Piano non l’ho votato io né tanto meno Legambiente che quel piano ha sempre avversato con motivazioni politicamente argomentate con realismo e buon senso e avanzando contro proposte basate sulle più credibili opinioni tecniche e scientifiche al momento disponibili.

Mi dispiace molto essere stato costretto ad intervenire in polemica con il Consigliere Stufara che ho conosciuto come politico serio ed impegnato. Quandoque bonus, dormitat Homerus, diceva un antico.

Aspetto una sua chiamata e sono pronto a discutere con Lui, quando e se lo vorrà”.

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