Sembra Mezzogiorno di fuoco, ma è la vicenda Elettrocarbonium. Dopo il fallimento del tavolo di conciliazione a Confindustria, è tutti contro tutti. Lavoratori contro l’ad Monachino e viceversa, SGL contro la multinazionale, sindacati contro tutti. I lavoratori sono in fabbrica da ieri. Orario di lavoro normale, ma senza fare niente. Una sorta di sciopero bianco con l’obiettivo di farsi licenziare dall’azienda. Che però di mandarli via non ne vuole sapere.
E per tutta risposta ha fatto mettere per iscritto che questi giorni di lavoro non saranno pagati perché considerati stato di agitazione. Lo ha scritto ai sindacati, sottolineando anche come si prenderà tutto il tempo residuo, cioè altri 15 giorni (entro il 9 maggio) prima di firmare un verbale di mancato accordo perché appunto c’è ancora teoricamente tempo per trovarlo.
Tempo però non ne ha più la SGL. Che in queste ore ha ufficialmente ripreso possesso dello stabilimento ed ha avviato le procedure di sfratto per l’Elettrocarbonium “dal 31 dicembre scorso abusivamente all’interno della fabbrica”. I lavoratori, ovviamente hanno ribadito tramite i sindacati che continueranno a timbrare regolarmente il cartellino. Per il licenziamento collettivo, invece c’è ancora tempo: le procedure non partiranno prima del 9 giugno, alla scadenza della proroga di 30 giorni da parte della Regione che scatterà dopo la scadenza dei termini. Poi l’azienda avrà 4 mesi per licenziare i lavoratori.
Pingback: Narni, San Giovenale, il vescovo: "Serve nuovo umanesimo. Lavoro, istituzioni intervengano"()