No ad una nuova cava per l’estrazione di sabbia e argilla: è la netta posizione del neonato comitato cittadino “Comitato No Cava San Gemini” assunta dopo che la società Fornaci Briziarelli Marsciano ha presentato un progetto per realizzare un sito estrattivo a Collepizzuto, in un’area di campagna incontaminata. Il Comune di San Gemini ha espresso parere negativo al progetto ma l’ultima parola spetta alla Conferenza di Copianificazione della Provincia di Terni.
Il Comitato ritiene che San Gemini abbia già dato il proprio contributo avendo già nel proprio territorio una cava ed un secondo sito estrattivo rappresenterebbe “una ferita indelebile” poiché “l’area boscosa interessata rappresenta uno degli ultimi residui della foresta primaria che in tempi preistorici ricopriva gran parte della zona collinare della bassa Umbria” (qui veduta aerea dell’area) ma soprattutto perché “il lavoro di estrazione del materiale ed il passaggio dei mezzi di trasporto” in strade di campagna “causerebbe un serio pericolo alla pubblica incolumità per l’elevato rischio di incidenti stradali, per la notevole emissione di polveri nelle aree interessate e l’alto grado di inquinamento acustico”.
Questo il comunicato del Comitato No Cava San Gemini:
Il nostro comitato nasce perché siamo venuti a conoscenza del progetto presentato dalla soc. Fornaci Briziarelli Marsciano S.p.A., per la realizzazione di un sito estrattivo a Collepizzuto, in Loc. Madonna della Neve. Il progetto ha come obiettivo la messa in opera di una cava per l’estrazione di sabbia e argilla, per un’estensione di circa 5 ettari, in un’area di campagna incontaminata, su terreno in parte coltivato e in parte coperto da bosco, di proprietà della stessa azienda, interessando una viabilità esistente del tutto inadeguata.
Non siamo d’accordo… perché
Crediamo che aprire un sito estrattivo in tale luogo significhi deturpare un paesaggio ancora incontaminato da insediamenti, se non legati alla vita e al lavoro nei campi. Si deve inoltre tenere conto che nel territorio di San Gemini,che ha una superficie di soli ventisei kmq, esiste già da moltissimi anni una cava attiva in loc. S. Angelo. Con ciò crediamo che San Gemini abbia già contribuito in modo importante – ed anche doloroso – al sistema cave della nostra Regione . Vogliamo evitare che venga inferta una ulteriore ferita indelebile alla nostra terra.
È importante che non venga cambiata la destinazione d’uso di questa porzione di territorio, attualmente interessato da aree agricole (con prevalente funzione di conservazione del territorio e del paesaggio agrario dove è prevista l’assoluta salvaguardia degli elementi colturali e vegetazionali peculiari) e aree boschive.
L’area boscosa interessata rappresenta uno degli ultimi residui della foresta primaria che in tempi preistorici ricopriva gran parte della zona collinare della bassa Umbria. Prendendo in esame anche solo questo elemento appare evidente come la sua distruzione rappresenterebbe un danno incalcolabile non solo all’ambiente e all’habitat della zona, ma anche ad una memoria storica di primario valore. Nello specifico si osserva che tale area, seppur di dimensioni ridotte, contiene tutte le caratteristiche di un “ambiente forestale” vero e proprio, con il suo connubio ottimale tra essenze tipiche della macchia mediterranea e quelle della foresta di caducifoglie, arricchito da un fitto ed interessante sottobosco. Inoltre, la biodiversità presente è un elemento caratterizzante non soltanto la realtà floristica, ma anche quella della fauna: l’istrice, il tasso, la volpe, il cinghiale, probabilmente il capriolo, lo scoiattolo e numerose specie di volatili hanno nel bosco di loc. Madonna della Neve l’unico possibile ricovero in un’area ormai interamente disboscata ed adibita a terreno agrario
Riteniamo che l’apertura del sito di cava comporterebbe il transito continuo di mezzi atti al trasporto del materiale cavato verso gli stabilimenti di lavorazione, quindi quella che attualmente è una strada di campagna larga poco più di tre metri, percorsa da mezzi pubblici (scuolabus), residenti, turisti e dai mezzi agricoli, diventerebbe una strada soggetta al transito, in maniera continuativa, di mezzi pesanti! Il lavoro di estrazione del materiale ed il passaggio dei mezzi di trasporto causerebbe un serio pericolo alla pubblica incolumità per l’elevato rischio di incidenti stradali, per la notevole emissione di polveri nelle aree interessate e l’alto grado di inquinamento acustico. Ciò vale anche per il percorso sulla Strada Provinciale Settevalli per raggiungere lo stabilimento di Dunarobba, attraversando i centri di Quadrelli e Casteltodino ove è già presente un alto grado di pericolosità. Crediamo altresì che, oltre ad un danno irreversibile per i territori interessati, la realizzazione della cava determinerebbe inevitabilmente anche un evidente peggioramento della qualità della vita per chi ha scelto di risiedere e lavorare, quindi investire, nella nostra campagna e nei centri minori.
Parliamo degli abitanti, degli agricoltori, di chi gestisce strutture ricettive, dei piccoli e medi imprenditori, dei proprietari di aziende agricole, di chi ha scelto di investire in un’ottica di salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente rurale.
Crediamo che “lo sviluppo sostenibile di un territorio” e “la tutela del paesaggio” non siano vuoti slogan, sono programmi di crescita anche economica di un territorio, che non va violentato e assoggettato alle esigenze di pochi, ma va preservato, gestito in maniera integrata ed integrante e valorizzato, anche per consegnarlo alle generazioni future.
A che punto siamo
La richiesta della soc. Fornaci Briziarelli Marsciano per l’apertura della cava a Collepizzuto sta seguendo l’iter tecnico nelle sedi competenti. Il progetto è stato presentato al Comune di San Gemini che ne ha evidenziato le problematiche ed i limiti tecnici:
– problema della destinazione d’uso delle particelle di terreno interessato (relativamente al Piano Regolatore, le particelle interessate dovrebbero essere modificate da aree agricole e boschive ad area estrattiva);
– problemi legati alla viabilità e al transito di mezzi pesanti su strade non adeguate;
– mancanza dell’autorizzazione ai fini del vincolo idrogeologico;
– assenza di un piano di riqualifica dell’area dopo la cessazione dell’attività estrattiva che dovrebbe durare 8-10 anni;
– elementi di contrasto normativo sul materiale che l’azienda intende cavare;
– problematiche legate all’inquinamento acustico e causato dalle polveri;
– legge di tutela del bosco e salvaguardia di un’area di particolare interesse ambientale e paesaggistico.
Il parere espresso dal Comune di San Gemini è stato inviato alla Conferenza di Copianificazione della Provincia di Terni e alle commissioni regionali che dovranno valutare la fattibilità della cava, ma tale parere evidentemente negativo non è vincolante ai fini della concessione dei permessi di scavo da parte della Conferenza di Copianificazione.
Stiamo chiedendo ai sangeminesi e a chi, dei territori limitrofi, condivide le tematiche poste, di firmare per esprimere il proprio dissenso al progetto presentato dalla soc. Fornaci Briziarelli Marsciano, che sta comunque proseguendo un iter tecnico, che potrebbe portare alla concessione dell’autorizzazione di avvio dell’attività estrattiva.