“Io non sono un assassino”. A parlare, intervistato da Panorama, è l’amministratore delegato di Ast, Marco Pucci, condannato in primo grado a 13 anni e mezzo di reclusione per omicidio plurimo dopo il rogo nelle acciaierie Thyssen di Torino avvenuto la tragica notte del 6 dicembre 2007, dove persero la vita 7 operai. In quel periodo Pucci era consigliere delegato per il settore commerciale e il marketing della Thyssen.
“La condanna mi attribuisce responsabilità inesistenti. Prima dell’incidente io non avevo mai nemmeno messo piede nello stabilimento” afferma ora Pucci aggiungendo che “sfortunatamente non si può cambiare il corso degli eventi. Ma se tornassi indietro mi comporterei esattamente allo stesso modo, recandomi a Torino subito dopo l’incidente. I familiari mi accolsero con garbo e parole di comprensione. Mi dissero ‘Ingegnere, lei non c’entra nulla’”.
“Il tam tam mediatico – aggiunge il manager – ci ha condannato prima dei giudici. Hanno dipinto un’azienda votata esclusivamente al profitto neanche fossimo una banda di assassini. Dopo la sentenza non c’è stato neppure un giornalista che abbia voluto dare voce a noi, ai condannati. A commento di quel verdetto, invece, ho letto numerose interviste rilasciate dal pm Guariniello”.
Al manager Panorama chiede se abbia mai pensato alla possibilità di abbandonare l’Italia per evitare il carcere. Pucci risponde: “L’idea non mi ha mai nemmeno sfiorato. Anche nell’ipotesi remota che quella condanna ingiusta diventasse definitiva affronterei la pena. Un innocente non scappa”.