Tagli alla spesa pubblica: il 41 bis di Sabbione potrebbe essere chiuso. Il direttore denuncia mancanza di personale

1

Sono passati, o per meglio dire sono stati sotto regime di carcere duro, criminali del calibro di Totò Riina, il figlio Giovanni Riina e l’ultimo padrino, Bernardo Provenzano. Ora, nell’ambito dei tagli alla spesa pubblica del Governo Monti, il reparto del 41 bis del carcere di Sabbione potrebbe chiudere i battenti.

Non è ancora certo ma da ciò che si evince dalle parole rilasciate dal direttore della struttura penitenziaria Giuseppe Donato al Giornale dell’Umbria è una soluzione che potrebbe presto verificarsi: “Possiamo definire questa notizia plausibile, del resto quà in regime di 41 bis ci sono appena una trentina di persone e dunque non è escluso che il Governo possa effettuare una simile decisione”.

Il direttore, inoltre, denuncia la mancanza di personale (problema che riguarda la maggior parte delle carceri italiane) soprattutto con l’apertura del nuovo padiglione da 250 posti letto che dovrebbe essere inaugurato il prossimo settembre: “Manca almeno il 20% di personale, siamo in sofferenza, anche le guardie penitenziarie sono poche rispetto alla mole di lavoro, le 150 sulla carta non risultano mai effettive totalmente. Adesso poi, con l’apertura del nuovo padiglione occorrerà avere più personale: abbiamo già fatto richiesta per un’ottantina di persone in più”.

Sulla vicenda si è espresso anche il segretario regionale Ugl della polizia penitenziaria, Francesco Petrelli, che sulla stessa linea di pensiero del direttore fa notare l’alto differenziale tra i detenuti presenti nel reparto e il personale incaricato alla loro sorveglianza: “Si tratta di una struttura su quattro piani dove dovrebbero risiedere su ogni cella tre detenuti a fronte di diciasette stanze disponibili per piano. Il totale è presto detto: cinquanta detenuti per piano, non considerando quella destinata a portatori di handicap, per un totale di 204 ospiti. La cifra potrebbe salire a 270 se consideriamo quattro a cella e a 340 se raggiungiamo le cinque unità. Il Provveditorato dell’Umbria, organo decentrato della polizia penitenziaria, da quasi un anno non convoca le parti sociali. Il dirigente sanitario è stato più volte sollecitato nella richiesta di personale infermieristico, insufficiente per le unità e inidoneo per com’è strutturato. Della 80 persone richieste non si sa quante ne arriveranno a Terni”.

CONDIVIDI