Terni, ambiente, la giravolta del sindaco. Inceneritori: il Pd e la storia del ”5%”

La giravolta del sindaco e il pressapochismo della maggioranza. Sono gli aspetti più rilevanti emersi dal Consiglio comunale di mercoledì scorso dedicato alla situazione ambientale di Terni e che vale la pena annotare.

L’ILLUMINATO Soltanto 9 mesi fa, il 3 marzo 2014, il presidente del Consiglio regionale Eros Brega aveva proposto l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla situazione ambientale di Terni. Il giorno dopo il sindaco Leopoldo Di Girolamo aveva risposto così: “La richiesta del presidente del Consiglio regionale, Eros Brega, di una sottocommissione che si occupi delle vicende ambientali di Terni, francamente suscita stupore ed è del tutto impropria alla luce della situazione attuale e di quanto stanno facendo le istituzioni locali, compresa la Regione dell’Umbria su questo fronte”. Nella nota Di Girolamo citava studi e ricerche già eseguite e proseguiva: “Ci sono quindi tutti gli elementi per dire che la valutazione approfondita e realistica dell’ambiente del nostro territorio è già acquisita, presupposto fondamentale per mettere in atto le misure strutturali che occorrono. E’ sicuramente questa la priorità, non certo quella di produrre ulteriori organismi di analisi e valutazioni”.

In altre parole, il sindaco era fermamente contrario a nuove indagini sulla situazione ambientale perché “la valutazione approfondita dell’ambiente è già acquisita”. Nove mesi fa quindi il sindaco sapeva tutto ciò che c’è da sapere ed aggiungeva pure che “il miglioramento di ben 50 posizioni negli ultimi 15 anni dell’indice di sostenibilità ambientale dimostra che ci stiamo muovendo nella direzione giusta”.

L’OBNUBILAMENTO Qualche giorno fa il sindaco deve essere stato colto da improvviso obnubilamento perché tutti gli studi che citava, tutte le statistiche che snocciolava e tutte le certezze che aveva, sembrano essere scomparse di colpo. Mercoledì scorso, a gran sorpresa, ha infatti detto: “Le valutazioni statistiche necessitano di approfondimenti, come dice lo studio Sentieri, attraverso studi finalizzati. La cattedra di Medicina sperimentale ha proposto di approfondire per vedere il legame più rilevante che ci possa essere tra inquinanti e stati patologici. Ma, sarebbe ancora più utile, come diceva il consigliere Lamanna, uno studio di coorte selezionato come si fa in epidemiologia per poter mettere più in diretta connessione agente ed effetto sulla salute”. Poi l’affondo finale: “Noi stiamo sostenendo questa necessità di approfondire, di conoscere e di capire”.

Le ipotesi sull’improvvisa sete di conoscenza del sindaco sono due, entrambe inquietanti. La prima è che il sindaco conosca da tempo le criticità ambientali di Terni e la necessità di ulteriori approfondimenti e studi ma lo scorso marzo l’abbia negata per un mero calcolo di opportunità elettorale (tre mesi dopo erano in programma le elezioni amministrative che avrebbero visto la sua riconferma): in questo caso ci troveremmo di fronte ad un sindaco privo di scrupoli, capace di anteporre i propri interessi politici alla salute dei cittadini. Possibile? La seconda ipotesi è che il sindaco abbia davvero preso coscienza soltanto pochi giorni fa dei problemi ambientali di cui però in città si parla da anni: se così fosse, significherebbe che il Comune di Terni – 113 mila persone – è guidato da un amministratore totalmente sprovveduto e inadeguato.

Quale che sia la causa della giravolta, viene infine da chiedersi quale possa ormai essere la credibilità di Di Girolamo in tema ambientale.

IL 5% MAGICO Quando si parla di inceneritori, a Terni c’è una percentuale magica: 5%. Cambia il numero degli impianti in funzione (si è passati da 3 a 1), il genere di rifiuti bruciati ed anche il contesto produttivo, ma la percentuale magica non cambia mai. Il ritornello è questo: “A Terni l’incenerimento dei rifiuti incide solo per il 5% sul complesso delle emissioni inquinanti”. Gli esponenti del Pd lo ripetono da anni e nel 2015 la tradizione non è stata interrotta: alcuni giorni fa l’assessore all’ambiente Emilio Giacchetti l’ha messa nero su bianco in una relazione per il Pd ternano; mercoledì scorso nel Consiglio comunale il capogruppo Pd Cavicchioli ha poi detto: “Dobbiamo essere convinti di un dato incontrovertibile. L’incenerimento incide in misura del 5% in ragione annua sul dato generale delle emissioni a cui si fa riferimento in termini negativi. Questo è un dato che non è mai stato messo in discussione”. In sostanza, Cavicchioli non cita una fonte, non cita gli anni di riferimento di questo dato, non cita il tipo di emissioni ma specifica che si tratta di un “dato incontrovertibile”: praticamente un dogma. O al limite “Scherzi a Parte”.

Allora qual è la fonte di questo “dogma democratico”, di questo “dato incontrovertibile”? No, non è la Bibbia. E purtroppo non è nemmeno frutto di una costante elaborazione di dati in tempo reale. La fonte del 5% è uno studio di Arpa Umbria pubblicato nel 2009 e condotto nel biennio 2008-2009. In quell’arco temporale a Terni era in funzione un solo inceneritore mentre l’attività industriale era più intensa rispetto ad oggi. Nella relazione dell’Arpa si parla di un’incidenza del 5% sulla frazione fine del Pm, vale a dire il Pm2,5 (più pericoloso del Pm10 poiché più invasivo e nocivo per l’organismo umano).

Il bello del “5%” è che non cambia mai. Ad esempio, qual era l’apporto dell’incenerimento sul totale delle emissioni quando a Terni erano attivi 3 inceneritori? Ovviamente il 5%. Lo assicurava un paio di anni fa il professor Lamberto Briziarelli, consulente scientifico dell’Osservatorio provinciale sull’ambiente e la salute (a fianco una foto “dei bei tempi andati”, quando a Terni erano in funzione tre inceneritori). Ed oggi, con una ridotta produzione industriale e un solo inceneritore acceso, quale sarà l’impatto dell’incenerimento sul totale delle emissioni? Ovviamente il 5%, assicurano Giacchetti e Cavicchioli.

Il pressapochismo democratico fa sì che quasi tutti i discorsi sull’impatto ambientale degli impianti di Maratta inizino e terminino con il magico 5%. Il fatto che l’incenerimento contribuisca in modo pesante ad ammorbare l’aria di diossine, potassio, vanadio, benzoghiperilene e fluorantene (sostanze cancerogene) non viene preso in considerazione, probabilmente è anzi del tutto ignorato. E ciò che colpisce è che si tratta di un pressapochismo voluto, consapevole e reiterato. D’altra parte il Consiglio di mercoledì scorso era stato convocato 40 giorni prima (quaranta): c’era tempo sufficiente per leggersi qualche carta, qualche relazione, qualche dato, così da evitare affermazioni rabberciate e inverosimili.

MARCO POLO Mercoledì scorso diversi esponenti della maggioranza devono aver attentamente consultato una carta geografica perché nel corso del Consiglio hanno più volte affermato: “Non siamo a Taranto”. E’ il caso, ad esempio, del consigliere di maggioranza Saverio Lamanna, medico di professione, che ha letto alcuni dati dello studio Sentieri per poi sostenere che si tratti di una situazione di mortalità e di incidenza tumorale che non si discosta in modo significativo da quella attesa. Insomma, per il consigliere di Cittaperta, percentuali come +4% di mortalità e +3% di incidenza tumorale non sono significative. E allora convertiamo qualche percentuale dello studio Sentieri in numeri, così da avere un quadro più chiaro da valutare:

– 147 uomini morti in più (rispetto ad una situazione di normale mortalità) tra il 2003 e il 2010

– 118 donne morte in più (rispetto ad una situazione di normale mortalità) tra il 2003 e il 2010

– 199 persone ammalate di tumore in eccesso (rispetto ad una situazione di incidenza tumorale normale) tra il 1996 e il 2005

– 3.291 i ricoveri ospedalieri in eccesso (rispetto a quelle che era normale attendersi) tra il 2005 e il 2010.

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