Il 25 aprile 2016, nel giorno che in Italia segna la Festa della Liberazione, è arrivata una svolta nella vicenda giudiziaria che vede CIAM contrapposta al Comune tedesco di Garmisch. Per l’azienda ternana leader a livello europeo nel settore ascensoristico, potrebbe trattarsi dell’inizio della “liberazione” da un’ingiustizia patita proprio in Germania.
Come già reso noto, CIAM dopo essersi aggiudicata l’importante gara d’appalto per la realizzazione di un’opera unica al mondo – l’ascensore all’interno del trampolino olimpico per il salto con gli sci – e dopo aver realizzato buona parte dell’opera, era stata pretestuosamente estromessa dall’ultimazione dei lavori da parte dell’Ente appaltante, il Comune di Garmisch. Successivamente era stata addirittura condannata al pagamento delle lavorazioni eseguite da aziende tedesche (incaricate della conclusione dei lavori) da una sentenza di primo grado che aveva riconosciuto come valide le prove – sospette di artefazione – presentate dal municipio tedesco. Di fronte ad una situazione dai contorni fraudolenti, CIAM aveva presentato querela penale, sia in Italia che in Germania.
Spiega l’azienda che intanto, in attesa di indagini penali, “quanto accaduto in sede civile sta per essere clamorosamente ribaltato in Corte d’Appello proprio a seguito di quanto emerso nel corso della perizia affidata ad un importante studio tecnico tedesco il quale si è trovato di fronte ad una situazione senz’altro impensabile per chi avesse semplicemente prestato fede alle affermazioni e alle teorie accusatorie del Comune appaltante sostenute nel primo grado. E’ effettivamente iniziato ad emergere il quadro di un’apparente macchinazione volta ad addebitare a CIAM delle spese mai sostenute dal municipio tedesco”.
Infatti, prosegue l’azienda ternana, “al momento del sopralluogo della scorsa settimana, data ultima concessa alle parti per la produzione di documenti probatori, il Comune di Garmisch – nonostante le richieste di proroga precedentemente richieste e ottenute dalla Corte – non è stato in grado di documentare in alcun modo le presunte spese sostenute per il completamento dei lavori eseguito e addebitate a CIAM. Addirittura, fatto ancor più rilevante, non è stato in grado di dimostrare neanche che i suddetti lavori fossero stati realmente eseguiti e con le modalità e i componenti da essi stessi indicati nel corso del primo giudizio dinanzi al Tribunale”.
“A titolo di esempio: nonostante la richiesta ufficiale di Perito e Tribunale, il Comune non è stato in grado di giustificare, né con bolle di consegna, né con la relativa certificazione, la spesa per la sostituzione di un argano-motore che, però, era stato valutato oltre 15.000,00 Euro: cifra addebitata alla CIAM dopo l’ingiusta estromissione dal completamento dell’opera. Nel corso della perizia non è stato possibile risalire alle componenti che il municipio tedesco ha dichiarato di aver sostituito o installato, tanto da far presumere che quelle visibili al perito del Tribunale altro non fossero che i pezzi originariamente installati dalla CIAM e tutt’ora presenti in cantiere (mentre il Comune di Garmisch aveva sostenuto con prove e testimonianze che i lavori erano stati completati da altre ditte)”.
Il sopralluogo ha così rafforzato la supposizione della Dirigenza CIAM di aver subito un raggiro. Ipotesi che, già nel 2014, aveva spinto il patron della società, Sandro Citarei, a sporgere querela penale, sia in Italia che in Germania.
Il quadro che si sta ora delineando è quindi profondamente differente da quello emerso nel primo grado e l’azienda è “fiduciosa che nel prosieguo del procedimento giudiziario verranno svelate le reali circostanze e i reali termini in cui si sono svolti i fatti al centro della contesa”.
Sandro Citarei dichiara: “Finalmente si è cominciato a prendere atto che la nostra tesi difensiva è basata su fatti e circostanze reali, al contrario di quanto avvenuto da parte avversaria. Siamo convinti che nel prosieguo del procedimento, alla luce di queste recenti svolte, sia possibile dimostrare che l’architettura creata dal Comune di Garmisch in maniera così dannosa per la nostra azienda, è soltanto frutto di una ricostruzione creata ad arte per addebitare al malcapitato di turno (l’azienda italiana aggiudicataria di un tale appalto in Germania) responsabilità di gestione che non sono le sue”.
“Per quanto riguarda i procedimenti penali apertisi a seguito delle denunce presentate – aggiunge Citarei – ci auguriamo che contribuiscano a portare a galla la verità e che chi si è reso responsabile dei comportamenti ai limiti della truffa a nostro danno, qualora venisse così accertato, venga giustamente perseguito e punito. Ci addolora soltanto il fatto che, in virtù di una decisione del Giudice di Primo grado (che ora sta cominciando a mostrare tutte le sue crepe), l’amministrazione tedesca appaltante dei lavori, abbia scatenato un’autentica campagna di aggressione nei confronti della nostra impresa, con la richiesta di pagamento delle somme che la stessa era riuscita a farsi attribuire la Tribunale. A questo punto ci sorge il sospetto che tale accanimento possa dipendere dalla consapevolezza che la posizione di vantaggio non sarebbe durata a lungo e che, davanti a un Giudice superiore, la verità reale e non solo processuale sarebbe alla fine venuta fuori e che le cose sarebbero cambiate”.
“Del resto – conclude l’imprenditore – la celebre frase ‘Ci sarà un giudice a Berlino…!’ nasce proprio in Germania e calza a pennello con la situazione che ci vede coinvolti. Questi nuovi fatti cominciano a farci ben sperare per una soluzione futura (entro l’estate), che dimostri finalmente la bontà del nostro comportamento”.