Il buco finanziario del Comune di Terni è colpa anche dell’ex sindaco Ciaurro. E’ quanto ha sostenuto l’assessore al Bilancio Vittorio Piacenti D’Ubaldi suscitando la reazione dell’opposizione che fa tra l’altro notare come sia il Pd ed il centrosinistra ad amministrare la città da 18 anni ed aver inanellato una serie di errori ed orrori politici ed amministrativi.
MELASECCHE Il consigliere comunale di I love Terni, Enrico Melasecche, che di Ciaurro era stato anche vicesindaco, replica duramente a Piacenti e ad altri esponenti del Partito Democratico bollando le loro posizioni come “bufale”.
Il comunicato di Enrico Melasecche:
“‘O tempora, o mores…’ avrebbe detto Cicerone con riferimento alla pratica, non proprio nobile, utilizzata da certi soggetti di distrarre gli elettori dall’indignazione popolare nel trovarsi anche sindaco e due assessori indagati dalla Procura della Repubblica per “politica & affari”. Ma la cosa che ha fatto uscire di brocca il terzetto Piacenti, Monti e Trappolino (cioè assessore indagato e nientepopodimeno che i segretari PD) è soprattutto “la sentenza passata in giudicato” perché ammessa dagli stessi responsabili, colti in flagranza di reato, di aver falsificato i bilanci del Comune nascondendo da anni debiti veri e crediti taroccati pur di ingannare i ternani. A differenza di Cavicchioli che ha ammesso errori e manchevolezze, tentano, con la teoria che tutti i politici sono uguali, di coinvolgere in modo un po’ vigliacco, periodi della storia di Terni e persone che non ci sono più, nei confronti dei quali dovrebbero mantenere molto rispetto.
Non è bastato il ridicolo di Di Girolamo che ha tirato fuori persino i bombardamenti del ’45, pur di giustificare la mediocrità dell’oggi, offendendo la memoria delle persone decedute. Oggi i suoi tre moschettieri tirano in ballo la giunta Ciaurro per i debiti odierni, a loro e solo a loro imputabili, e di cui i ternani, presenti e nascituri dovranno farsi carico da qui al 2045. Oltre che incapaci anche bugiardi. Ho ancora le foto, quanto mai deprimenti, di quando Piacenti, discuteva animatamente con il Dr. Aronica, per impedire che emergessero le prove della sua malafede: le fatture nascoste da anni relative alle mense scolastiche. Ci mancavano solo le telefonate esilaranti fra una ben nota esponente del PD e l’appaltatore che intrattiene rapporti quasi padronali con la giunta, che si vanta dell’affare del secolo: 3.000 euro di regalia contro appalto di 15.000.000.
Qualche punto fermo per chiarire loro le idee:
1)- solo costoro possono sparare, alla disperata, che la voragine di debiti odierni possa essere la conseguenza delle opere di fine anni ’90, per la semplice ragione che un mutuo dopo venti anni è totalmente o quasi ammortizzato e che la gran parte delle opere fatte dal sottoscritto furono intelligentemente finanziate con fondi europei, statali o privati;
2)- fra le molte opere che con grande managerialità realizzammo ricordo il parcheggio dei parcheggi, Rinascita/S. Francesco che a differenza di quello di Largo Manni, da noi ereditato come una grande buca, non fu interessato dalle note vicende giudiziarie e di quello di Corso del Popolo, imputabile a costoro, che costituisce un debito stratosferico di circa 15 milioni di futuri esborsi. Sia Via della Rinascita che la rivoluzione alla Cascata delle Marmore costituiscono due grossi salvadanai che in questi anni hanno prodotto ricchezza indotta e molti posti di lavoro ed oggi permettono a Di Girolamo, con l’aumento delle tariffe che ha deciso il 28 dicembre, di cominciare a pagare la montagna di debiti fatti dalla “politica delle cicale” di questi 18 anni;
3)- la demagogia suicida ha mandato in prescrizione decine di milioni di crediti pur di acquisire voti, scavando la fossa al futuro della città; ebbene nel 1997, visto che l’evasione che avevamo ereditato era altissima (la giustizia fiscale e distributiva fa parte solo a parole di questa sinistra molto provinciale) indissi quale assessore al bilancio una gara trasparente con cui recuperammo, con un aggio bassissimo, circa 20 miliardi di lire i cui tre quarti furono incassati da Raffaelli, liquidità fresca….altro che debiti!
4)- una delle molte ragioni del dissesto, culturali innanzitutto, deriva dall’aumento della spesa corrente, spesso fondata su appalti senza gara affidati agli amici e finanziata addirittura con mutui mentre le entrate, come quelle relative alla Legge Bucalossi (che doveva servire a finanziare strade, ponti, fognature) venivano bruciate nella manutenzione spicciola e in sprechi per un facile consenso;
5)- abbiamo la coscienza a posto perché negli anni abbiamo fatto proposte serie, dalle farmacie all’ASM, dal contrasto all’inquinamento e all’uso pazzo di BOC e finanza derivata, alla difesa dei nostri interessi contro la tassa Tevere Nera voluta dalla Regione matrigna e sostenuta da entrambi i sindaci PD per ragioni di partito. Una opposizione mai pregiudiziale ma fermissima contro gli sprechi e il malgoverno.
La giunta Ciaurro difese di Terni l’immagine e creò nuovi simboli (Pressa e Obelisco) riqualificò il Convento di S. Valentino, il suo contesto e la Fontana di Piazza Tacito, ridotta poi a un colabrodo, comprò la storica Foresteria della Terni, forzò le prospettive di sviluppo (Centro Multimediale, Studios Cinematografici di Papigno, Ponte Maratta Sabbioni, Polo Universitario, nuovi insediamenti industriali come la Zeuna Starker, ecc, ecc), avviò il Museo delle Armi e la Metropolitana di superficie …rimasti ingessati. Soprattutto ridette a Terni, negli anni durissimi della tangentopoli rossa, l’orgoglio di una comunità mai usando trappole per ingannare i cittadini come oggi pateticamente tentano di fare certi politici piccoli, piccoli.
CECCONI Anche il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Marco Cecconi, parla di “mistificazioni” sulle cause del dissesto finanziario.
Il comunicato di Marco Cecconi:
“Il 2016 consegna agli annali una delle pagine peggiori della storia di Terni e, segnatamente, della capacità politica e amministrativa di governare questa città. Una giunta (sindaco in testa) sulla quale pende la spada di Damocle di un’inchiesta giudiziaria in corso condotta, per di più, per reati efferati, come l’aver creato un sistema (l’ “associazione a delinquere” ipotizzata dalla Procura) finalizzato a truccare gare e appalti (la “turbativa d’asta”) a favore degli amici degli amici, dalla manutenzione del verde alle mense scolastiche alla pubblica illuminazione e via così. Tutte cose verissime, a prescindere dal fatto che risulteranno penalmente rilevanti oppure no. Mentre intanto la città va alla deriva. Mentre intanto a Palazzo Spada si sventola il riconoscimento di questo territorio quale “area di crisi complessa” come fosse un successo, anziché la certificazione di un fallimento.
Ecco, la mistificazione: proprio la cifra che contrassegna anche la farsa di quel “Piano di riequilibrio pluriennale” che la maggioranza in Comune si è appena approvata. Mistificazione sulle cause del predissesto, mistificazione nel tentativo di fare a scaricabarile. Mistificazione nei rimedi messi in campo per tappare i buchi.
LE COLPE DI CIAURRO
Il secondo mandato-Ciaurro (al quale, udite udite, oggi l’assessore al bilancio e il PD cercano di far risalire i debiti) fu quello dell’ “anatra zoppa”: il che vuol dire che ad avere la maggioranza in consiglio – dove i bilanci si approvano, si emendano, si bocciano o si riscrivono – era proprio la coalizione di sinistra. Che magari (è tutto agli atti) utilizzò questo potere assoluto, superiore a quello di sindaco e giunta messi insieme, per destabilizzare i conti. E minare così l’Amministrazione del “nemico”, pur in presenza di piena disponibilità di risorse, allora, per finanziare tutti gli ingenti investimenti utilizzati in quella felice stagione: per trasformare in meglio il tessuto urbano e il volto della città e potenziare, come mai più è avvenuto da allora, le sue dinamiche economiche, culturali e di sviluppo.
OCCULTAMENTO PLURIENNALE
Il punto vero, invece, è che le colpe che hanno portato ad una voragine di 14milioni e mezzo di euro – il totale dei debiti da ripianare con il famoso “Piano di riequilibrio” – sono tutte scritte nelle censure che la Corte dei Conti e i Revisori hanno messo nero su bianco, completamente inascoltati, anno dopo anno, bilancio dopo bilancio, almeno dal 2013. Entrate virtuali che era chiaro in partenza nessuno avrebbe mai incassato: multe, ma anche concessioni edilizie fantomatiche in anni di conclamata crisi del settore, vendite inventate o contenziosi senza futuro, come per l’ex foresteria della “Terni” a Piazza Tacito o l’assurda faccenda-Telecom, da cui si diceva (mentendo) sarebbero arrivati introiti milionari di cui nessuno invece vedrà mai un centesimo. Ricorso ad anticipazioni costosissime, per sopperire alla conseguente carenza di liquidità. Debiti e crediti con le partecipate mai messe in chiaro (con gli effetti venuti a galla proprio con il predissesto). Impegni di spesa senza copertura, fuori e contro qualunque programmazione o controllo. Censure che riconducono la responsabilità del buco – e dell’aver tentato di occultarlo fino ad ora – tutta in capo a questa Amministrazione.
SOLUZIONI ALTERNATIVE
Quale avrebbe potuto essere l’alternativa? Ammettere da subito l’evidenza. Chiudere la gran parte di quei carrozzoni succhia-soldi che sono le partecipate (anziché crearne di nuove). Favorire la massima concorrenza nelle gare di appalto (anziché garantire grossi margini sempre ai soliti). Reinternalizzare i servizi (dalle riscossioni, alla cultura, anziché ingessare il bilancio di quest’ultima nel vuoto a perdere milionario del CAOS). Programmare ed attuare il riequilibrio già da anni (ora ne saremmo quasi fuori), anziché continuare a fare nuovi debiti.
RIMEDI PEGGIORI DEL MALE
Adesso che siamo al redde rationem, invece, si propongono rimedi che, se non sono peggiori del male, riescono a sommare una tale quantità di profili di dubbia legittimità, si fondano così tanto sul soccorso rosso e sul ricorso a soldi pubblici, dall’essere tutto, il “Piano di riequilibrio”, fuorché quell’operazione-trasparenza che ci si vuol far credere: tant’è che, per far luce sulle tante zone d’ombra qui di seguito elencate, abbiamo già presentato una serie di interrogazioni urgenti.
FARMACIE INVENDIBILI
Più della metà dei fondi tappa-buchi dovrebbero arrivare dalla vendita ai privati del 90% della Società che gestisce le farmacie. Peccato che ad oggi quella Società non è vendibile. E a poco servirà cambiarne lo statuto se non si superano l’insormontabile ostacolo dell’incedibilità delle licenze e quello delle pesantissime questioni fiscali che deriverebbero dalla trasformazione: questioni su cui trasmetteremo una segnalazione ad hoc alla Corte dei Conti, chiamata ora a ratificare il Piano oppure no.
SOCCORSO ROSSO
Un’altra cospicua somma dovrebbe arrivare dalla vendita di alcuni immobili all’ATER, che dunque utilizzerà soldi nostri per dare una mano a Di Girolamo & C.. Oppure dalla cessione di alcuni terreni agricoli, previa variante: per trasformarli magari in aree industriali (ma chi se le compra, con l’aria che tira e tutto l’invenduto e i capannoni vuoti che ci sono in giro?) o per realizzare in zona-Prampolini, dietro S.Valentino un centro multiservizi destinato a rappresentare un monstrum urbanistico, un assurdo socio-economico e l’ennesima cattedrale nel deserto.
PARTITA DI GIRO
Ma il capolavoro arriva con l’ipotesi di incassare 1milione e mezzo di euro vendendo alla TerniReti srl (società al 100% del Comune) qualche centinaio di parcheggi sparsi qua e là: parcheggi che la Società, per ragione sociale, dovrebbe limitarsi a gestire. In pratica, è come se il Comune vendesse qualcosa a se stesso. Una partita di giro, oltretutto, nel tempo tutt’altro che redditizia: considerato che i soldi per l’acquisto la TerniReti dovrà decurtarli da quelli che comunque dovrebbe stornare al Comune come ricavato della gestione dei parcheggi già in uso.
IL MURO DELLA MENZOGNA
Sicuramente non c’è niente di penalmente rilevante neanche in questo. Magari (è tutto da dimostrare) siamo al limite persino della legittimità amministrativa. Il punto è che la sinistra e il PD non si possono permettere di perdere Terni. E, pur di restare attaccati alla poltrona e giocare al risiko di un potere in frantumi, senza più contatto con la realtà, hanno scelto di andare a battere contro il muro della menzogna che loro stessi hanno edificato”.