Infine, nella giornata di ieri, sono arrivate le dimissioni del sindaco Leopoldo Di Girolamo. Di seguito le dichiarazione che l’ormai ex primo cittadino ha rilasciato alla stampa:
“Sono qui per confermare l’impegno che presi lo scorso primo giugno, nel primo consiglio comunale dopo la revoca dei domiciliari applicati nei miei confronti, cioè che mi sarei dimesso alla fine dell’iter del piano di riequilibrio economico finanziario. Impegno che avevo preso anche con la maggioranza e con i dirigenti del mio partito, che ringrazio per il sostegno in questa particolare fase.”
“Sono rimasto sconcertato di come una persona come Giorgio Finocchio abbia deciso di comunicare la sua posizione di rinunciare ad entrare nel consiglio comunale a mezzo stampa. Non voglio entrare nel merito delle dichiarazioni, ma è stato voglio ricordare come è stato lo stesso Finocchio a chiedermi di candidarmi nel 2009 dopo la rinuncia per motivi di salute di Enrico Micheli, con i sondaggi vedevano il centrosinistra indietro rispetto ad Antonio Baldasserre. E in quel momento ero disoccupato ed avevo appena iniziato una legislatura che mi vedeva impegnato come senatore dell’opposizione. Accettai e vinsi ribaltando i pronostici. Questo è giusto ricordarlo per memoria storica.”
“Quel primo Giugno avevo detto anche che avremmo portato avanti anche i progetti in essere, come il completamento dei varchi della ZTL, la ristrutturazione di Palazzo Gelosi a Collescipoli, ora sede dell’università Pegaso, l’apertura del parco sensoriale e Cesure, l’apertura della passerella ciclo-pedonale della stazione. Inoltre abbiamo avviato anche le operazioni per il decoro urbano, grazie ai canoni idrici, nonché la posa della banda larga e la firma presso il Mise del piano di riconversione industriale riguardante l’area di crisi complessa e il piano periferie dove Terni si è classificata 33° contro Perugia che è arrivata 84°.”
“Non siamo stati immobili quindi, ma abbiamo continuato a lavorare per il bene della città, ma quello che attualmente interessa ai cittadini è il percorso intrapreso, quello del piano di riequilibrio. Ne parleremo quando faremo il consiglio sul dissesto, ma alcuni dettagli voglio anticiparli: è il dissesto più piccolo tra tutti quelli che coinvolgono le città italiane nelle nostre stesse condizioni, circa 14 milioni, con un debito inferiore alla prima versione accertata e inferiore al 20% del bilancio, siamo quindi in prima fascia. Queste difficoltà sono figlie di un percorso iniziato negli anni ’90 e purtroppo, la decisione della corte dei conti, chiude in maniera negativa il percorso che avevamo impostato.”
“Avendo ricevuto oggi, nella giornata di martedì, la notifica da parte del prefetto con cui la Corte dei conti a respinto il nostro ricorso, ho comunicato al presidente del consiglio comunale le mie dimissioni. Lo ho fatto oggi perché la pubblica amministrazione si muove per atti, e oggi mi è stata comunicata la decisione della Corte dei conti. Inoltre vorrei ricordare che il consiglio comunale è la casa della città, non uno stadio dove si urla. Non è il posto dove tenere certe condotte e dove si possano levare saluti fascisti. Non mi faccio imporre scelte da chi ha fatto della violenza verbale la propria cifra politica. Sono una persona rispettosa delle istituzioni, ma non una persona remissiva e nella propria vita pubblica ho sempre tenuto a preservare la dignità e la legittimità di istituzioni e regole, anche quando queste vanno contro gli interessi politici.”
“Le dimissioni – ha ribadito l’ex sindaco – sono un atto di coerenze, che mi permette di assumere le mie responsabilità verso la città, e poi – ha proseguito – permettetemi di fare una precisazione, sul fatto che io sia stato incollato alla poltrona: se sono qui è perché i cittadini ternani mi hanno eletto due volte. Nessun primo cittadino è attaccato alla poltrona, anzi. Nell’ultimo consiglio dell’Anci è stato sottolineato come almeno un quinto dei sindaci italiani abbia procedimenti penali in atto. E’ pieno di comuni che non vanno al voto perché non ci son candidati, è pieno di sindaci che si dimettono o che non si candidano per il secondo mandato.”
“Mi sono dimesso da carica di senatore un mese dopo le elezioni, unico in Italia a farlo, e per quel che riguarda i benefici personali ho rinunciato ai 600 mila euro dei quattro anni in parlamento. Nel 2011 ho scelto di prendere solo gli emolumenti dovuti per legge, lasciando 300 mila euro nelle casse del comune. Le vicende giudiziarie mi hanno provato, ma ormai so che il sindaco è un parafulmine per tutto ciò che accade.”
Infine Di Girolamo ha voluto ringraziare “tutti i consiglieri che lo hanno sostenuto in questo percorso complicato, da Moreno Rosati a Giuliano Rossi”, annunciando come nel prossimo consiglio comunale traccerà un bilancio delle cose fatte per poi spiegare come si è giunti a questa situazione.
Adesso il sindaco dovrà attendere 20 giorni, cosi che le dimissioni diventino irrevocabili, e come giunta deliberare sul dissesto finanziario dell’ente. “Lo faremo entro un paio di giorni – ha dichiarato – Voteremo l’atto e lo trasmetteremo al consiglio comunale. In base alla normativa il dissesto dura cinque anni, nonostante siamo in prima fascia, che prevede il rientro in quattro esercizi. Noi abbiamo fatto di tutto – ha concluso l’ex primo cittadino – per evitare questa fine, ma la Corte dei conti umbra e quella nazionale hanno respinto i nostri piani”.
Immediate le diverse reazioni da parte della politica ternana.
Per Emanuele Fiorini e Federico Cini della Lega Nord “E’ un gesto, quello del sindaco, che arriva con almeno 3 anni di ritardo e con una città ormai sul baratro del dissesto. Bisogna solo sperare che siano irrevocabili e che l’agonia della città, dopo un annuncio di mera facciata utile solo a placare gli animi, non sia prolungata dall’attaccamento al respiratore artificiale delle alchimie politiche e dei rimpasti.
“Dietro di sé il sindaco lascia cumuli di macerie sovrastati da un’impenetrabile cappa di fumi (di certo non di caminetti). Ma al di là dei sin troppo facili entusiasmi, ora è il momento di rimboccarsi le maniche e lavorare a testa bassa per poter finalmente ridare a questa
città un governo dignitoso.”
Stessa paura per Enrico Melasecche e i rappresentanti del Movimento 5 stelle, per cui le dimissioni comunicate prima del dissesto sono una loro piccola parziale vittoria.
“Ma, come al solito – dichiarano – decide e non decide. Giungono voci sinistre da questa ribollente maggioranza che affermano chiaramente come le dimissioni saranno revocate entro i 20 giorni utili previsti dalla legge. Un patetico teatrino. La città è ormai convinta che solo e soltanto le elezioni a giugno 2018 possano ridare alla città la possibilità di ripartire dopo questi nove anni caratterizzati da errori macroscopici, irregolarità ed illegalità che la legge sta perseguendo. La città è stanca ed è pronta ad una mobilitazione senza precedenti di fronte all’ennesima presa in giro. Nel contempo riteniamo che debbano essere esperite tutte le azioni di responsabilità affinchè a pagare questa voragine non siano i cittadini ma tutti coloro che, a cominciare dal sindaco e dai suoi assessori, sono responsabili degli errori ma anche delle irregolarità e delle illegalità emerse.
Per Marco Cecconi quello di ieri è un atto dovuto, e sottolinea come “nessuno rimpiangerà il sindaco perché lasciano in eredità per gli anni a venire un Comune fallito – tecnicamente – e per il modo in cui hanno fatto sì che questo accadesse, negando l’evidenza fino all’ultimo ed oltre ogni limite di decenza. Nessuno li rimpiangerà: perché, oltre ai soldi che i ternani saranno costretti a pagare per ripianare quei debiti, ai ternani e a Terni hanno fatto perdere troppo tempo. Il tempo di una deriva e di un degrado sempre più gravi, il tempo di un non-governo che si sconta fin nel più recondito meandro di Palazzo Spada e nelle pieghe delle pratiche più semplici. Nessuno li rimpiangerà: perché se avessero ammesso quando era ora il dissesto dei conti pubblici, adesso ne saremmogià fuori. Nessuno li rimpiangerà: perché, al di là di qualunque tecnicismo, dignità avrebbe imposto un passo indietro già da mesi e
mesi, piuttosto che fare in modo e maniera (proprio come hanno fatto loro) di tirare
avanti il più a lungo possibile, giusto per scongiurare in tutti i modi il rischio (per loro
altissimo, da tanti punti di vista) di elezioni anticipate. Nessuno li rimpiangerà – conclude Cecconi- perché questa è stata la peggiore Amministrazione del dopoguerra.
In ultimo, arrivano le reazioni del partito dell’ex sindaco, del Partito Democratico: “Il Partito Democratico di Terni esprime profonda vicinanza morale, umana e politica al primo cittadino. Vogliamo sottolineare il grande impegno profuso da parte del sindaco Di Girolamo in queste consiliature , il suo inesauribile spirito di ascolto che in questi durissimi anni di crisi, ha sempre dedicato a tutti i corpi sociali della città non facendo mai venire meno la propria serietà, capacità politica,sobrietà e da tutti riconosciuta onestà. Nonostante le immani complessità che attraversano tutte le amministrazioni locali e il comune di Terni, si vuole sottolineare come sindaco, consiglieri comunali, esponenti delle varie giunte e il partito, si siano sempre adoperati per il perseguimento dell’interesse collettivo e per il bene della città facendosi carico di un percorso di risanamento che trova le sue cause critiche sin dagli anni 90 ad oggi. Il PD di Terni – concludono- non verrà meno nel suo vivo,forte impegno politico e civico, sempre accompagnato da un alto senso di responsabilità a servizio ed a tutela delle istituzioni democratiche non permettendo mai che becera violenza politica ed interessati facinorosi abbiano la meglio.