Terni e la crisi: oltre 5000 persone nel 2015 si sono rivolte alla Caritas

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emporio CaritasCresce il numero delle famiglie, italiane e straniere, che si rivolgono alla Caritas. Lo rivela l’organizzazione, nella sua sezione diocesana. In questo particolare momento di crisi economica e sociale sono in aumento le persone che si rivolgono alle strutture della Chiesa per richiedere viveri e altre aiuti di prima necessità.

Nel 2015 sono state 5177 le persone che si sono rivolte alla Caritas per 38.345 pasti; 102.510 pezzi di prodotti alimentari distribuiti contro i 36.000 del 2014 (grazie all’emporio della solidarietà di Via Vollusiano) 15.064 capi di vestiario distribuiti; sono stati effettuati 970 colloqui, 60 in più rispetto al 2014 e 478 persone hanno usufruito del Servizio doccia, 93 in più rispetto al 2014.

Al centro di ascolto della Caritas di via Vollusiano, si sono rivolte 1.861 persone e 970 hanno usufruito dei servizi. Di queste il 49,27% sono donne ed il 50,73% sono uomini; per quanto riguarda la provenienza, il 45,26% sono cittadini italiani, il 50,92% sono stranieri e per il restante 3,82% sono apolidi, persone con doppia cittadinanza e alcuni di cui non è stato possibile rilevare la cittadinanza.

Gli interventi hanno interessato il pagamento di utenze, affitti, spese sanitarie e sostegno al reddito, effettuati per il 54% nei confronti di persone non italiane e il 43% verso cittadini italiani. Più numerosi sono stai gli interventi a favore di uomini che di donne, tra queste più numerosi quelli per le straniere.
Al centro Caritas si rivolgono prevalentemente disoccupati in cerca di lavoro (51,34% delle persone), ma anche casalinghe (o casalinghi), pensionati, inabili al lavoro e persone che pur risultando occupate hanno problemi consistenti per vivere. Tra loro anche diversi diplomati e laureati. Sono persone coniugate con figli per il 25%, o sole per il 20%, o che vivono con conoscenti o soggetti esterni alla famiglia per il 6%, che presentano multi problematicità legate prevalentemente alla povertà, all’occupazione, a problemi familiari e abitativi, alcuni con problemi di salute.

Alla mensa San Valentino, dove tutti i giorni è garantito dagli 80 volontari, che si alternano alla mensa, un pasto a chiunque ha necessità di mangiare, nel 2015 è diminuita la presenza di stranieri e aumentata quella degli italiani (70%), persone che hanno visto la loro situazione economica peggiorare, maggiormente uomini al di sopra dei cinquant’anni che hanno perso il lavoro o hanno lavori saltuari. Sono persone che vivono situazioni di povertà per problemi di occupazione, disagio abitativo, insufficienza o assenza totale di reddito rispetto alle esigenze ordinarie, grave emarginazione (in particolare per i senza fissa dimora), infermità psichiche, indebitamento, situazioni di accattonaggio e sfruttamento, persone separate (soprattutto uomini) o vittime di usura e fallimento. Soggetti, in genere, senza appoggio di amici o parenti. Molti sono anziani soli e persone con problemi di giustizia o appena usciti dal carcere. I volontari, dai 18 ai 70 anni, sono studenti di scuola superiore, medici, insegnanti, imprenditori, amministratori, pensionati, mamme, nonne e nipoti, ragazzi affidati dal tribunale dei minori, ex detenuti e perfino bisognosi che ripagano il pasto aiutando nella gestione. Durante la distribuzione dei pasti, alcuni dei volontari sono impiegati nell’ascolto delle persone. Il volontario ha il compito di accogliere e garantire la serenità osservando le persone, consapevole che un piccolo gesto può rappresentare una vera e propria coccola per la persona indigente. Oltre alla gestione della sala c’è il servizio di cucina e il funzionamento del magazzino con l’approvvigionamento delle materie prime alimentari, un lavoro molto prezioso e fondamentale ma poco visibile

Il servizio docce presso il centro di Ascolto Sant’Antonio di via Vollusiano hanno avuto accesso 478 persone di cui 440 uomini e 38 donne; 249 stranieri e 229 italiani. Per quanto riguarda le case di accoglienza, gli uomini singoli sono ospitati presso la casa Parrabbi, le donne presso La Casa per la Speranza Santa Maria della Pace: sono strutture che offrono una collocazione abitativa adeguata, un ambiente familiare con uno stile di vita improntato a regole, rispetto, sicurezza, capacità di collaborazione, capace di accompagnare gli ospiti lungo un percorso che li aiuti a ritrovare la necessaria autonomia nel vivere la propria vita. Gli uomini ospitati sono stati 16 (11 italiani e 5 stranieri provenienti da Ghana, Bangladesh, Romania, Tunisia, Mali, India) le persone ospitate presso la casa di accoglienza Parrabbi, struttura per soli uomini adulti che si trovano, mentre nella casa femminile e per minori sono state ospitate 12 persone (4 donne single, 3 mamme con complessivi 5 minori fra 2 e 14 anni. Nazionalità Albania, Eritrea, Romania, Ucraina, Somalia e Italia).

 

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