Terni, Eon, Liberati: ”Discussione semidemenziale di politici piegati a interessi di multinazionali”

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galletoDa diversi mesi si parla della cessione da parte di Eon degli impianti idroelettrici di Terni. Ultimamente sembra sempre più probabile che ad acquistarli possa essere Erg ma, dai pochi dettagli che trapelano circa questa eventuale operazione, i sindacati intravedono già forti incertezze per il futuro dei lavoratori. Per questo è già stato svolto un incontro con le istituzioni locali. Incontro che per Andrea Liberati – che nel recente passato si è occupato più volte dell’idroelettrico in qualità di rappresentante di Italia Nostra ed è oggi esponente del Movimento 5 Stelle – si è rivelato in un “un dibattito semidemenziale” per via dell’ipocrisia dei politici regionali che, pur avendo massimo potere decisionale in materia, si limitano ad esprimere preoccupazione e continuano a rivestire il ruolo di “camerieri delle multinazionali”.

Il comunicato di Andrea Liberati:

“E.On e c.d. ‘spezzatino’. La Regione Umbria –che ha un potere immane sul concessionario, determinando i canoni idroelettrici, qui tra i più bassi d’Italia- presenzia ieri a una riunione di lavoratori e parti sociali. Partecipano il presidente della Regione e un consigliere regionale in aspettativa di quell’azienda da circa un decennio. L’incontro non porta da alcuna parte, se non a vagheggiare scenari complessi su cui si esprime solo generica preoccupazione per il futuro dei lavoratori.

Discussione semidemenziale, perché avviene nella silente complicità di poteri pubblici asserviti totalmente alla multinazionale: non a caso la E.On sta tranquillamente proseguendo nel fare gli affari suoi, accingendosi a vendere al miglior offerente la propria concessione per circa un miliardo di euro, senza nemmeno offrire certezze ai dipendenti del Gruppo. Dove si è mai visto un concessionario, peraltro straniero, che diventa più potente del concedente? Forse in Sud America. Sicuramente a Terni, nel Paese di Pulcinella.

Se si volesse una comunità davvero informata, se la nomenclatura fosse minimamente competente, occorrerebbe spiegare ai cittadini che l’EROEI dell’idroelettrico, cioè il c.d. ritorno energetico sull’investimento energetico, rapporto fra l’energia che l’impianto produrrà nella sua vita e l’energia necessaria per costruirlo, mantenerlo, smantellarlo, è altissimo, indice che può variare tra 50 e 250: l’idroelettrico resta dunque tra gli investimenti più convenienti al mondo. Non c’è crisi che davvero lo tocchi.

I politici invece si limitiamo a rappresentare ‘preoccupazione’, né più, né meno di quanto fatto per Thyssen, con una gestione subalterna e tragicomica della vertenza, come da noti e prevedibili esiti peraltro tuttora in corso. Ma una stretta sui canoni, tanto per annunciare un ritorno da padroni in casa nostra, lanciando il necessario segnale a lorsignori? Non sia mai, sempre allegri bisogna stare, ché il nostro piangere fa male al re!…

Eppure qui, differentemente dalla questione siderurgica, la vita del concessionario è letteralmente in mano a una Regione-Lachesi: basterebbe vedere cosa accade non solo a Bolzano –dove l’Ente locale gestisce con grandissimi profitti direttamente una serie di centrali per potenze perfino superiori a quelle del nucleo idroelettrico di Terni- oppure potremmo recarci in Abruzzo –laddove la Regione ha quasi decuplicato i canoni, col placet della Corte Costituzionale. Tramite certi confronti si capisce la differenza tra amministratori: quelli che lavorano a esclusivo vantaggio della comunità e quelli che, garanti dei nuovi coloni, camerieri dei miliardari, sono piegati a tappetino sugli interessi di multinazionali volte solo allo sfruttamento intensivo delle nostre risorse, ottenendo 1000, pagando nulla, se non una miserrima convenzione per il lago di Piediluco e quattro bocchi di canoni. Che non tornano nemmeno sui territori che quella ricchezza ingenerano”.

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