Alcuni giorni fa aveva minacciato di morte alcuni agenti di polizia penitenziaria del carcere di Terni, domenica sera ha tentato il suicidio in carcere. Solo l’intervento degli agenti ha evitato la tragedia. Il detenuto di origine marocchina protagonista del gesto qualche giorno prima si era anche cucito la bocca in segno di protesta. La denuncia arriva dal Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria
“La situazione del carcere di Terni – scrive il segretario regionale Fabrizio Bonino- è semplicemente allarmante, e sconcerta constatare che nulla venga fatto per far tornare un clima di tranquillità detentiva e serenità lavorativa per la Polizia Penitenziaria. Cosa si aspetta, il tracollo totale della situazione? E’ in atto lo stato di agitazione di tutto il personale di Polizia penitenziaria del carcere di Terni proprio per la situazione irreversibile di criticità nella quale stagna la struttura, confusa e confusionaria anche nella gestione. Credo sia opportuno portare ai vertici regionali e nazionali dell’amministrazione penitenziaria una grossa sveglia per destarli dal torpore e fare in modo che assumano con urgenza provvedimenti.
Sulla vicenda interviene anche Donato Capece, segretario generale: “Mi auguro – scrive – che l’amministrazione penitenziaria proponga il poliziotto che ha sventato il suicidio a Terni per un’adeguata ricompensa a livello ministeriale. Ma ancora di più auspico che si adottino con urgenza provvedimenti per risolvere le costanti criticità del carcere ternano, sintomatiche di una generale disorganizzazione non più tollerabile (…) Si lavora in condizioni disumane senza nessun tipo di tutela e con detenuti che ci ridono in faccia perché sanno bene che non verranno mai puniti per qualunque fatto commettano. Siamo stanchi e non vogliamo aspettare che qualcuno si faccia veramente male, come già è successo; bisogna rivedere questa gestione dell’istituto che è ormai ingovernabile, perché chi lo comanda sembra aver perso totalmente il controllo. E le contraddizioni continuano: questa volta con la riapertura parziale del muro di cinta. Con un provvedimento ufficiale, qualche mese fa lo stesso era stato chiuso per ristrutturazione in quanto dichiarato inagibile dagli organi competenti. Pur tuttavia la direzione, ignorando le più elementari regole di sicurezza, riapre il servizio sentinella dalle 14 alle 8 del giorno seguente, mentre dalle 8 alle 14 è chiuso per lavori. Ora, non è dato sapere quali lavori interessino il muro di cinta: sappiamo per certo, però, che riguardano l’impianto elettrico e la struttura; se tutto ciò trovasse conferma, vorremmo sapere se è regolare riaprire senza un collaudo e senza certificazioni, anche perché lavori così importanti sono stati affidati ai detenuti della locale Mof. Al di là di tutto ciò, vi è da aggiungere che i colleghi si sono trovati a svolgere il servizio di vigilanza armata in garitte pregne di un forte odore di vernice e al freddo, visto che in tutti questi mesi non hanno nemmeno sostituito i climatizzatori, mal funzionanti e pieni di ogni genere di sporcizia”.