La Corte dei conti contesta un danno erariale di oltre mezzo milione di euro a tre dipendenti dell’Asl di Terni, coinvolti diversi anni fa nell’inchiesta denominata “protesi d’oro”: si tratta di un’impiegata cinquantenne, dell’ex responsabile del servizio protesico e del medico ortopedico che effettuava le visite. Nell’inchiesta erano stati indagati altri 8 privati cittadini tra titolari e rappresentanti di sanitarie ternane.
Secondo la procura di Terni, tra il 2001 e il 2003, i tre avrebbero deliberato, attraverso pratiche fittizie, l’erogazione di contributi per acquistare materiale sanitario, come busti o carrozzelle, a nome di pazienti che non ne avevano bisogno oppure deceduti. L’inchiesta era stata avviata nel 2004 e i tre erano stati accusati di diversi reati penali, dalla truffa al servizio sanitario nazionale al falso ideologico. L’inchiesta era andata avanti con la donna che era finita, per un breve periodo, agli arresti domiciliari per poi tornare a lavoro, poco dopo, in un altro ufficio. Le sentenze penali invece non sono mai arrivate e nel 2011 è scattata la prescrizione.
Nel frattempo, in attesa dell’esito del procedimento penale, la Corte dei conti aveva sospeso il giudizio a loro carico. Ora che è subentrata la prescrizione, la magistratura contabile contesta ai tre dipendenti Asl, oltre 500 mila euro di danno erariale e li ha invitati a comparire in tribunale.