Terni, inquinamento inceneritori, “E le acciaierie allora?” Ecco la risposta

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inceneritore-acciaierieE’ accaduto anche oggi, dopo la grande manifestazione cui hanno preso parte migliaia di cittadini. Ad ogni protesta nei confronti dell’inquinamento degli inceneritori di Terni, puntuale come una cambiale saltano fuori decine di commenti che recitano più o meno così: “E le acciaierie allora? Dall’Ast esce aria profumata?”. Il sottinteso è facilmente comprensibile: perché lagnarsi degli inceneritori quando in viale Brin c’è cotanto “mostro”?

Seguendo tale linea di pensiero, la presenza in città di una secolare fonte di inquinamento dovrebbe costituire una sorta di “libera tutti” collettivo ad avvelenare l’ambiente. Un po’ come essere autorizzati a prendere a calci in faccia qualcuno soltanto perché ha la sfortuna di avere già un mal di denti. Forse è il caso di provare a ragionarci su.

Cominciamo da un dato di fatto: l’Ast ha una capacità inquinante enormemente superiore rispetto ai caminetti di Maratta. Per avere un’idea in termini numerici possiamo considerare qualche dato: ad esempio in merito al Co (monossidio di carbonio), Ast ne emette circa 3 mila tonnellate all’anno mentre un inceneritore si attesta su meno di 3 tonnellate annue. Altro esempio con la Co2: Ast ne emette ogni anno diversi milioni di tonnellate mentre un inceneritore intorno alle 100 mila tonnellate. Vi sono però anche degli inquinanti in cui è l’inceneritore a primeggiare come nel caso del benzoghiperilene, del fluorantene del vanadio e del potassio ed è inoltre fonte molto rilevante di Pm2,5 (più pericoloso del Pm10, quello monitorato dall’Arpa) ma in linea di massima uno stabilimento siderurgico è di gran lunga più impattante.

E allora ha ragione chi sostiene che sia inutile prendersela con i caminetti più piccoli? Nemmeno per idea. Crediamo anzi che sia una posizione profondamente sbagliata ma per comprenderlo è necessario allargare il campo visivo.

Partiamo dalle basi: l’Ast produce acciaio, l’inceneritore produce… materiale incenerito da conferire in discarica. Eh sì, “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Nemmeno gli inceneritori sfuggono alla legge di Lavoiser. Per ogni 100 chili di rifiuti bruciati, 65-70 chili “volano in cielo”, ma 20/30 chili diventano ceneri pesanti e 3/6 chili ceneri leggere. Tutto materiale che deve essere conferito in discarica (con conseguente ulteriore aggravio ambientale a causa del via-vai dei mezzi pesanti).

L’Ast ha un fatturato di oltre 1,5 miliardi di euro, l’inceneritore di pochi milioni di euro.

L’Ast vive di libero mercato, l’inceneritore probabilmente non sarebbe economicamente sostenibile se non potesse contare sugli incentivi per l’energia rinnovabile. Già, i “termovalorizzatori” ricevono denari pubblici per produrre energia dalla combustione dei rifiuti: è proprio questo, in genere, il cuore del business di un inceneritore.

In Ast lavorano circa 2 mila persone (molte altre nell’indotto), in un inceneritore una dozzina o poco più.

Brutalizzando, Ast inquina ed in cambio genera posti di lavoro, produce ricchezza e paga tasse. L’inceneritore inquina ed in cambio… drena soldi pubblici senza creare occupazione. Non solo, ma l’inceneritore costituisce addirittura un freno per i nuovi posti di lavoro che si genererebbero dalla filiera del riciclo.

Questo significa che Ast debba avere licenza di inquinare impunemente in nome dell’economia cittadina? Nient’affatto. Il punto è che, mentre l’incenerimento dei rifiuti è economicamente inutile e per definizione destinato – per sempre – ad essere altamente inquinante (e già da anni vi sono valide alternative adottate anche in diverse città italiane), la produzione di acciaio ha un’utilità economica e può essere resa meno impattante. Non potrà mai uscire “aria profumata” dagli stabilimenti siderurgici, ma in tutto il mondo sono in atto tentativi di introdurre cicli produttivi dell’acciaio più sostenibili.

Ecco quindi che oggi appare razionale esigere la chiusura degli inceneritori e al contempo richiedere, o per meglio dire pretendere, pesanti interventi in Ast che possano ridurne drasticamente l’impatto ambientale. Due questioni completamente svincolate tra loro ma entrambe imprescindibili per tutelare il diritto alla salute dei cittadini ternani: chiusura degli inceneritori ed ecologizzazione industriale degli impianti siderurgici. Del tutto inutile, sterile, quando non dannoso, polemizzare su quale delle due debba essere affrontata con più vigore per prima.

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