L’acqua pubblica a Terni costa troppo, le bollette sono le più salate dell’Umbria. A sostenerlo è il consigliere comunale della lista civica I Love Terni, Enrico Melasecche, che punta il dito contro la Sii, giudicata “un carrozzone politico”. Sotto accusa è la scelta dell’ex sindaco Paolo Raffaelli di togliere la gestione dell’acqua all’Asm e del Pd che “ha assecondato la nascita infausta della Sii”.
Il comunicato di Enrico Melasecche:
“Quando criticavamo il gravissimo errore di Raffaelli nel togliere la gestione dell’acqua potabile all’Asm, tutto pensavamo meno che le conseguenze sarebbero state ancor più drammatiche di quanto si ipotizzava. L’idrico gestito dall’Asm era un piccolo gioiello, gestito con costi bassi e poco persone, il settore era in utile, l’acqua a Terni costava pochissimo, meno di tutti gli altri comuni dell’Umbria e la gente era contenta del servizio.
Il bilancio di questi anni, dopo la creazione del Sii, è fortemente deludente ed è frutto della politica di sinistra che di sinistra ha proprio nulla. Si è creato un carrozzone politico con un socio privato di netta minoranza le cui funzioni vorremmo capire bene perché il costo del servizio è schizzato alle stelle nonostante non ci si trovi in mezzo al Sahara ma in un territorio in cui basta fare un foro a terra per vedere l’acqua zampillare. Allora non possiamo non fare alcune domande cui pretendiamo risposte precise dal sindaco che, quale presidente dell’Ati 4 ha gestito in prima persona in questi anni tutta la politica dell’idrico ma ha anche da segretario e da parlamentare del PD ha assecondato la nascita infausta del Sii, con l’indebolimento dell’Asm sia dal punto di vista funzionale che finanziario.
Il Comune di Terni aveva con l’acquedotto di Pacce risolto i suoi problemi di rifornimento mentre altri Comuni avevano dei veri e propri colabrodo di cui i cittadini di Terni sono stati obbligati a farsi carico.
Oggi il Comune, nonostante sia proprietario direttamente e tramite l’Asm della quota di maggioranza relativa del Sii (che peraltro è in mano pubblica al 75% circa) è sottoposto ad una sorta di patto leonino in cui il privato, con decisioni alquanto singolari, fissate a suo tempo, si aggiudica in automatico tutti gli appalti senza gara per poi subappaltare i lavori a condizioni per sé particolarmente favorevoli, lucrando sulla differenza senza colpo ferire.
A chi giova tutto ciò?
A fronte di oltre 100.000.000 di euro di lavori autoappaltati in questi anni, quanto ha finora investito in questi anni il socio privato di danaro proprio per migliorare il servizio, ridurre le perdite, abbattere i costi, unici presupposti questi che potrebbero giustificare una gestione privatizzata?
Perché se tutto questo castello creato sull’acqua pagata dai ternani dovesse servire solo a mantenere una sorta di sovrastruttura per far conseguire alla città il peggior Guinness dei primati in termini di costo dell’acqua più alto dell’Umbria allora non potremmo che chiedere di ridiscutere l’intero progetto del Sii e il PD che ha creato questo dinosauro dovrebbe spiegare alla gente molti altri perché. Perché ha gestito in questo modo un bene primario come l’acqua, perché ha tradito la mission dichiarata a parole ma misconosciuta nei fatti, perché ha taciuto ma condiviso con il privato un bilancio per i ternani fallimentare in termini di costi e di efficienza, perché l’Asm ha subito ma taciuto in tutti questi anni.
Martedì i diretti interessati verranno auditi dalla III Commissione consiliare in seguito all’atto di indirizzo da me presentato sul tema oggi sempre più scottante”.