Fa discutere l’ordinanza rilasciata ieri dal comune di Terni in cui si aggiornano i parametri per il blocco del traffico ma sopratutto, si istituisce un nuovo divieto, quello dell’utilizzo dei camini domestici, sempre nelle giornate di lunedì e martedì.
Una dura presa di posizione è arrivata anche da parte del Comitato no inceneritori, da anni al centro di battaglie a favore della salute dei cittadini ternani, che ha affidato il suo pensiero al comunicato seguente:
“In una città in cui la centralina posta nella centralissima Via Carrara registra sforamenti incontrollati di Cromo e Nichel; in cui una intera zona della città, quella di Borgo Rivo, è indicata come area di ricaduta delle emissioni dei due inceneritori attualmente in funzione (tre fino al 2007 con quello ASM), le ricette tampone del Comune di Terni vengono ovviamente accolte da una ondata mista di ironia e sdegno.
Non vi è dubbio alcuno infatti che traffico veicolare, troppo, e impianti di riscaldamento a legna producano enormi quantità di particolato e che quindi siano un problema. Ma questo, lo ripetiamo da anni ormai, è raccontare quanto accade in realtà in tutte le città piccole e grandi dell’intero pianeta.”
“La cosa che ci fa indignare è invece come puntualmente venga sottaciuta la particolarità di Terni, e cioè la presenza di grandi fonti inquinanti di origine industriali verso le quali però il trattamento riservato è un altro. Certo, diranno i tecnici, tutti gli impianti industrili della Conca sono in regime di Autorizzazione Integrata Ambientale e dunque, detto in parole povere, sono “autorizzati ad inquinare”. Che cosa è stato fatto però per ridurre cromo e nichel in aria in centro città? Cosa si è fatto per capire in che modo venti anni di incenerimento hanno influito sulla salute l’ambiente delle aree di ricaduta? E gli effetti delle lavorazioni del vecchio polo chimico?”
“Come si pretende di ridurre il traffico veicolare se ventimila cittadini della zona nord sono costretti a passare esclusivamente per la strettoia a veloce circolazione di Ponte Le Cave, in cui è assolutamente impossibile passare in bicicletta? Come si pretende disincentivare l’uso del mezzo privato se diminuiscono le corse del trasporto pubblico, la metro di superficie è in abbandono e non esistono nodi di scambio? Una volta passato l’inverno e cessato l’uso di caminetti, saranno diminuite le PM10, ma saranno come ogni anno rimaste inalterate le altre problematiche. Continueremo ogni anno ad aspettare la primavera?
Come al solito ad essere penalizzati sono i comportamenti individuali. Dobbiamo pretendere una Autorizzazione Integrata Ambientale per i nostri caminetti?”