Terni, veglia di preghiera per Ast, vescovo Vecchi: ”Non decidano solo tecnocrati Ue e lobby”

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vescovo tr Ernesto VecchiIeri sera nel santuario di Sant’Antonio si è tenuta una veglia di preghiera per l’Ast e per la salvaguardia del lavoro. Dall’altare il vescovo Ernesto Vecchi ha sostenuto che “chi ha responsabilità di governo e compiti amministrativi non può lasciare decidere solo ai tecnocrati della Commissione europea o alle potenti lobby internazionali”.

“In questo momento di grande trepidazione per la minaccia della perdita di migliaia di posti di lavoro, nella nostra città, la Chiesa fa proprie le preoccupazioni di tante famiglie e delle istituzioni civili del nostro territorio” ha esordito il vescovo, evidenziando poi il valore tecnologico ed umano che le acciaierie rappresentano per il tessuto economico e sociale italiano. “Le acciaierie di Terni – ha ricordato – sono un fiore all’occhiello della nostra cultura industriale. Sono nate nel 1884, agli albori della civiltà industriale, in una terra abitata da gente di ‘pasta buona’, che porta nel suo Dna la capacità di intraprendere e la voglia di lavorare”. Monsignor Vecchi ha concluso ribadendo la sua convinzione: “L’Italia ha bisogno di un governo stabile per dare sostegno alle aziende e lavoro alle famiglie, soprattutto alle nuove generazioni”.

IL VIDEO:

L’INTERVENTO DI VECCHI:

In questo momento di grande trepidazione per la minaccia della perdita di migliaia di posti di lavoro, nella nostra città, la Chiesa di Terni-Narni-Amelia fa proprie le preoccupazioni di tante famiglie e delle Istituzioni civili del nostro territorio.

La Chiesa si unisce al cammino di ricerca di soluzioni per la tutela del lavoro nel modo che le è proprio. Anzitutto con la preghiera, che sollecita l’intervento provvidenziale di Dio Creatore e Signore dell’universo, ma anche con la sensibilizzazione delle coscienze e il solidale appoggio a quanti hanno il compito di stimolare le governance nazionali, europee, e internazionali, alla ricerca di soluzioni rispettose dei diritti fondamentali dell’uomo.

I testi biblici ci dicono che Gesù è la Sapienza divina incarnata e operante nel contesto di una famiglia umana, che viveva grazie al lavoro di Giuseppe, il falegname (Cf. Mt 13,55), ma era una famiglia tutta intrisa di “profezia”, riguardante il mistero della salvezza integrale dell’uomo (cf Mt 6, 7-45). San Paolo ci ha detto che le dinamiche sociali, da sole, non bastano. Occorre, invece, la volontà di “rivestirsi della carità”, il collante “perfetto” che unisce ogni buon proposito e ogni potenzialità virtuosa tendente al bene comune.

Oggi il quadro dello sviluppo è policentrico. Le cause del sottosviluppo come quelle dello sviluppo sono molteplici, le colpe e i meriti sono differenziati. Per questo è necessario liberarsi dalle ideologie, che semplificano in modo spesso artificioso la realtà. Occorre, invece, mettere in primo piano lo spessore umano dei problemi.

Pertanto, i grandi di questo mondo, prima di lasciarsi condizionare dalle lobby del politicamente corretto, che portano all’esasperazione certi diritti e finiscono col dimenticare i doveri, debbono capire che il primo capitale da salvaguardare è l’uomo, cioè la persona, nella sua integrità fatta a immagine e somiglianza di Dio. L’uomo, infatti, come dice il Concilio Vaticano II è “l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economica e sociale”. Stravolgere l’antropologia umana, dunque, significa porre in fibrillazione tutta la dinamica sociale ed economica.

Dopo il crollo del muro di Berlino e dei sistemi economici e politici connessi ai “blocchi contrapposti”, sarebbe stato necessario un complessivo ripensamento dello sviluppo. Lo propose Giovanni Paolo II, dopo i fatti del 1989. Questo è avvenuto solo in parte e continua ad essere un reale dovere da tradurre in azione politica e sociale. Ignorare – per esempio – che l’uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo dell’educazione, della politica, dell’economia e dell’azione sociale.

Questa crisi, dunque, nasce dall’aver posto in primo piano l’esclusivo obiettivo del profitto fine a se stesso, trascurando la persona e il bene comune. Così si rischia di distruggere ricchezza e creare povertà, come sta avvenendo oggi in Europa. L’economia non è indipendente dalla legge morale, ma purtroppo continua a muoversi secondo logiche estranee al bene comune. A lungo andare questa totale autonomia dell’economia ha portato al disorientamento attuale.

Pertanto, il mondo occidentale ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale e della riscoperta dei valori di fondo su cui costruire un futuro diverso e migliore. “La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole, a trovare nuove forme di impegno. Solo così la crisi può diventare occasione di discernimento e di nuove progettualità”.

Le acciaierie di Terni sono un fiore all’occhiello della nostra cultura industriale. Sono nate nel 1884, agli albori della civiltà industriale, in una terra abitata da gente di “pasta buona”, che porta nel suo DNA la capacità di intraprendere e la voglia di lavorare. Chi ha responsabilità di governo e compiti amministrativi non può lasciare decidere solo ai tecnocrati della Commissione Europea o alle potenti lobby internazionali.

Acciai Speciali Terni, dice chi se ne intende, si qualifica come Gruppo industriale leader per l’impiantistica moderna e per le innovazioni tecnologiche, per il rigoroso controllo della qualità dei propri processi e prodotti, per i risultati della ricerca metallurgica e per l’accurata assistenza tecnica.

I dipendenti dell’A.S.T., con le loro famiglie, ne sono orgogliosi e sperano che le difficoltà in atto vengano presto superate. Il ricordo della visita fatta da Giovanni Paolo II nel 1981, rimane un punto di riferimento fondamentale, che pone il problema della salvaguardia del lavoro nel contesto più ampio di una salvezza integrale dell’uomo. Gesù quando ci ha insegnato a pregare con il “Padre Nostro” ha messo in relazione l’avvento del Regno di Dio con la necessità del pane quotidiano e l’esigenza della riconciliazione con Dio e tra gli uomini.

Dunque, senza Dio non possiamo andare da nessuna parte, perché solo Lui può guarire l’egoismo degli uomini. L’Italia ha bisogno di un governo stabile, per dare sostegno alle aziende e lavoro alle famiglie, soprattutto alle nuove generazioni. I partiti si diano una mossa, seguendo le indicazioni del Presidente della Repubblica. Gli schieramenti, vecchi e nuovi, restituiscano alla politica il suo ruolo di catalizzatore del bene comune. L’avvento sulla Cattedra di Pietro di Papa Francesco è una ulteriore conferma che le cose possono cambiare, purché non ci si dimentichi che non di solo pane vive l’uomo e che Dio ha tanto amato il mondo da sacrificare perfino suo Figlio per la nostra salvezza.

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