Teatro Verdi verso un restauro ”soft”, TernIdeale: ”Una rinuncia”. Pdl: ”Opportunità persa”

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Teatro Verdi TerniIl dibattito sul restauro degli interni del teatro Verdi è ormai agli sgoccioli. Per mesi si era parlato delle possibili soluzioni: tra chi proponeva il rifacimento del teatro per riportarlo all’aspetto antecedente i bombardamenti, così come lo aveva costruito Poletti (con una capacità di circa mille posti), a chi, volando più basso, avanzava l’ipotesi di un consolidamento della struttura per poi riportarla alle condizioni in cui si trovava prima della recente chiusura (con circa 650 posti). Ora l’amministrazione comunale ha scelto la seconda opzione. Una decisione che non piace all’associazione TernIdeale e nemmeno al Pdl di Terni.

TernIdeale. Per TernIdeale, giovane associazione culturale che si è occupata fin da subito del restauro, “Terni rinuncia al suo teatro e a buona parte del suo futuro. Non si ha il coraggio di dirlo a voce alta e a viso aperto, ma questo è. Le rassicurazioni sul ‘cammino da fare insieme’, sull’inizio di un ‘confronto aperto con la città’ a proposito di quale teatro poteva essere migliore per la città di Terni si rivelano oggi prive, purtroppo, di qualsiasi significato. E’ un’altra forte delusione per una gran parte della città, che aveva espresso più di una perplessità sull’ipotesi progettuale della Giunta e che con umiltà e disponibilità si era volontariamente messa a disposizione per approfondire meglio tutti gli aspetti, compreso quello economico, legati al recupero del teatro cittadino”.

La delusione dell’associazione riguarda il fatto che “il prossimo 31 luglio si terrà l’ultima conferenza dei servizi sul recupero del teatro Verdi, parte strutturale. Non solo: è già stato individuato il tecnico comunale che avrà il compito di verificare il progetto definitivo (quello presentato lo scorso 16 maggio in Comune) affinché possa diventare anche esecutivo”. Un progetto che, appunto, restituirà la stessa struttura così come appariva fino a qualche anno fa, con una capienza (tra i 688 posti e i 750), giudicata decisamente insufficiente. Un teatro vero, è la loro posizione, ha almeno mille posti.

TernIdeale in una nota scrive che “tutto ciò avviene e avverrà in sordina e senza che vi sia stato mai un ulteriore momento di incontro-confronto tra l’amministrazione comunale e la città in tema di recupero del Teatro Comunale ‘Giuseppe Verdi’ oltre alla passerella dello scorso 16 maggio, in cui il dibattito pubblico venne relegato agli ultimi 40 minuti di una estenuante giornata. Procedendo di gran carriera su questa strada, Terni avrà, forse, un nuovo cinema, ma con ogni probabilità avrà buttato a monte una quantità ingente di soldi pubblici senza poter accedere a quel riscontro culturale ed economico che la città meriterebbe. Anche se affranti, non lasceremo sola la nostra città”.

Pdl. Il presidente del gruppo consiliare del Pdl, Federico Brizi, esprime analoghe considerazioni. “Il Teatro Verdi – scrive in una nota – racconta la storia di questa città a partire dalla prima metà dell’Ottocento quando fu realizzato. Ha attraversato due guerre mondiali, ferito dalle bombe del II conflitto, la città, pur in un clima di difficoltà, di scarsità di risorse, ha saputo reagire e l’ha ricostruito. Oggi ci troviamo ancora una volta in un momento buio (diverso il contesto, diverse le cause) ora come allora il Teatro sta lì, la facciata restaurata, in piedi come 70 anni fa, ma il resto dell’edificio inutilizzabile”.

“Tra qualche giorno – continua Brizi – una nuova conferenza di servizi per dare inizio ai lavori, lavoretti di sistemazione, adeguamento alle normative oltre a un maquillage estetico. ‘Non ci sono i soldi, meglio questo di niente’ viene detto. Credo invece che si stia perdendo di nuovo una grande opportunità: quella di restituire alla città un grande contenitore culturale dove ospitare iniziative e spettacoli. Credo che sarebbe stato opportuno un progetto di grande respiro: ridare al Teatro il suo aspetto originario o affidare all’estro di qualche grande architetto contemporaneo il compito di ripensare l’edificio, in modo di cercare di consegnare un’opera importante e innovativa in grado di attrarre visitatori da altri luoghi”.

“Non sarà così – prosegue Brizi – pare che il nuovo Verdi molto poco cambierà rispetto all’aspetto e all’assetto attuale con tutti i limiti per organizzare eventi. Ciò su cui riflettere è che si tratta della manifestazione di un atteggiamento cittadino generale stanco, rinunciatario, marginale e subalterno culturalmente alle direttive e indirizzi regionali nell’affrontare le questioni. È ora invece che non solo per il teatro, la città tutta reagisca con lo stesso orgoglio, forza e compattezza con cui nella storia recente ha affrontato e superato tanti ostacoli”.

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